Mobilità giovanile, parte da Lecce una rete internazionale

Questa mattina, a palazzo Adorno, la firma del protocollo d’intesa tra la Provincia e le organizzazioni straniere coinvolte nel progetto “Neighbours”. In programma, incontri e scambi tra giovani nei prossimi due anni

Mobilità e formazione giovanile, parte da Lecce una rete internazionale di associazioni. Questa mattina, a palazzo Adorno, la firma del protocollo d’intesa tra la Provincia e le organizzazioni straniere coinvolte nel progetto di partnership «Neighbours» (letteralmente «vicini di casa») organizzato nell’ ambito del programma comunitario «Gioventù in azione» e promosso dall’assessorato alle Politiche giovanili in collaborazione con Cts Lupiae. Scopo principale del progetto è la lotta alla disoccupazione giovanile attraverso l’organizzazione di meeting e scambi di giovani che avverranno nei prossimi due anni. I particolari dell’iniziativa sono stati illustrati dal presidente del Centro turistico studentesco Cts Lupiae, Rocco Lionetto, e dal rappresentante del gruppo internazionale Veronica Cerrada, partner spagnolo. Con la firma del protocollo d’intesa, i trenta partecipanti che provengono da dieci Paesi europei – oltre all’Italia, Malta, Romania, Cipro, Ungheria, Estonia, Polonia, Spagna, Portogallo, Grecia, Bulgaria – si sono impegnati a costituire una rete telematica internazionale che faciliterà la messe in opera delle azioni comuni programmate a Lecce. «L’incontro – spiega l’assessore provinciale al ramo Bruno Ciccarese – è servito per rafforzare la collaborazione e il rapporto di amicizia tra i partecipanti, con l’obiettivo di dare luogo ad un dialogo strutturato che permetta una programmazione comune dei meeting e degli scambi tra i ragazzi. In questo modo ci auguriamo di inserire più saldamente il territorio leccese e i nostri giovani all’interno di un circuito di organizzazioni internazionali che opereranno motivate da interessi e obiettivi comuni, dando così una risposta alla problematica, molto sentita tra i giovani salentini, sul mancato o non compiuto senso di appartenenza all’Unione Europea, sul loro sentirsi tagliati fuori per semplici ragioni geografiche o per più seri problemi sociali dalle possibilità offerte dai programmi europei, e sulla loro, troppo spesso dimenticata, partecipazione attiva nelle questioni che li riguardano».

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