Lucia Bartolomeo, condannata all’ergastolo con l’accusa di aver ucciso il marito, scrive una lettera dal carcere. “Sono distrutta ma attingo energia da mia figlia e dalla mia innocenza”
Si rivolge a tutti. A chi l’ha giudicata colpevole senza ascoltare le sue ragioni e senza ricercare la verità, ma anche a chi l’ha sostenuta. A pochi giorni dalla sentenza della Corte d’Assise d’Appello che ha confermato la condanna all’ergastolo, Lucia Bartolomeo, infermiera 34enne di Taurisano, accusata di aver ucciso il marito Ettore Attanasio iniettandogli una dose letale di eroina, ha sentito il bisogno di scrivere una lettera. Scrive dal carcere. E’ un modo, forse, per farsi sentire anche da chi finora si è rifiutato di farlo; per liberarsi la coscienza e per chiarire punti della vicenda secondo lei rimasti oscuri. La pubblichiamo in versione integrale, così come lei ha chiesto di fare, senza commentare o interpretare alcunché. Riportiamo, inoltre, in allegato, i tre fogli scritti di suo pugno. All’opinione pubblica, a coloro che morbosamente hanno cercato ed alimentato la torbida vicenda e gioito dell’errato, tragico epilogo. A chi mi ha sostenuto (Nonsono pochi!!) , a chi ha creduto in me, sperato nella giustizia, condiviso il mio dolore. Ecco, a tutte queste persone voglio dire che sono affranta, distrutta ma in me non si è spenta la forza di lottare contro un giudizio ottuso e superficiale. Due sono le fonti della mia energia, mia figlia e la mia innocenza. Avrei potuto seguire mille strategie difensive, recepire l’“offerta” del procuratore generale con il suo invito a “collaborare” che chiaramente voleva dire: “Dichiara la tua colpevolezza e la tua condanna sarà diversa”. Oppure avrei potuto darmi per matta, visto che l’avv.to Francesca Dimitri sostiene che ho atteso il “momento propizio” (???) dormendo al fianco di un cadavere perché tanti sono i casi di follia simili. Ha trascurato una cosa. Dov’è la perizia psichiatrica sul mio stato mentale, e quando mai è stata richiesta? A quanto sento, non sono l’unica che nell’esprimersi a volte fa delle affermazioni, previsioni o come dir si voglia, senza alcun fondamento. A me è costato un ergastolo in quanto, purtroppo il mio pensiero una base l’aveva e si è verificata perché Ettore stava male. No, non lo accetto questo fine pena mai, ma neanche 20 anni, dieci o uno solo, perché non sono colpevole. Alla dott.ssa Rosanna Buffo, che tanto si è sentita lesa dal mio giudizio di inadeguatezza delle indagini, voglio rispondere che avendo l’assoluta certezza di non averlo ammazzato io, ho anche l’assoluta certezza dell’errore nell’ipotesi investigativa. Vogliamo parlare poi del capitolo Martella, sottotitolo “La bocca della verità e della coerenza”, che è il cosiddetto “testimone chiave”. Chiave che non può aprire e chiudere a in quanto gira a vuoto come la sua testa. Prima preso da chissà quali timori insinua e dichiara che sono un’assassina riportando parole di messaggi rimasti solo nella sua memoria e in quella del cellulare. Il ricordo del tenore di una frase è una cosa diversa dalle esatte parole, che cambiano tutto il senso, il significato della reale comunicazione. Dopo continua ad appartarsi con me e in aula dichiara “L’amavo e l’amo ancora”. Alla faccia dell’attendibilità prevista per il valore della prova testimoniale! Ritengo inoltre di dover specificare le mie parole alla lettura della sentenza prima che qualcuno si lasci andare alle solite libere interpretazioni. Per “corrotti” non intendevo dire che qualcuno ha prezzolato il collegio ma che sono corrotti dal pregiudizio, dalla mancanza di imparzialità. Infatti, come giustamente riporta anche un articolo di cronaca locale, la sentenza è “fotocopia” di quella di primo grado. Credevo che il secondo grado fosse previsto proprio per ravvisare eventuali mancanze, perché persone diverse potessero dare una lettura a 360°, colmare le lacune, invece è stato negato a priori ogni approfondimento. Una vera farsa, una mera replica. Devo dire che il nostro presidente del Consiglio ha ragione. Se i processi si svolgono così, altro che Piano di emergenza carceri! Se la legge viene applicata senza le prove necessarie sulla base di propri convincimenti morali e personali, quello che serve non è una riforma ma una ricostruzione totale e radicale del sistema. Per non parlare poi del delirio di onnipotenza che impedisce a quanti dovrebbero operare per la legge di avere il coraggio di dire “Abbiamo sbagliato”. Presupposto innegabile di una società di diritto e che sempre predicano riconoscimento e consapevolezza. A quanto pare predicano bene e razzolano male, malissimo. Cari signori tutti, che tanto avete puntato il dito sul mio adulterio, scrutate a fondo negli abissi della vostra mente e delle vostre anime perché ben più grave è la morte delle coscienze. E come disse Gesù nella parabola della donna adultera, “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Lucia Bartolomeo
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