L’episodio è solo l’ultimo in ordine di tempo nel penitenziario tarantino
Di Andrea Gabellone Ancora una volta, la notizia arriva da un carcere pugliese. Questa volta si tratta del penitenziario di Taranto dove, il 10 di gennaio, un detenuto ha aggredito un agente di Polizia Penitenziaria procurandogli 15 giorni di prognosi. Questo, però, è solo l'ultimo degli accaduti preoccupanti nella casa circondariale tarantina. Infatti, oltre al già discusso e ormai diffuso problema del sovraffollamento (600 detenuti per 270 posti disponibili), nel luglio scorso, dopo vane denunce per la fatiscenza dell'impianto da parte degli operatori, si è registrato il crollo di un cornicione lungo 10 metri e, solo per pura casualità, non ci sono state conseguenze. Per proseguire nell'increscioso elenco, il Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) fa sapere che sarebbero necessari altri 100 agenti nella struttura per poter sopperire alle emergenze create dalla cattiva gestione dell'Amministrazione penitenziaria. La massiccia presenza di detenuti affetti da problemi psichiatrici, da HIV o da epatite si scontra, come se non bastasse, con l'inadeguata assistenza sanitaria provocando disagi e pericoli per la salute di agenti e detenuti. Ancora una volta, come dicevamo, ci troviamo a denunciare gravi problemi che esistono da molto, troppo tempo e ai quali lo Stato non sembra volersi interessare. Bisognerà, come spesso accade, aspettare la tragedia per porvi rimedio?
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