In una nota i penalisti leccesi denunciano le gravi condizioni all'interno dell'istituto di pena e proclamano lo stato di agitazione
Emerge in maniera sempre più evidente il profondo malessere che attraversa le carceri pugliesi e in particolare quello di Borgo San Nicola, alla periferia del capoluogo salentino. Dopo l’inchiesta avviata dalla Procura di Lecce sulla base degli esposti presentati dagli stessi detenuti sulle presunte carenze e i ritardi dei servizi di assistenza sanitaria, anche il mondo forense torna a interessarsi in prima persona delle problematiche dei detenuti del carcere leccese. In una seduta straordinaria tenutasi ieri pomeriggio, la giunta della Camera penale, presieduta dall’avvocato Ubaldo Macrì, ha approvato all’unanimità un documento in cui si rileva come già in passato l’associazione dei penalisti abbia “denunciato la quotidiana sofferenza nella quale vivono quanti si trovano ristretti nel carcere leccese a causa delle anguste dimensioni degli ambienti detentivi e del numero di detenuti assolutamente sproporzionato rispetto alla capienza massima della struttura”. La giunta ricorda poi come all’interno della casa circondariale si viva una “situazione assolutamente insopportabile e disumana”. Inoltre, già prima della cosiddetta sospensione feriale delle attività giudiziarie, la Camera penale ha sporto denuncia alla Procura della Repubblica di Lecce, evidenziando lo stato di assoluta inadeguatezza degli ambienti della struttura dell’istituto penitenziario di Lecce a causa del sovraffollamento ormai cronico. “Un problema – si legge nel documento –, che deve essere affrontato in tutte le sedi istituzionalmente competenti al fine di individuare cause ed eventuali responsabilità e, soprattutto, soluzioni e rimedi efficaci”. Pertanto, la Camera penale ha deliberato di “proclamare lo stato di agitazione dei penalisti leccesi e di seguire costantemente lo stato della questione e gli sviluppi delle relative indagini penali”. Nella prossima assemblea, inoltre, sarà proposta una giornata di astensione delle attività d’udienza quale concreto segno di piena solidarietà ai detenuti e agli agenti di polizia penitenziaria”.
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