La riduzione dei fumi dell’Ilva porterebbe benefici anche nei cieli del Salento
Il vento sposta sul Salento i fumi di Ilva e Cerano. L’argomento coinvolge di rimando anche il Tacco d’Italia
Sono quattromila, i tarantini che hanno firmato le tre richieste avanzate dal movimento “Taranto futura”: chiusura integrale dell’Ilva, chiusura della sola area a caldo e risarcimento danni. Il referendum si farà e la polemica è già scoppiata: Confindustria, Cisl e Cgil sono per il fronte del no. La polemica, però, ruota anche intorno a un problema di tipo ambientale, legato al benzopirene, un pericoloso inquinante cancerogeno. A sollevare il polverone è stata Peacelink, che, insieme ad Altamarea, ha denunciato i valori, nel rione Tamburi, relativi al 2009 superiori alla soglia di un nanogrammo per metro cubo. Le due associazioni hanno quindi chiesto di chiudere la cokerie per una settimana, per conoscere l’origine del benzopirene. Richiesta respinta dal sindaco di Taranto, Ezio Stefano, contestata dall’Ilva e non condivisa dall’Arpa, che ha però chiesto di controllare di più la cokerie, poiché effettivamente, il benzopirene proviene per il 99 % da lì. “L’Ilva ha 30 giorni di tempo – spiega il sindaco Stefano – per mettere a punto una serie di migliorie”. Intanto l’Ilva, che un anno fa ha iniziato un percorso verso la riduzione di diossina si è impegnata a controllare di più la cokerie e si dice disposta a collaborare per il resto.
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