Quando la bellezza ci salverà. E sarà dove nessuno la cercherà.

Suonando i numeri di leggi del mondo tra capelli di tasti bianchi e neri e occhi di lettere e parole

Pagina bianca, vuota. Pagina da riempire con idee. Pensieri che non arrivano. Parole che si cercano sulla tastiera del computer come fossero tasti di un pianoforte. Eterno compagno di sogni. Di emozioni nate solo dopo aver suonato una nota che era lì da sempre, ma che mai si era fatta sentire. Come occhi chiari che si manifestano solo con la luce del sole. Come capelli da seguire con lo sguardo prima di poterli accarezzare. E labbra da baciare prima di mangiare. Come un peperoncino da mordere e che da sapore a tutto ciò che dopo sarà assaggiato. Le lettere così come i tasti del pianoforte sono finiti. E’ la musica, sono le parole che si possono scrivere ad essere infinite. Per questo non scendeva dalla nave Danny Boodman T.D. Lemon Novecento. Perché nelle nostre città non c’è la fine come può esserci su una tastiera. E sarebbe stato inutile visitare luoghi che si sarebbero potuti conoscere dagli sguardi di chi saliva sulla sua nave e ballava, rideva, piangeva al suono della sua musica. Finito e infinito. Due concetti opposti intervallati dal a. Dallo zero. La più grande invenzione dell’uomo, fatta dagli arabi. Nel momento in cui qualcuno ha deciso di non utilizzare solo i numeri per contare pecore, monete, frutti, ma di utilizzare i numeri per pensare, allora è nato lo zero. La più grande e raffinata invenzione dell’uomo grazie alla quale si è potuta avere la nascita dell’analisi matematica, del calcolo infinitesimale per esigenze della fisica e poi per provare a suggerire dove cercare per trovare le leggi del mondo. Perché il mondo è un po’ come un mazzo di carte. Basta fissare delle regole prima, rispettarle e si può giocare a scopa, a briscola, a sette e mezzo o a decine e decine di altri giochi. Basta fissare cinque assiomi, giocare con i numeri e si descrive l’Universo assieme alle sue leggi. Ecco perché l’Italia non funziona. Perché si fanno le leggi, ma non le rispettano e non valgono proprio per tutti tutti e allora meglio mandare a monte la partita, ridare le carte e ricominciare a giocare. E magari nel frattempo mettere un bel disco, di quelli belli di vinile che suonano solo a vederli. O una cassetta “pirata” di quelle che comprava un amico e poi si doppiava in duecento persone e che alla duecentesima copia era più il fruscio della musica. Oppure di quelle compilation inventate e create ascoltando la radio e con il dito pronti a registrare. Tecnologia di vent’anni fa, che però parlava di un mondo nel quale ancora chi sbagliava provava vergogna. La bellezza ci salverà. Non quella delle escort di Silvio o Frisullo. La bellezza di una madre che accompagna il figlio a scuola e che si lega i capelli al semaforo perché prima non c’era tempo. La bellezza di uno studente che corre dalla fidanzata a comprarle il suo dolce preferito mentre lei prepara un altro esame. La bellezza di chi non riesce ad andare a trovare la persona che ama a mani vuote. E cerca nel bar un cioccolatino, una cartolina carina, una foto scattata con il telefonino con la quale poter dire: ti ho pensata in ogni istante prima di vederti.

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