Vicenzo De Salve sarebbe stato aiutato da un cugino e da una zia nell'esecuzione dell'omicidio
Emergono nuovi scenari dalle indagini sull’omicidio di Giorgio Romano, il 61enne di Parabita ucciso con quattro colpi di pistola la mattina del 13 settembre 2008. Dalle oltre mille pagine d’ordinanza, presentate dal sostituto procuratore Giovanni De Palma nel corso del processo con rito abbreviato davanti al Gup Ines Casciaro, spuntano, infatti, i nomi di altri tre indagati, che avrebbero aiutato Vincenzo De Salve, autore materiale del delitto e reo confesso, nella preparazione e nell’esecuzione dell’omicidio. Si sarebbe dunque trattato di un agguato premeditato e studiato a tavolino. Secondo quanto emerso dalle indagini, che si sono avvalse, oltre che di numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali, anche della preziosa testimonianza di un parente di De salve residente all’estero. Uno di tre presunti complici, Giuseppe De Salve detto “Pippinazza”, è nel frattempo deceduto. Sarebbe stato lui, con un latro cugino, a seguire per lungo tempo gli spostamenti di Romano e a preparare la trappola mortale. La terza complice è una zia di De Salve, da cui il macellaio 57enne originario di Parabita si sarebbe recato per cambiare gli abiti e distruggere quelli utilizzati durante l’omicidio. Una tesi che coincide con le perizie e le consulenze svolte dagli uomini del Ris. Secondo il pm poi alla base del delitto non vi sarebbe solo motivi economici ma anche vecchie ruggini mai sopite. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 5 marzo per dar modo ai difensori di studiare il nuovo materiale probatorio.
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