Il cinema? Meglio se glocal

Per Contessa, produttore brindisino, è preoccupante la globalizzazione cinematografica che sacrifica le tipicità alla massificazione

Con una lettera indirizzata al Direttore Maria Luisa Mastrogiovanni Alessandro Contessa, produttore del film “Focaccia Blues” di Nico Cirasola ha voluto manifestare quella che definisce una “questione urgente” in merito a “una preoccupante forma di globalizzazione cinematografica”. “Una globalizzazione – scrive Contessa – che non è esportazione di differenze, ma un sottolineare le tipicità sacrificandole alla massificazione. Un tema che considero importante, motivo per cui ho creduto nel progetto 'Focaccia Blues', ovvero la vittoria del mondo piccolo e “glocale” che si oppone a un certo tipo di globalizzazione. Non ho visto 'Benvenuti al Sud' come un remake, ma come un vero e proprio format, non molto diverso da quelli televisivi. Dopo la versione italiana di 'Bienvenue chez les Ch'tis', meglio conosciuto in Italia come 'Giù al Nord', corriamo il rischio che da ogni parte d’Europa arrivi il suo 'Benvenuti al Sud', con caratteristiche già sperimentate. Ognuno vorrà cucirsi addosso il film, in relazione all'attore e alle situazioni drammatiche a lui più vicine e già conosciute, sfruttando sceneggiature già collaudate e vincenti. Credo, invece, che un'operazione di questo tipo dovrebbe fare proprio l’opposto, costringendo lo spettatore a riconoscere le tipicità del Paese descritto, non rivolgendosi quindi a un pubblico che ha creato, ma piuttosto a un pubblico che vuole conoscere. Non dimentichiamo che la creatività italiana ha dato, dà e può ancora dar vita a tante nuove storie diverse e 'prototipo', garantendo contemporaneamente di salvaguardare l'originalità di film che, provenendo da altri Paesi, permetteranno al pubblico di conoscere situazioni e culture a lui sconosciute”.

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