Nero senza virgola

Un piccolo grande pezzo di colonna sonora del '900 e un omaggio nascosto di un regista italiano

Qui il nero è il punto di vista della depressione. In questo caso potrebbe essere causata da un preciso evento luttuoso: c’è una fila d’auto, dei fiori e un amore che non tornerà, proprio come quei fiori lì. Un funerale, dunque? Ma la depressione arriva anche con pretesti meno funesti (si accontenta e gode). Poi si ripete, giorno dopo giorno, come una nuova nascita. E quando tutto il mondo ti si fa nero, diventa difficile guardare in faccia la realtà, perfino le ragazze nei loro abitini estivi. Pare che i Rolling Stones l’avessero pensata più lenta e che, a un certo punto delle prove, abbia preso ritmo e velocità per uno scherzo del bassista Bill Wyman all’organo, seguito da Charlie Watts alla batteria. Ci penserà Brian Jones a introdurre il sugello indimenticabile del sitar. Il resto è storia. “Paint it Black” (senza la virgola che erroneamente fu stampata sul primo disco: “dipingi, negro!” invece di “dipingilo di nero”, roba da matti!) è un marchio del ‘900, assieme a Picasso, Chaplin e gli oggettini di plastica. L’omaggio più bello gliel’ha dedicato Gabriele Salvatores in questa scena di cui un po’ è debitrice anche questa rubrica (che per ora se ne va in vacanza).

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