Piano erosione coste: adottate le linee guida

Si tratta di interventi tesi a mitigare le situazioni di maggiore criticità delle coste basse della Puglia di competenza dell’Autorità di Bacino

Per garantire una gestione integrata della costa ai diversi livelli territoriali, tutti gli interventi di natura pubblica o privata di mitigazione del rischio di erosione e dissesto per le coste basse pugliesi di competenza dell’Autorità di Bacino, dovranno risultare coerenti con le linee guida e con quanto contenuto nello studio (in particolare la Relazione generale e gli allegati 3.1 su 'Individuazione di strutture di mitigazione del rischio' e 3.2 su 'Strutture convenzionali e non per la difesa') redatto dal Politecnico di Bari per conto dell’AdB Puglia. Alle linee guida sarà attribuita efficacia prescrittiva e vincolante in relazione a qualsiasi atto, provvedimento, autorizzazione o concessione, parere o a osta, ammissione a finanziamento di provenienza regionale, statale e comunitaria, di competenza delle strutture interessate appartenenti agli Assessorati regionali alle Opere Pubbliche e Protezione Civile,alla Qualità dell’Ambiente, alla Qualità del Territorio e al Bilancio e Programmazione. Dall’istruttoria tecnica effettuata dalla Segreteria Tecnica Operativa dell’Autorità di Bacino della Puglia, sono emersi i seguenti dati: – la Puglia rappresenta la regione dell’Italia continentale con uno sviluppo della propria costa più esteso in lunghezza: dalla foce del Torrente Saccione sul Mare Adriatico allo sbocco del Fiume Bradano sul Mar Ionio, il perimetro costiero pugliese si sviluppa per circa 995 Km – la linea di costa è costituita per il 29% da spiagge sabbiose, per il 31% da coste rocciose basse, per il 22% da alte falesie, e per il 9% da tratti antropizzati – la fascia costiera pugliese è ripartita fra 68 territori comunali, di cui 15 nella provincia di Foggia, 4 nella provincia Bat, 6 in quella di Bari, 6 in quella di Brindisi, 26 in quella di Lecce e 11 in quella di Taranto – molti tratti degli arenili pugliesi mostrano in generale un trend evolutivo in fase di arretramento, essenzialmente a causa del diminuito apporto solido dall’entroterra: la costruzione, negli ultimi anni, di numerose opere di sbarramento e di regimazione idraulica lungo i principali corsi d’acqua, l’intensa estrazione di inerti lungo gli alvei e dal litorale, nonché l’intensa urbanizzazione della fascia costiera hanno limitato, fino quasi ad anarlo, il ripascimento naturale dei litorali sabbiosi – seppure a grandi linee appaia in prevalenza rettilinea, nella realtà la costa della Puglia è caratterizzata da aspetti morfologici e ambientali assai differenti da luogo a luogo. In tale contesto, tuttavia, non è possibile prescindere dalle pressioni antropiche e dalle rilevanti trasformazioni di urbanizzazione e infrastrutturazione che si sono prodotte con andamento esponenziale negli ultimi decenni e che hanno determinato un profonda alterazione degli originari caratteri ambientali e fisiografici del paesaggio costiero pugliese In esecuzione di una Convenzione sottoscritta tra la Regione Puglia e l’AdB, finalizzata ad affidare a quest’ultima lo studio di fattibilità per l’integrazione degli studi propedeutici alla predisposizione del Piano stralcio della dinamica delle coste, sono state avviate diverse attività di studio e ricerca. Tra queste, in particolare, è stato affidato al Dipartimento di Ingegneria delle Acque e di Chimica (Diac), Laboratorio di Ricerca e Sperimentazione per la Difesa delle Coste (Lic) del Politecnico di Bari, il compito di redigere gli “Studi propedeutici per la predisposizione del Piano stralcio della dinamica delle coste” (pubblicati, a breve, sul sito della Regione). Il dato delle linee guida è la classificazione delle tipologie di costa pugliese. Il territorio è stato studiato a parte per la presenza contemporanea di di due caratteristiche: coste rocciose interessate da fenomeni di erosione e/o crollo e la presenza di cavità sia di origine naturale che attribuibili all’attività dell’uomo: Nardò, Alliste, Patù e Maruggio. Altre zone a rischio sono nei Comuni di Castrignano del Capo, Gagliano del Capo, Tricase, Diso, Andrano, La mappatura delle emergenze Erosione delle coste: cementificazione e abusivismo a picco sul mare. Si tratta di un allarme perenne, ma anche un evento naturale dipendente da agenti. Con la sua azione, l'uomo ne ha accelerato il corso. Per una ricognizione della situazione, è stato presentato a Bari, a dicembre, dall’assessore alle Opere pubbliche e Protezione civile, Fabiano Amati e dal Segretario generale e tecnici dell’Autorità di Bacino della Puglia, lo studio per la definizione e perimetrazione delle aree a pericolosità geomorfologia in ambito costiero. Alla presentazione hanno partecipato gli assessori regionali al Bilancio e all’Ambiente, Michele Pelillo e Lorenzo Nicastro, oltre a rappresentanti delle sei province pugliesi e dei 55 comuni interessati. La finalità dell’“Atto di indirizzo” presentato è quella di indicare una procedura operativa per individuare la pericolosità geomorfologica dei siti costieri del territorio di competenza dell'Autorità di Bacino della Puglia, in modo da rendere evidenti le metodologie con le quali l’AdB procede agli studi volti alla definizione delle pericolosità geomorfologiche costiere. Tali procedure si basano su analisi analitiche di grande dettaglio, sulla base di nuovi dati conoscitivi quali modelli altimetrici del terreno, ricognizioni prospettiche di tutta la costa pugliese, dati geologici aggiornati ed uniformi, e approfondimenti locali derivanti da sopralluoghi. In tal modo, sono rese del tutto trasparenti le modalità di studio e le procedure di concertazione tra la stessa Autorità e i diversi soggetti pubblici e privati all'atto dell'applicazione degli artt. 24 e 25 delle norme tecniche di attuazione del Pai vigente. L’atto di indirizzo predisposto si applica in particolare alle casistiche delle coste classificate come “non erodibili”, oppure “erodibili” e ai sistemi dunari costieri. A seguito dell’applicazione delle metodologie predisposte, si perverrà, in tempi ragionevolmente brevi, ad una completa e puntuale definizione delle pericolosità costiere dei diversi comuni del territorio pugliese, propedeutica alle necessarie azioni di tutela della pubblica incolumità, fruizione compatibile dei litorali e programmazione degli interventi di riqualificazione e valorizzazione integrata delle aree costiere pugliesi. “Lo studio – ha detto Amati – ci permette di conoscere per ogni unità fisiografica qual è la situazione attuale e quali sono gli interventi necessari da compiere. Questo ci permetterà di attivare una programmazione finanziaria precisa diretta a specifiche opere di messa in sicurezza, il tutto naturalmente in collaborazione con le province, i comuni e i privati, che avranno così la possibilità di eseguire interventi utili e mirati. Il prossimo passo sarà quello di portare in Giunta regionale le linee guida degli interventi utili a cui daremo efficacia e cogenza. Lo studio rappresenta un’occasione per trasformare gli argomenti del dissesto idrogeologico e dell’erosione delle coste in priorità delle priorità a cui dedicarsi fin da ora e non solo in prossimità della stagione estiva. Non intendiamo infatti fare spot elettorali – ha concluso – ma agire nei tempi e nelle modalità corretti allo scopo di eseguire interventi realmente utili e risolutivi”. 22 ottobre 2010 – Erosione delle coste: cementificazione e abusivismo a picco sul mare Nella giornata di ieri, Paolo Rinaldi, ricercatore 29enne di Taranto è rimasto vittima dell'incidente verificatosi nel tratto di spiaggia tra Apani e Torre Guaceto, a nord di Brindisi. Mentre era intento a misurare i livelli di erosione costiera, è stato travolto da un grosso blocco di terra compatta che gli è caduto addosso e gli ha provocato lo schiacciamento del torace. Il tragico evento ha riportato sotto i riflettori della cronaca, un problema che lo stesso Rinaldi stava analizzando: l'erosione della costa che divora il litorale e intere distese di sabbia. Ampi tratti di costa, infatti, sono soggetti agli stravolgimenti dell'azione di agenti naturali come l'acqua e il vento che “scavano” profondamente il paesaggio: le mareggiate hanno, per esempio, modificato i profili delle marine di Lecce, di Otranto, di Frassanito, delle Cesine, di Gallipoli, Porto Cesareo, Spiaggiabella. Gli imprenditori balneari hanno dovuto fare i conti con la preoccupazione di salvare la stagione turistica e hanno chiesto l'intervento congiunto delle Istituzioni. Che si sono riunite e hanno discusso per mesi di possibili soluzioni, come il ripascimento degli arenili della provincia di Lecce. Si è infatti registrata la scomparsa di migliaia di metri cubi di sabbia, unita al crollo di tratti costieri rocciosi e smottamenti del terreno in prossimità di centri abitati. Ne è scaturita, un anno fa, la cosiddetta “guerra della sabbia”, scoppiata tra la Provincia di Brindisi e quella Lecce per il ripascimento della spiaggia di San Cataldo con sabbia brindisina e risolta alla fine con un provvedimento del Consiglio di Stato che dava ragione a Lecce. L'erosione, non bisogna dimenticarlo, è un evento naturale, ma è l'azione dell'uomo che accelera questi fenomeni, con gravi danni al paesaggio: cementificazione e abusivismo a picco sul mare. Strade, villette e stabilimenti balneari hanno offerto possibilità di crescita economica con un forte richiamo turistico e prospettiva di sviluppo con conseguenti concessioni edilizie per la realizzazione di alberghi, residences e villaggi a ridosso dei confini fra terra e mare dove piccole insenature sono diventate “porticcioli turistici”. Ciò implica che è necessario mettere in campo risorse e interventi, ma occorre anche cambiare l’approccio culturale all’ambiente costiero. 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