Lecce. Riforma del processo civile. L’Oua ha organizzato uno sciopero da ogni attività giudiziaria dal 16 al 22 marzo
LECCE – Così come in gran parte d’Italia, anche a Lecce l'Ordine degli avocati ha aderito all’astensione dalle udienze civili, penali, amministrative e tributarie e da ogni attività giudiziaria in programma da domani sino al 22 marzo prossimo. L’astensione è stata indetta dall’Organismo unitario dell’avvocatura (Oua) per protestare contro il decreto legislativo n. 28 del 4 marzo 2010, in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali, nell’ambito della contestata riforma del processo civile. La riforma, infatti, entrerà in vigore il 21 marzo con esclusione delle sole controversie in materia di incidenti stradali e di quelle di natura condominiale. A partire dal 21 dunque chiunque voglia intraprendere un’azione davanti ad un giudice per far valere i propri diritti è obbligato ad esperire, in via preliminare, il procedimento di mediazione. L’avvocatura tuttavia, non condivide la norma e il suo organismo unitario ha deliberato l’astensione dalle udienze nel rispetto della normativa di legge in materia di “autoregolamentazione”. Gli avvocati, infatti, avevano chiesto la proroga dell’entrata in vigore del decreto legislativo, ma tale richiesta è stata respinta e la media-conciliazione obbligatoria entrerà in vigore tra pochi giorni. “Si tratta – ha spiegato l’avvocato Giuseppe Bonsegna, membro e delegato per Lecce dell’Oua –, di una riforma che colpisce e lede i diritti del cittadino, che vedrà anche aumentare i costi della giustizia. Basti pensare che chiunque, con un corso di sole 50 ore, può diventare conciliatore, mentre non è prevista la presenza obbligatoria di un avvocato. Non c’è, inoltre, obbligo di competenza, per cui la domanda di conciliazione (che in caso di omessa conciliazione si trasforma automaticamente in domanda giudiziaria) può essere esercitata in qualsiasi città”. Notevole sarà l’impatto anche sul distretto di Lecce, in cui si prevede una domanda di almeno 10mila conciliazioni l’anno.
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