Porto industriale a Cerano. Il no di Rotundo

Il leader di opposizione chiede al Comune di bloccarne la realizzazione

Antonio Rotundo: “E’ necessario che Giovanni Pellegrino e Paolo Perrone si muovano insieme, d’intesa con le istituzioni brindisine, per impedire che si realizzi una proposta oggettivamente non compatibile con il territorio ed il suo sviluppo”

Diciamo no, decisamente no! In modo compatto ed a voce alta. L’ipotesi di costruzione di un mega porto industriale a Cerano non è sostenibile per un’area come la nostra già così fortemente penalizzata dalla centrale a carbone e va, perciò, decisamente contrastata da parte delle forze politiche e sociali del nostro territorio e della nostra città, con un impegno ed una iniziativa unitaria al di là di logiche di schieramento politico. Un nuovo porto rappresenterebbe, infatti, la definitiva condanna a morte per il tratto di costa adriatica che va da Campo di Mare sino a San Cataldo, passando per Casalabate, Spiaggiabella e Frigole, e comprometterebbe l’insieme dello sviluppo turistico dell’area. Per queste ragioni, come centrosinistra, chiederemo la convocazione del Consiglio comunale affinché la massima assemblea cittadina possa esprimersi contro tale insediamento a difesa e per la valorizzazione della nostra fascia costiera e per sollecitare una iniziativa unitaria del Comune capoluogo e della Provincia che, nel nome degli interessi leccesi e salentini, possono e debbono mettersi insieme alla testa della battaglia per impedire che si realizzi una proposta oggettivamente non compatibile con il territorio ed il suo sviluppo. Attenzione a non ripetere l’errore che fu commesso all’epoca della costruzione di Cerano, quando vi fu una grave sottovalutazione della classe dirigente salentina che non avvertì per tempo le conseguenze devastanti che quella scelta avrebbe avuto sul nostro territorio. Antonio Rotundo capogruppo di opposizione Comune di Lecce

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