22 voti a favore per rimediare al disavanzo amministrativo. 10 i contrari. Critiche dall'opposizione: “Lecce non è Las Vegas”
Con 22 voti a favore e 10 contrari, il Consiglio comunale leccese ha approvato il Piano triennale (2010 -2012) delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari. La cessione di beni immobili e terreni di proprietà del Comune capoluogo si è resa necessaria al fine di rimediare al disavanzo amministrativo. La frutterà complessivi 90 milioni di euro. In Aula è stato votato un maxi emendamento proposto dal consigliere Fausto Giancane, presidente della Commissione Urbanistica, rivisto e corretto per garantirne la condivisibilità almeno nella maggiornaza. Le modifiche Estrapolati dalla lista dei fabbricati il Circolo tennis, la scuola elementare Cesare Battisti, il negozio di Abbruzzese (venduto all’asta) e l’Itaparica sulla strada che conduce a San Cataldo. Rimane in elenco la scuola di piazza Partigiani (edificabile per 15mila metri cubi e concessa solo dopo la realizzazione di un'altra scuola nelle immediate vicinanze e, ancora, che la vendita sia condizionata alla cessione al Comune, da parte dell’acquirente, di cento posti auto). Estrapolati dalla lista dei terreni la caserma Pico di via IV Novembre e via Varese. Zona Stadio: il valore dell'area passa da 10 milioni e 800mila euro a 18 milioni e 900mila euro (70 euro a metro cubo). Articolo correlato I conti in rosso del Comune di Lecce (4 ottobre 2010) Le reazioni Carlo Salvemini, ex consigliere comunale del Pd, commenta il Piano ancor prima della votazione in aula. Il suo, precisa, è un giudizio politico, indipendentemente “da come andrà a finire”. Scrivo queste righe ancor prima di conoscere l'esito in Consiglio. Quale volontà si afferma infatti in quella delibera? “Quella – dice Salvemini – di mettere sul mercato, senza una riflessione pubblica, una discussione aperta, un confronto meditato beni di proprietà comunale in variante allo strumento urbanistico provocando nei fatti una rideterminazione del rapporto fra spazi pubblici e privati. Il tutto allo scopo di tentare di porre rimedio alla situazione di predissesto del Comune di Lecce. Perfettamente legittimo, sia chiaro. Ma non per questo polticamente assennato. Poniamo il caso che alla fine si proceda alla vendita mediante asta pubblica attraverso un unico lotto funzionale, ossia individuando sul mercato il privato interessato ad acquistare l'intero pacchetto di beni immobili offerti dall'amministrazione Perrone. L'esito sarebbe quello per ora messo solo su carta: un continuum di strutture commerciali quasi che Lecce fosse Las Vegas. Questo è il modello sotteso a quella sciagurata delibera: tra l'altro con un Prg scaduto da tempo e un Pug ancora in embrione. Non importa sapere, al momento, se e come questo stravolgimento urbano potrà conoscere ostacoli nei pareri della Regione Puglia. Quello che interessa è fare capire a tutti i cittadini leccesi come l'amministrazione ha inteso risolvere i suoi guai finanziari: svendendo ulteriormente l'idea di città come spazio pubblico”. Critica anche la posizione di Francesca Mariano, consigliera per Io Sud. “Questa amministrazione ha veramente toccato il fondo. Non solo si svendono i gioielli di famiglia, ma in un colpo solo si mutano le destinazioni urbanistiche. Ben ventinove immobili, infatti, cambiano destinazione d’uso, otto dei quali acquistano la destinazione direzionale – commerciale. Io non voglio credere alle voci che si ascoltano per le vie della città e cioè, che il vero intento sia portare il Comune al dissesto per il cinico obiettivo di svenderne il patrimonio e creare bocconi ghiotti ai comitati d’affari. La mia esperienza politica in città è ormai alla terza Consiliatura e mi viene spontaneo quindi operare dei paragoni con le due passate amministrazioni: in nove anni il Sindaco Poli Bortone ha profuso tutto il suo impegno lavorando diciotto ore al giorno per valorizzare e rendere fruibile il patrimonio di questa città. Invito per tanto tutti gli amministratori di maggioranza a valutare bene il percorso di questi tre anni e mezzo di Consiliatura che a hanno prodotto se non operazioni a perdere come questa”.
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