Loredana Capone, c'era una volta un volto nuovo

Rapida evoluzione a politico di razza della vicepresidente

Crescendo, crescendo perse di vista alcune delle caratteristiche più belle che l’avevano portata ad ottenere il successo, prese a praticare la rappresaglia, la squalifica, a coniugare servizio e convenienza politica, a voltare le spalle agli amici della prima ora

C’era una volta una donna appassionata di politica, forte e coraggiosa, caparbia e pulita, premiata con la toga d’onore come migliore giovane avvocato dell’intero Distretto giudiziario, una donna che apparve a tutti come una speranza luminosa per un mondo abituato a declinare ogni passaggio con i parametri del potere, del “do ut des”, del clan chiuso sotto le insegne di un partito o di una corrente di partito. Di questa signora si accorse nel 1996 l’ultimo galantuomo della politica leccese, Stefano Salvemini, il quale la volle nella sua squadra di primo sindaco eletto direttamente dal popolo. Inizialmente le affidò l’assessorato all’Igiene pubblica poi una vicenda giudiziaria travolse il titolare dell’Urbanistica e Salvemini le chiese se se la sentiva di prendere quella scottante poltrona. “Sì”, rispose. Da quell’esperienza, conclusa anzitempo per le faide di partito (appunto) di cui fu vittima Salvemini (e Lecce fu riconsegnata alla destra, probabilmente per sempre…), questa donna uscì rafforzata per l’impegno profuso e il buon governo esercitato, al punto che non solo fu rieletta in Consiglio ma approdò, con successo, anche alla Provincia. Qui divenne assessore alle Pari opportunità, poi crebbe, crebbe, crebbe; allargò gli staff, gli interessi elettorali, aumentò le ambizioni, ebbe assessorati più pesanti, incarichi dirigenziali a livello ragionale, vicepresidenze istituzionali, primarie (perse) per la candidatura a sindaca di Lecce. Crescendo, crescendo perse di vista alcune delle caratteristiche più belle che l’avevano portata ad ottenere il successo, prese a praticare la rappresaglia, la squalifica, a coniugare servizio e convenienza politica, a voltare le spalle agli amici della prima ora, smise di esercitare quella straordinaria attitudine di chi ha responsabilità che si chiama dubbio. Insomma la signora aveva imparato tutti i metodi della politica che aveva disdegnato all’inizio. Per chi la stimava si è rivelata una piccola ma cocente delusione, per chi politicamente la temeva un falso allarme, per chi politicamente la adulava temendone la crescita un altro falso allarme. Adesso è una dei tanti, preoccupata di conservare la “crescita”. A proposito, si chiama Loredana Capone.

Sostieni il Tacco d’Italia!

Abbiamo bisogno dei nostri lettori per continuare a pubblicare le inchieste.

Le inchieste giornalistiche costano.
Occorre molto tempo per indagare, per crearsi una rete di fonti autorevoli, per verificare documenti e testimonianze, per scrivere e riscrivere gli articoli.
E quando si pubblica, si perdono inserzionisti invece che acquistarne e, troppo spesso, ci si deve difendere da querele temerarie e intimidazioni di ogni genere.
Per questo, cara lettrice, caro lettore, mi rivolgo a te e ti chiedo di sostenere il Tacco d’Italia!
Vogliamo continuare a offrire un’informazione indipendente che, ora più che mai, è necessaria come l’ossigeno. In questo periodo di crisi globale abbiamo infatti deciso di non retrocedere e di non sospendere la nostra attività di indagine, continuando a svolgere un servizio pubblico sicuramente scomodo ma necessario per il bene comune.

Grazie
Marilù Mastrogiovanni

SOSTIENICI ADESSO CON PAYPAL

------

O TRAMITE L'IBAN

IT43I0526204000CC0021181120

------

Oppure aderisci al nostro crowdfunding

Leave a Comment