D'Ambrosio, arcivescovo di Lecce, celebra il sacerdozio di Don Cesare Lodeserto

La cerimonia si svolgerà a Chisinau in Moldavia, il 18 settembre. Lodeserto è noto, come imputato, per una serie di inchieste giudiziarie e processi

Sarà l’arcivescovo di Lecce, monsignor Domenico Umberto D'Ambrosio, a celebrare, il prossimo 18 settembre, il venticinquesimo anniversario di sacerdozio di don Cesare Lodeserto, così come annunciato nei giorni scorsi in una lettera al Clero della diocesi salentina. La cerimonia, però, non si svolgerà a Lecce, ma a Chisinau in Moldavia, dove dal dicembre del 2007 l'ex arcivescovo (ora emerito) di Lecce monsignor Ruppi ha inviato don Cesare in missione “fidei donum”. A tal proposito monsignor D’ambrosio ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione. Già direttore, fino al marzo del 2005 (data del suo arresto), del Cpt (Centro di permanenza temporanea) “Regina Pacis” di San Foca, la controversa figura del sacerdote, fino al 2000 segretario particolare dell’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, ex presidente della Conferenza Episcopale pugliese, è nota alle cronache per una serie di inchieste giudiziarie e processi in cui don Cesare è o è stato imputato. Nel dicembre del 2004 a Lecce si apre il primo processo a carico di Cesare Lodeserto. Il sacerdote è accusato con sei suoi collaboratori, undici carabinieri e due medici di servizio, di violenze nei confronti di diciasette ragazzi di origine maghrebina, avvenute in seguito a un tentativo di fuga. I fatti si riferiscono alla notte del 21 novembre 2002, in cui un gruppo di immigrati, trattenuti in attesa di espulsione nel Regina Pacis, tentarono la fuga saltando da una finestra sita al primo piano dell'edificio. Nel febbraio scorso la Corte d’Appello ha condannato, in merito a questi episodi, don Cesare a un anno di reclusione. Nel marzo del 2005, Cesare Lodeserto viene arrestato a Mantova (dove esiste un altro centro gemello del Regina Pacis), su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Lecce, Carolina Elia, e condotto, con l’accusa di violenza privata e sequestro di persona, nella casa circondariale di Verona. Il sacerdote trascorre due settimane nel carcere veneto: prima ottiene i domiciliari, da scontare presso una comunità religiosa di Noci, alle porte di Bari, e poi la libertà nel giugno successivo. Il processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato, davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Lecce, Nicola Lariccia, si conclude il 26 settembre 2007 con una nuova condanna a 5 anni e 4 mesi e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Pesanti le accuse nei confronti del religioso: calunnia (nei confronti di un ufficiale dell’Arma), violenza, minacce e sequestro di persona nei confronti di alcune donne rumene e moldave, già ospiti del Centro. Il processo di Appello, è attualmente in corso. Nel luglio 2009, infine, l’ex direttore del Regina Pacis è stato condannato dalla Corte dei Conti a rimborsare allo Stato la somma di 133.651 euro per “maggiori prestazioni a favore degli immigrati rispetto a quelle effettivamente rese”. Per i giudici avrebbe gonfiato il numero delle presenze dei clandestini. Attualmente Cesare Lodeserto vive in Moldavia, dove gestisce altri centri della fondazione Regina Pacis, tra cui quello di Chisinau. Quella di celebrare i 25 anni del sacerdozio in Moldavia è l’ultima controversa scelta di don Cesare. Del resto, dal dicembre del 2007 l’ex direttore del Cpt non è più tornato nel Salento. Una sorta di fuga dalle polemiche e dai guai giudiziari. Il suo saluto alla città, era il 7 dicembre di quasi tre anni fa, fu macchiato da un blitz in chiesa di un gruppo di anarco-insurrezionalisti, che già in passato avevano preso di mira don Cesare e la sua famiglia, non solo con le minacce ma anche scagliando una molotov contro la sua abitazione.

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