Lo dice il Forum Ambiente e Salute che, in un comunicato, facendo riferimento alla campagna pubblicitaria del Comune di Lecce, condanna il sistema delle biomasse industriali, ma definisce urgente e necessario anche uno stop al fotovoltaico
Il Forum Ambiente e Salute, rete civica di comitati e associazioni a difesa del territorio e della salute, ritiene doveroso intervenire nella polemica che si sta costruendo sulla comparsa di mega manifesti nella Città di Lecce con lo slogan “Non Biomassacriamo l'Aria!” a firma della Città di Lecce.

“Non mettiamo in dubbio che possano esserci sottese dall'una e dall'altra parte, della contesa – dice il Forum – intenti strumentalizzanti di tipo elettorale e partitico e interessi imprenditoriali. Ciò nonostante, riteniamo doveroso sottolineare tutta la correttezza e validità etica del messaggio propagandato. Le biomasse in teoria non sono classificabili con la categorizzazione di giusto, o sbagliato, di bene o di male; lo stesso legno bruciato nei nostri camini domestici è una biomassa, in teoria. Ma le biomasse di cui si parla, e si deve parlare oggi nel Salento, quelle a cui si riferisce il manifesto, sono quelle della volgare speculazione della Green Economy industriale che stiamo subendo, e che devono essere in blocco condannate. Oltre 40 mega centrali a biomasse da 1MW e più sono in progetto nel solo Salento. Tra le biomasse impiegate per produrre energia elettrica in queste centrali ci sono le biomasse legnose, e non certo delle semplici ramaglie agricole, ma persino di alberi di boschi dell'Appennino – e non solo – che saranno bruciati nelle nostre centrali a biomasse, insieme agli sfalci di potatura di uliveti e vigneti. E lo sanno già i poveri abitanti di Calimera di Lecce, dove da alcuni giorni sono state accese, per i collaudi, le fornaci di una terribile centrale a biomasse legnose da 1MW, che cambierà per sempre la qualità dell'aria che entrerà nei polmoni di quei bambini che, solo pochi mesi fa, le madri di Calimera hanno portato in processione per chiedere ad una politica sorda e collusa di fermare la nascita dell'inquinante impianto! Pare, ahinoi, la dittatura della Green Economy. Le ramaglie, i professori universitari e gli agronomi che sponsorizzano le biomasse, tout court, dovrebbero limitarsi ad illustrarle come giusto che sia dal punto di vista teorico, ma dovrebbero anche al contempo, con onestà intellettuale, sottolineare un punto di estrema importanza che si sta, invece, artatamente nascondendo: le ramaglia, gli sfalci di potatura, i residui di lavorazioni agricole, e zootecniche, ecc., dovrebbero essere utilizzate in primis per la produzione di compost, fertilizzante-ammendante per l'agricoltura. L'asporto degli scarti vegetali ed animali dai terreni comporta il loro impoverimento in humus e questo introduce un circolo vizioso insalubre che costringe l'agricoltore ad acquistare fertilizzanti chimici per ridare carica nutritiva ai terreni impoveriti! La stessa logica dovrebbe giustificare delibere da parte dei comuni, delle Province di Lecce, Brindisi e Taranto e della Regione Puglia volte al divieto di accensione dei fuochi di ramaglie nei campi, obbligando al compostaggio delle medesime biomasse mediante triturazione e spandimento sui campi dei residui organici originatesi in loco. Così come per le biomasse legnose si stanno celando, con arte, i danni e i crimini compiuti nelle filiere di produzione degli oli vegetali biocarburanti per la produzione sempre di energia elettrica, gli stessi destinati ad alimentare le tante centrali a biomasse liquide in progetto nel Salento, e che stanno causando giustificate mobilitazioni permanenti dei cittadini, come a Cavallino di Lecce e a Casarano. Tra le tante conseguenze negative sottaciute: le emissione nocive delle combustioni di biomasse solide e liquide tra cui ossidi di azoto, responsabili delle piogge acide, a danno dei suoli, della vegetazione e dei monumenti architettonici, terribili oncogeni come le diossine e le nano e micro polveri, ossidi di zolfo, ecc; i danni ai terreni destinati a produzioni industriali di biocarburanti e sottratti all'alimentazione umana; distruzioni delle foreste tropicali per lasciare spazio alle colture bioenergetiche; ulteriore schiavizzazione e neocolonizzazione delle già deboli economie del Terzo Mondo; inquinanti trasporti trans-oceanici degli oli materia prima delle centrali; ricorso a piante geneticamente modificate ben rispondenti alle logiche industriali, ma non a quelle della natura; stravolgimenti delle tradizionali agricolture consolidatesi nei secoli e in perfetto equilibrio con i locali ecosistemi; uso eccessivo di pesticidi erbicidi e fertilizzanti chimici senza quei limiti previsti dai protocolli per le produzioni alimentari; negazione delle colture e delle filosofie agricole del biologico, ecc. Se poi si aggiunge che la Puglia già produce ben oltre il proprio fabbisogno energetico energia da ogni fonte tanto da esportarla, non si comprende perché biomassacrare la nostra aria. È ormai di totale dominio pubblico quanto sia fuori da ogni pianificazione energetica l'affaire biomasse in Puglia, rispondente solo a logiche speculative e di neocolonizzazione. Le stesse logiche speculative e menzognere che stanno connotando quanto sta avvenendo con l'assalto fotovoltaico e mega-eolico industriale dei nostri campi, che sta fotovolto-massacrando il territorio, uccidendo paesaggio e biodiversità, nonché agricoltura, economia turistica e la qualità della nostra vita, inquinando persino le nostre vitali falde potabili con diserbanti e solventi. Da qui l'appello al Comune di Lecce: un bene condannare pubblicamente, come si sta facendo, questo sistema corrotto delle biomasse industriali, ma la serietà amministrativa impone anche lo stop urgente ed immediato della foga fotovolto-massacrante e speculativa che si è impossessata dei medesimi amministratori che, almeno sul piano delle biomasse, stanno dimostrando la dovuta saggezza”.
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