La mostra si svolge nell'ambito de “Gli Splendori del Tempio 1”, progetto artistico internazionale ideato e diretto da Carlo Franza
Ha preso il via, all’interno dello storico museo “Mimac” (Museo Internazionale Mariano d'Arte Contemporanea) della Fondazione Don Tonino Bello di Alessano (Lecce), il nuovo progetto dal titolo “Gli Splendori Del Tempio”, un percorso artistico internazionale, di durata biennale, ideato e diretto dall’illustre Storico dell’Arte di piano internazionale Prof. Carlo Franza, direttore dello stesso “Mimac”. All'interno del progetto, una mostra dal titolo “Ritagli di cielo”, la prima del nuovo percorso, che si impone come evento di singolare importanza culturale in quanto è desiderio del curatore proporre sia nomi di rilievo dell’arte contemporanea, italiani e stranieri, che rassegne visibilmente accompagnatrici delle “notti insonni” di Don Tonino Bello. La mostra evento (dal 23 luglio -giorno di apertura- al 2 agosto, dalle 18 alle 21) oltre che essere dedicata a don Tonino Bello, padre dei buoni e dei giusti, è il primo di una serie di quattro appuntamenti dell'estate culturale alessanese 2010, voluti dal “Mimac” e dalla Fondazione che ne porta il nome nel diciassettesimo anniversario della morte dell'insigne vescovo italiano. L’esposizione curata da Carlo Franza, che firma anche il testo in catalogo dal titolo “Ritagli di cielo”, riunisce venti opere dell'artista italiano Marcello Torsello, apparso oggi agli occhi della critica internazionale come una delle figure sia innovative del paesaggio italiano che fra le più interessanti e vitali della nuova arte italiana contemporanea. E il titolo della mostra-evento chiarisce l'ansia, la spiritualità, il desiderio di cielo che ogni uomo di buona volontà intende vivere sul grande esempio di Tonino Bello (“che la Pasqua porti via il macigno della solitudine da tutti i cuori” Tonino Bello), seminatore di pace, ma anche testimone della parola e della bellezza. Mimac – Museo Internazionale Mariano d’Arte Contemporanea Fondazione Don Tonino Bello Piazza Don Tonino Bello, 42 73031 Alessano (Lecce) Tel. e Fax 0833.781334 sito web: www.dontonino.it mail: [email protected] Scrive Carlo Franza nel testo: “Le vicende della pittura di Marcello Torsello, seppure innestate da poco nel panorama dell'arte italiana, lasciano leggere dichiarazioni di attualità, dove passato presente e futuro si svelano annodati al filo del desiderio. Ed è proprio questo filo del desiderio a riannodare il discorso dell'opera – ove transita il capitolo del presente e la 'recherce du temp perdu' – al soggetto, alle motivazioni profonde, alla struttura fantasmatica che dentro gorgoglia e fa affiorare in superficie un brano di storia, di storia contadina, di architettura del sud, di spaccato del territorio che l'artista conosce. Proviamo a condensare in una parola l'opera di Marcello Torsello, la parola è intuizione. Ovvero l'intuizione del cuore e l'intuizione della mente, quella che i filosofi hanno chiamato 'esprit de finesse', che vuol dire capacità di cogliere l'enigmaticità dell'ovvio attraverso la contrazione del cuore e l'espansione della mente. Una complicità forbita e rara quella tra ragione e sentimento, di cui parlavamo spesso, anni addietro, con Giulio Carlo Argan. Molti vorrebbero in questo caso stucchevolmente parlare di pittura di paesaggio, niente di tutto ciò, perchè il paesaggio di Marcello Torsello se da una parte guarda all'americano Edward Hopper per una sorta di pittura silenziosa, calma, stoica, luminosa e classica, dall'altra si allontana dalle forme e dall'iconicità, per segnalarsi come addirittura svolta astratto-geometrica, per via dei tagli e delle scenografie, per via dei ritagli di cielo, per via di certi comignoli sui tetti che sono fortemente evocativi, immagini avvolte nella luce e nell'ombra, addirittura fantasmi dei luoghi. Case, tetti, facciate, comignoli, finestre, porte, diventano spazi senza confini, in un tempo dilatato, in un tempo che accoglieva la vita e oggi lascia sfumare l'oscurità dei ricordi. Questo paesaggio impropri diventa lo spazio e il tempo dell'esperienza onirica, della ricchezza irriducibile dei sogni. Marcello Torsello dipinge la realtà distaccandosi da essa,ma senza perdere il legame con essa. Usa la materia e il colore per raggiungere la dimensione spirituale dei ricordi,la malinconia del silenzio. Il silenzio degli spazi della memoria. Nel segno della “reverie”, la consistenza degli elementi, specie i comignoli, sono i gradi della realtà, e sono proprio questi gradi a far leggere questo capitolo di lavoro tra astrazione e figurazione. Stesure piatte di colore, di bianchi, di grigi e di azzurri, e non solo, ma sensibili e vibranti, perfino atmosferiche, tanto da apparire talvolta a due passi dalla monocromia. Ma i luoghi descritti, molti luoghi storici del basso salento, piccoli centri e borgate contadine, case dimesse, diventano luoghi degli eventi minimi, quasi dechirichiani per via dell'attesa e del silenzio che in essi si respira. Eppoi c'è la profondità dell'aria, del cielo, ai limiti dell'assenza, che contiene e conduce una sorta di estasi, di perdizione. E' una pittura quella di Marcello Torsello il cui processo generativo ha a che fare non tanto con la realtà anche se da questa parte, bensì con i desideri,i sogni e i ricordi, perchè centrale è il senso di perdita, di mancamento, di esistenza che si consuma con lo scorrere inesorabile del tempo. Quadro nel quadro è il cielo, quel ritaglio letto come un monocromo d'azzurro, alla Yves Klein con le sue zone di sensibilità pittorica immateriale, visto che l'azzurro è il colore dell'aria, dell'atmosfera, del distacco, della nostalgia, della sensibilità, dell'immateriale, dell'infinito. Ma Torsello conosce anche tutta la gamma degli azzurri, la stessa gamma descritta da Michel Pastoreau il quale a proposito della porcellana olandese, sosteneva che nel 1765 esistevano nella lingua francese addirittura ventiquattro termini per definire le sfumature di blu. Poiché la pittura è un filtro, giacchè rimanda sempre, dico sempre, a un segreto pensiero, le gradazioni cromatiche degli azzurri mi portano anche a leggervi le tonalità del veneto Palma il Giovane che l'artista ha visto nella cattedrale di Alessano e immagazzinato in cuor suo o di certi blu travasati dal Vincenzo Ciardo nei dipinti del periodo napoletano e da Gustavo Urro nei dipinti del periodo umbro. Gli azzurri di Marcello Torsello, teneri e carichi, dilavati e gessosi, sottolineano il pudore dell'artista, divenendo consolazione dell'anima, equilibri della mente e dolcezza del cuore, accanto ai trasmutati bianchi delle pareti a calce e dei comignoli svettanti che invece richiamano la terra che gli sta alle spalle, la sua cultura, la sua provenienza, il suo ancoraggio alla realtà. Ed è con questo capitolo che Marcello Torsello si dedica a opere legate alla conoscenza, a quella necessità di leggere il circostante e lo pone in una posizione nuova all'interno del mondo dell'arte; ma ormai il suo è un bisogno di conoscenza che si sviluppa nel tempo, che continua oltre il suo lavoro e che va timbricamente verso l'assoluto”. Cenni biografici dell’artista Marcello Torsello è nato ad Alessano (Lecce) nel 1935. Ha studiato Agronomia e si è specializzato in tabacchicultura. Ha lavorato in questo ambito dal 1970 portandosi in diversi paesi d'Italia. Nei primi anni novanta del Novecento ha geneticamente ideato e brevettato una varietà di tabacco da mastico (MT) imposta in Europa. Nel 2006 il rapimento del figlio in Afghanistan e successivamente una ossigenoterapia che dura tutt'oggi ha contribuito notevolmente al suo volgersi alla pittura, riannodando sia la pittura paterna che la contemporaneità di una pittura di paesaggio, specie salentino, che gli ruota attorno giornalmente, portandolo a campionare ritagli tutti esistenziali di sorprendente poesia. Nell'agosto 2009 tiene la sua prima personale ad Alessano in Palazzo Legari; in quell'occasione incontra l'illustre Storico dell'Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza, che nella cerimonia di chiusura ha parole significative per lui, incoraggiandolo in un percorso più internazionale. Nell'ottobre 2009 gli viene consegnato a Milano al Circolo della Stampa dal Prof. Carlo Franza, presidente di giuria, il Premio delle Arti Premio della Cultura per la pittura, edizione XXI. Cenni biografici del Curatore Carlo Franza, nato ad Alessano-Lecce nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’Arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, oggi a Libero fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte il Premio Città di Alassio nel 1980,il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000( di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008.
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