La vittima abitava con la moglie e il figlio a Giorgilorio e lavorava a Lecce
Suicidio a San Cataldo di un appuntato delle fiamme gialle.E' mistero.
Un suicidio avvolto dal mistero. La chiave forse nella memoria di un telefono cellulare. Gli investigatori, coordinati dai dirigenti Giorgio Oliva e Annino Gargano, ieri sera hanno eseguito una serie di perquisizioni per venire a capo del movente che ha portato l'appuntato finanziere, I.G. di 43 anni, originario della Sicilia, a suicidarsi lasciando così la moglie, originaria di Surbo, e il figlio. L'uomo è stato ritrovato avvolto in una maschera di sangue, ieri pomeriggio intorno alle cinque e mezzo, disteso sul sedile del conducente di una Renault Twingo, parcheggiata a San Cataldo nella piazza dell'ostello della gioventù. Nella sua mano è stata ritrovata la pistola con la quale ha esploso il colpo mortale alla nuca. Mancava da casa dalla mattina, avrebbe dovuto prestare servizio da mezzogiorno alle sei di sera come piantone presso la Caserma della Guardia di Finanza di Lecce. Ma perchè l'appuntato si sarebbe ammazzato? La risposta, forse, potrebbe arrivare dall'esame di un perito esperto di telefoni cellulari e di informatica, per cercare ciò che I.G. non avrebbe lasciato su carta. Un sms dal contenuto non precisato, ha fatto dare il via agli accertamenti sulla memoria del telefono cellulare e su quella del computer. Oggi, intanto, il magistrato darà incarico al medico legale per far svolgere l'autopsia sul corpo del suicida.
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