Quando eravamo i vagnoni de la conza

I mesci di oggi ricordano i primi passi in un cantiere

La voglia di imparare e la difficile scalata dei gradi del mestiere. I racconti dei “vagnoni de la conza” di ieri

di Valentina Chittano Contro la teoria dei libri la concretezza delle mani sporche e callose. Cinquant’anni fa si iniziava fin da piccoli a respirare l’aria di un cantiere. Era il tempo in cui i genitori, per levare i figli dal vagabondaggio per le strade, li mandavano ad imparare un mestiere, affiancandoli “alli mesci”. Oggi sono quei bambini di una volta ad esser chiamati “mesci”, un titolo raggiunto non senza sacrifici ed impegno. Nei loro racconti il ricordo si lega alla malinconia del passato, alla soddisfazione di un buon presente, in cui tirano le somme del lavoro effettuato, e a qualche dubbio sui giovani che raccoglieranno la loro eredità. Leggi i racconti dei “mesci” sul Tacco d'Italia di novembre.

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