Sono trascorsi ormai quasi otto mesi e ancora si cercano i perché legati all’omicidio di Peppino Basile. Ieri sera sull’argomento è tornata “Chi l’ha visto?”, la trasmissione tv, in onda su Rai tre ogni lunedì. Attorno all’assassinio del consigliere comunale e provinciale dell’Italia dei valori, infatti, molto è stato detto e a confermato. “Omertà”, ha spiegato il servizio mandato in onda; del resto i vicini di casa si sono rifiutati di rispondere alle domande del giornalista. Ma non solo. Perché ormai la scomparsa del politico assume i toni del giallo. Tra le testimonianze raccolte dalla troupe Rai, oltre a quella di Maria Luisa Mastrogiovanni, direttora del tacco d’Italia, anche quella di don Stefano Rocca, parroco della chiesa di San Giovanni Bosco, noto per i suoi appelli “al risveglio delle coscienze”, pronunciati a partire dal giorno dopo l’omicidio. Il servizio-inchiesta, trasmesso ieri nella sua prima parte, ha ricostruito la vita di “Masaniello” di Ugento, in guerra perenne contro il sistema di favori agli “amici degli amici”, e le principali piste battute dagli investigatori per ricostruire l’accaduto. Quella passionale, la più seguita in un primo momento, ma poi abbandonata; e quella politica. A questo proposito, il servizio ha accennato alle lettere anonime ricevute dal parroco; due, negli ultimi giorni, entrambe dettate dalla stessa mano e con riferimenti dettagliati a nomi e circostanze. I mandanti e gli esecutori materiali dell’omicidio andrebbero ricercati, stando alle missive, proprio tra “gli amici degli amici”. Ma dopo 150 interrogatori, la caccia ai killer di Basile è ancora aperta.
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