Delitto Basile. La madre mostrò la foto dei Colitti alla figlia

“Ho il diritto di capire cosa è successo in quella tragica notte, di mezzo c’è la vita di mia figlia”. E’ racchiuso in queste dolorose parole, pronunciate con voce rotta dalla commozione e dalla preoccupazione tipica di ogni genitore, tutto il dramma della madre della baby testimone oculare dell’omicidio Basile. E’ lei il teste principale comparso stamattina dinanzi ai giudici del Tribunale per i minorenni di Lecce, nel corso del giudizio immediato nei confronti di Vittorio Luigi Colitti, il 19enne (minorenne all’epoca dei fatti) accusato, in concorso con il nonno Vittorio, dell’omicidio di Peppino Basile, il consigliere dell’Italia dei Valori assassinato ad Ugento la notte tra il 14 e il 15 giugno 2008. La donna ha ricostruito con precisione e cura dei dettagli le vicende che hanno cambiato in maniera radicale la sua esistenza e quella di sua figlia, oltre che di tutta la famiglia. La 32enne ha ripercorso la cronologia degli eventi dalla mattina del 15 giugno 2008, quando raggiunse alle 6.45 l’abitazione dei genitori in via Nizza (dove dormivano i suoi figli), a pochi metri dal luogo dove si era consumato il delitto. La donna fu spaventata dalla vista di carabinieri e ambulanze, tanto da temere che fosse accaduto qualcosa alla madre. Furono proprio i suoi genitori a “rassicurarla”, rispondendole con freddezza: “E’ morto Peppino Basile”, accompagnando tale risposta con una scrollata di spalle e chiarendo che non avevano visto a poiché si erano appena alzati e che anche i bambini avevano dormito fino a quel momento. Qualche settimana dopo, il 23 settembre, avviene il primo ascolto della bimba, che all’epoca aveva poco più di 5 anni. Si tratta di un breve incontro dinanzi al sostituto procuratore Giovani De Palma e alla psicologa Maria Francia, cui partecipa, anche se solo in un secondo momento, anche la madre. “Mia figlia – spiega la donna trattenendo a fatica le lacrime –, da quella sera di metà giugno ha iniziato a stare male, a soffrire di frequenti mal di pancia e a gridare in piena notte. Nel gennaio del 2009 è stata anche ricoverata, ma gli esami all’addome sono risultati negativi”. La data che ha stravolto la vita della giovane mamma di ben cinque bambini (di cui uno piccolissimo, tanto da dover interrompere la testimonianza per andare a sincerarsi delle sue condizioni) e della sua figlioletta, è ben impressa nella mente della donna. E’ il 28 ottobre del 2009 quando la piccola teste è sentita dal pubblico ministero minorile, la dottoressa Simona Filoni. L’incontro si svolge in un clima giocoso, la bimba parla senza remore dinanzi alla dottoressa Filoni, simulando una capanna in cui confidare i propri segreti. E’ in quell’occasione che la bimba racconta, per la prima volta, la sua terribile verità, e cioè di essere stata svegliata delle urla quella tragica notte e poi: “Ho preso la sedia alla mia destra, mi sono messa alla finestra vicino alla nonna e ho visto due persone che davano le botte a Peppino”. La bimba poi aggiunge: “La nonna mi ha detto di non raccontare a perché ci poteva succedere qualcosa di brutto”. Minacce confermate, secondo la donna, anche dal figlio più grande. Dichiarazioni choc (la nonna, infatti, ha sempre dichiarato di non aver visto a) che hanno, di fatto, interrotto ogni rapporto tra la teste (e conseguentemente i suoi figli) e i genitori-nonni. Anche qui la commozione prevale e la donna dice alla Corte: “Mi mancano tantissimo i miei genitori”. Si arriva così al primo dei due incidenti probatori: il 23 dicembre 2009 (il secondo avverrà il 17 febbraio 2010). La bimba, racconta la madre, conferma la sua tesi ma non sa indicare le persone “che davano le botte a Peppino”. Quella stessa sera è proprio la mamma a mostrare la pagina di un giornale locale (di alcune settimane prima) con le foto dei presunti assassini alla piccola teste, la quale sembra riconoscere nei due Colitti (quello grosso con la pancia che guida l’Ape e quello alto con lo scooter, gli autori del fatto brutto. Un episodio su cui si sono incentrate le domande della difesa, che ha sottolineato più volte come risulti illogico sottoporre ad una bambina delle immagini che avrebbero potuto sconvolgerla ulteriormente e come appaia singolare che proprio il giorno seguente la piccola abbia rivisto la foto del’imputato in un servizio andato in onda in un tg locale. Interrogativi legittimi poiché sono stati proprio questi due episodi a portare alla richiesta di un secondo incidente probatorio. La teste racconta anche un altro particolare inquietante, e cioè che nei giorni tra i due incidenti probatori ha visto più volte la figlia prendere un bambolotto e colpirlo violentemente all’addome. Al di là dell’omicidio e di una verità che saranno i giudici a dover accertare, rimangono le storie di una famiglia travolta dagli eventi e da un destino che ne ha inevitabilmente segnato il futuro. La donna ha spiegato come nei suoi confronti regni in paese un clima ostile e di come nessuno, a parte i suoceri dell’attuale compagno ed una cugina, abbia più voluto avere rapporti con lei, genitori e sorella compresa. Quella dell’omicidio Basile appare sempre più una vicenda complessa, con storie che si incastrano come in un romanzo di Simenon, pieno di personaggi che risultano alla fine tanto sorprendentemente bizzarri quanto erano all’inizio sorprendentemente quotidiani, nel più classico dei copioni di quella provincia addormentata dove il delitto sembra la più semplice delle cose.

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