Sono ritenuti responsabili della morte di Oronzo Centonze, di 57 anni, avvenuta il 16 agosto del 2009 presso il nosocomio leccese
Il gup del tribunale del capoluogo salentino, Alcide Maritati, ha rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo tre medici dell’ospedale “Vito Fazzi”, ritenuti responsabili della morte di Oronzo Centonze, di 57 anni, avvenuta il 16 agosto del 2009 presso il nosocomio leccese. Si tratta di Tommaso Polito, Pierluigi Chiriacò e Daniela Giannetta. A dare avvio alle indagini, subito dopo la morte, fu l’esposto presentato dai legali della famiglia della vittima, gli avvocati Elvira Belmonte e Mariangela Calò. Nella denuncia presentata in Procura la moglie e le figlie di Centonze accusarono i medici di aver valutato in maniera errata il grave quadro clinico del 57enne originario di Frigole. La sera del 14 agosto l’uomo, dopo aver accusato forti dolori addominali, si recò presso la guardia medica, che dopo avergli diagnosticato un blocco intestinale, dispose l’immediato trasferimento al pronto soccorso del “Vito Fazzi”. Nonostante i dolori e le gravi condizioni del paziente, a Centonze sarebbe stato assegnato un codice verde e solo dopo diverse ore d’attesa sarebbe stato sottoposto a una radiografia, che avrebbe confermato la diagnosi del blocco intestinale. Un problema che a detta dei medici avrebbe dovuto risolversi in un paio di giorni con dei clisteri. Le condizioni della vittima avrebbero però continuato ad aggravarsi tanto da spingere i familiari a trasferire l’uomo presso l’ospedale di Campi Salentina. Qui i medici avrebbero confermato la diagnosi dei colleghi, sollecitando però il consulto di un chirurgo per un eventuale intervento d’urgenza, da eseguire presso il “Vito Fazzi” di Lecce. Centonze fu dunque ricondotto presso il nosocomio salentino. Qui, secondo l’ipotesi accusatoria, dopo una lunga attesa in una stanza del pronto soccorso con altri pazienti, le condizioni dell’uomo si sarebbero talmente aggravate da causarne il decesso. Il processo si aprirà il prossimo 25 gennaio davanti alla prima sezione del Tribunale monocratico di Lecce.
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