Sanità: chiesto tavolo di confronto

Piano di rientro spesa: a fine agosto un incontro tra Regione, Upi e Anci Puglia

A partire dal 23 agosto sarà attivo un tavolo di confronto fra Regione, Upi e Anci Puglia per una condivisione dei contenuti del Piano di rientro sulla sanità finalizzato ad un confronto dettagliato sugli interventi programmati per ogni singola area territoriale e provinciale. E’ quanto è stato concordato al termine dell’incontro odierno fra il Presidente della Regione, Nichi Vendola, l’Assessore alla Sanità, Tommaso Fiore, il Presidente dell’Upi Puglia, Francesco Schittulli, Davide Bellomo, rappresentante dell’ Upi per i rapporti con la Regione e gli Enti Locali e una delegazione dell’Anci Puglia, composta dal Presidente, Luigi Perrone, dai vice, Maria Cristina Rizzo e Francesco Spina e dal segretario Domenico Sgobba. L’incontro era stato ufficialmente richiesto dalle suddette associazioni degli Enti Locali per una concertazione e condivisione del piano stesso. Il Presidente Vendola e l’Assessore Fiore hanno illustrato la situazione relativa alle trattative in corso con il Governo nazionale per la presentazione del piano di rientro sottolineando la necessità di una riorganizzazione ed un risanamento del sistema sanitario pugliese. Il Presidente dell’Anci Puglia, Perrone, ha riportato le richieste emerse nella recente riunione con i Comuni interessati al piano vale a dire “una verifica sul merito e metodo adottati per la stesura e una concertazione istituzionale per aree territoriali sulle scelte di Piano; una conoscenza puntuale degli interventi programmati per ogni singola struttura ospedaliera e certezza dei tempi, dei processi e della relativa dotazione finanziaria degli interventi di riconversione. Infine, la verifica di eventuali soluzioni alternative ai tagli dei posti letto, alle chiusure dei reparti e alle riconversioni”. Il Presidente dell’Upi Puglia, Schittulli, ha invece sottolineato la “necessità di abbassare i toni e le strumentalizzazioni mediatiche partendo da una consapevolezza delle proprie responsabilità istituzionali, Regione Puglia compresa, senza che siano migliorati i servizi sanitari. E’ necessario, piuttosto, salvaguardare gli interessi esclusivi della gente della nostra regione. Occorre – ha continuato – una depoliticizzazione e deburocratizzazione del sistema sanitario ed un maggiore impegno per la tutela delle fasce più deboli della società. In questi anni è mancata una concertazione ed un continuo e reale confronto fra la Regione e gli Enti locali che sono di fatto le istituzioni più vicine ai territori e più in grado di poter interpretare le esigenze dei cittadini”. Il Presidente Vendola e l’Assessore Fiore, accogliendo le richieste di Anci e Upi, si sono resi disponibili ad attivare un tavolo di confronto per singole aree territoriali sul piano di rientro che coinvolgerà Comuni e Province interessate alla riorganizzazione. 30 luglio 2010 – Sanità in Puglia, rientro spese: Tremonti non firma Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non ha firmato il Piano di rientro sanitario pugliese perche' vuole approfondire alcuni dati tecnici. Rinviata dunque la sottoscrizione dell’accordo da 450 milioni sul disavanzo della sanità. Il punto della questione pare essere il non ritiro da parte della Regione della legge omnibus salva precari 4/2010 relativa alle internalizzazioni Asl così come richiesto dal Governo centrale. Per Tremonti il disavanzo della Puglia non consente di poter stabilizzare gli ottomila lavoratori (che svolgono mansioni di portinariato, usilariato e pulizie). Questa mattina, in ragione dello strappo, i dipendenti di cooperative e imprese che gestiscono i servizi in appalto per conto della Sanità pubblica, hanno protestato sotto le Prefetture. Tremonti ha comunicato la sua intenzione di presentare al Consiglio dei Ministri un decreto legge per il rinvio della data ultima per la firma del documento. 22 luglio 2010 – Sanità: il Piano di Rientro della Spesa arriva oggi a Roma Oggi, il Piano Sanitario di Rientro Spesa da 450 milioni di euro della Regione Puglia sarà ridiscusso a Roma con i tecnici del governo, presso il Ministero dell'Economia. Ma pochi giorni fa, il provvedimento è passato al vaglio della Commissione regionale, convocata su sollecitazioni del centrodestra. L’Assessore regionale alle Politiche della Salute, Tommaso Fiore ha presentato il documento e ha precisato che avendo la Regione Puglia non rispettato “il patto di stabilità”, la giunta è ora “costretta ad intervenire sulla spesa sanitaria”. Se ciò non avvenisse, la penalizzazione prevista sarebbe di 500 milioni di euro in termini di competenza sul fondo sanitario 2010”. Poi continua: “Poiché il deficit storico degli ultimi anni è di poco inferiore ai 400 milioni di euro/anno, alla fine di quest’anno ci troveremmo con un deficit di circa 900 milioni di euro e saremmo costretto nel 2011 ad un “piano di rientro” non più legato al ribaltamento sulla sanità della violazione del “patto di stabilità” bensì a sfondamento dei conti sanitari”. “Bisogna – prosegue – che non ci sia confusione tra debito e deficit e che sia chiaro che la sottoscrizione del “piano di rientro” faticosamente preparato in questi giorni permette alla Puglia di non incorrere nella penalizzazione” e, quindi, di superare, contenendo il deficit 2010, 2011 e 2012 le verifiche economiche relative al Fondo Sanitario. L’assessore conferma che “dal punto di vista tecnico – sanitario, invece, il “piano di rientro” elaborato tenta di utilizzare la scadenza contabile per avviare un processo di modernizzazione del Sistema, che appare troppo ancorato al ricorso alla ospedalizzazione, tanto è vero che circa un cittadino su cinque si ricovera almeno una volta l’anno in ospedale, contro una media nazionale inferiore ad un cittadino su quattro. “Il tasso di ospedalizzazione – ha aggiunto – è una delle maggiori criticità del nostro sistema sanitario, inteso come ricovero, day hospital e attività ambulatoriale” e si può intervenire per “una dispersione dell'offerta, prendendo in considerazione una razionalizzazione di quegli ospedali che risultano avere dai 50 ai 70 posti letto. Tenete presente che un posto letto costa 206 milioni di euro all'anno”. Altro capitolo riguarda lo splafonamento della spesa farmaceutica: “lo sforamento negli ospedali è un fatto strutturale laddove incidono le patologie rare e le malattie tumorali. Sulla farmaceutica dobbiamo attivare un modello più virtuoso”. “Infine – conclude – è bene ricordare che per motivi generalmente legati a sforamento del deficit sanitario (tollerato fino al 7% del Fondo attribuito alle Regioni fino al 2009 ed al 5% a partire dal 2010) sono attualmente in “piano di rientro” o commissariate le seguenti Regioni: Sicilia, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Abruzzo, Liguria, mentre stanno per entrare il Piemonte e la Puglia, con riserva per la Basilicata”. Come la cronaca ha già raccontato, questo provvedimento è arrivato sui tavoli istituzionali, tra le insoddisfazioni e le lamentele delle comunità locali. Per restare nel Salento, la protesta diffusa ha coinvolto molti nosocomi. Contro i riordini ospedalieri, gli eventuali tagli dei posti letto, le riconversione delle strutture o peggio la chiusura degli ospedali, si è mobilitato tutto il territorio, dai singoli cittadini alle associazioni, ai rappresentanti politici. Intanto a Bari, si è fatta sentire l’Anci che ha radunato i sindaci dei Comuni che ospitano strutture ospedaliere interessate dal Piano. Erano presenti oltre al presidente di Anci Gino Perrone, la vicepresidente Rizzo, il segretario Sgobba, sindaci e amministratori dei comuni di: Altamura, Ceglie, Messapica, Campi salentina, Cisternino, Fasano, Gagliano del capo, Gravina in Puglia, Grumo Appula, Maglie, Mesagne, Minervino Murge, Montesantangelo, Nardò, Noci, Poggiardo, Putignano, Rutigliano, San Marco in Lamis, Santeramo in Colle, Spinazzola, Triggiano. I sindaci hanno lamentato il mancato coinvolgimento delle amministrazioni locali nella definizione del Piano e hanno espresso la forte preoccupazione che il piano così congegnato, senza la preventiva concertazione con i comuni, possa creare ulteriori disagi nella regolare fruizione dell’assistenza sanitaria da parte dei cittadini. Fondamentale per l'Anci la discussione dei seguenti punti: verifica su merito e metodo adottati per la stesura del Piano e concertazione istituzionale per aree territoriali sulle scelte di Piano; conoscenza dettagliata degli interventi programmati per ogni singola struttura ospedaliera; certezza dei tempi, dei processi e relativa dotazione finanziaria degli eventuali interventi di riconversione; verifica di eventuali soluzioni alternative ai tagli dei posti letto, alle chiusure dei reparti e alle riconversioni. 20 luglio 2010 – L'Ospedale “San Pio” di Campi Salentina va tutelato Il messaggio, emerso durante la seduta monotematica straordinaria del Consiglio dell’Unione dei Comuni del Nord Salento (Campi Salentina, Guagnano, Novoli, Squinzano, Surbo, Trepuzzi) svoltasi ieri, presso l’atrio del nosocomio di Campi, giunge direttamente in Regione. Tutto il Nord Salento è pronto a mobilitarsi contro il riordino ospedaliero che potrebbe prevedere tagli dei posti letto, riconversione delle strutture o peggio la chiusura degli ospedali. Il “San Pio” è punto di riferimento per 100mila utenti di cui prendersi cura. Inoltre, ha sede a Campi l'unico Centro nazionale di eccellenza che si occupa di “malattie infiammatorie croniche, immunomediate e ambientecorrelate”, un punto di riferimento internazionale per tanti pazienti, come sottolinea Esther Paola Tattoli, presidente dell'Associazione che si occupa proprio di queste problematiche. L'obiettivo è non perdere i servizii saniatri di base che possono anche andare a implementare quelli di eccellenza. Entro il 22 luglio la Regione dovrà presentare il proprio Piano Sanitario di Rientro spesa al Ministero dell’Economia. Anche il dibattito sull’ospedale di Campi, come per Poggiardo, si inserisce nella questione più ampia della riorganizzazione della spesa sanitaria pugliese, cioè sul Piano di rientro che prevede un’operazione di risparmio del valore di circa 450 milioni (a regime, nel 2012). 18 luglio 2010 – Nessun ridimensionamento, “l'ospedale di Copertino va potenziato” “Le dichiarazioni del sindaco Rosafio sulla chiusura, trasformazione o ridimensionamento dell’ospedale di Copertino sono del tutto infondate e prive di un qualunque elemento veritiero. L’Ospedale di Copertino non solo non verrà sfiorato dal riordino, e tanto meno dalla chiusura, ma sarà uno delle strutture sanitarie a cui saranno destinati fondi per il miglioramento dei servizi già esistenti”. afferma la responsabile provinciale di Lecce di Sel, Anna Cordella. Quanto alle difficoltà che la Regione Puglia sta affrontando in questi mesi e al conseguente taglio generalizzato ai servizi essenziali, “il sindaco dovrebbe chiedere chiarimenti al suo Ministro di riferimento l'on. Fitto dato che il governo centrale ha approvato una manovra finanziaria che penalizza le Regioni costringendole a negare servizi essenziali”. Questo è quello che emerso dagli incontri istituzionali tenuti dalla Coordinatrice di Sinistra Ecologia e Libertà e dal consigliere regionale di SeL Donato Pellegrino, vicepresidente della Commissione Regionale Sanità, i quali escludono in maniera categorica qualunque taglio o ridimensionamento dell’Ospedale di Copertino oltre che la paventata chiusura dell’Unità di Terapia Intensiva Coronaria. A breve verrà organizzata una iniziativa pubblica che vedrà la partecipazione dei rappresentanti della Commissione Regionale Sanità e dei dirigenti Asl per illustrare alla cittadinanza il futuro del nosocomio e mettere a tacere una volta per tutte notizie senza fondamento e demagogiche. “Il sindaco – conclude Cordella – farebbe bene a pensare ai disastri che la sua amministrazione sta provocando nella nostra comunità. L’amministrazione Rosafio continua a perdere centinaia di milioni di euro di finanziamenti europei non sfruttando correttamente le opportunità di finanziamento offerte dall’UE fino al 2013, blocca la crescita culturale e sociale della Città e aumenta la Tarsu del 30% a scapito dei cittadini e dei commercianti copertinesi”. 16 luglio 2010 – L’ospedale di Poggiardo non si tocca Tutti d'accordo: l'Ospedale di Poggiardo non si tocca. Convergono su questa posizione, il consigliere regionale Aurelio Gianfreda dell’Italia dei Valori e l’on. Pierfelice Zazzera (coordinatore in Puglia del Partito) e il Presidente del gruppo consiliare dell’Udc in Regione, Salvatore Negro. Per i rappresentanti dell’Idv, che hanno visitato la struttura e ne hanno verificato “l'efficienza e l'accoglienza, nonché una grande professionalità da parte del personale impiegato”, i tagli del Piano Sanitario sono inspiegabili: del resto, dicono, “i reparti come la cardiologia, la gastroenterologia endoscopica e la medicina interna operano soprattutto sul piano della prevenzione, incidendo poco sui costi della sanità a beneficio di un bacino d'utenza di 50mila persone”. Il contenimento della spesa, fondamentale per la tenuta del sistema-regione, fa tuttavia affrontato in maniera più organica e sulla base di criteri minimi di assistenza sul territorio. “Riteniamo che si debba, prima di tutto – concludono – intervenire sugli sprechi, sui costi incontrollati dei servizi esternalizzati, sulle convenzioni prive di supervisione, su appalti e forniture, su consulenze e su indennità dei direttori generali”. Stessa lunghezza d’onda per Salvatore Negro che si appella all’assessore regionale alla sanità Tommaso Fiore affinchè “venga a visitare l’ospedale di Poggiardo per toccare con mano l’affidabilità e la solidità di questo nosocomio che al contrario di altre strutture può vantare un bilancio in attivo e un servizio efficiente al territorio”. La richiesta è di riconsiderare la decisione di chiusura dei nosocomi di Casarano e Poggiardo. Per il consigliere, tale azione comporterebbe non solo ulteriori disagi per i cittadini ed il territorio, ma porterebbe ad un ulteriore sovraccarico di lavoro dei vicini ospedali (come quello di Scorrano) con un ulteriore aumento di spese ai danni delle casse della Regione. Resta quindi difficile da spiegare ai cittadini come mai “si è speso un milione di euro per realizzare due nuove sale operatorie che devono essere abbandonate o smantellate prima di entrare in funzione e come mai si sono spesi 5 milioni di euro per ristrutturare un ospedale destinato a restare chiuso”. La polemica politica è sempre aperta, ma i conti, quelli veri, sono rimandati. Entro il 22 luglio la Regione dovrà presentare il proprio Piano al ministero dell’Economia.

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