Odette Toulemonde
Un film qualunquista e banale, da evitare.
Odette Toulemonde è una parigina quarantenne con due figli e una vita piatta. Passa la giornata lavorando nel reparto cosmetici di un grande magazzino e, la sera, per arrotondare le entrate, a casa, attacca le piume sui costumi delle ballerine dei teatri di rivista parigini. Nonostante tutto, però, è felice e coltiva nel suo cuore il sogno di conoscere Balthazar Balsan, il suo autore preferito, grazie al quale mantiene inalterato il suo inesauribile ottimismo. Lo scrittore parigino, che è ricco e affascinante, invece non è per niente felice. i due finiscono per incontrarsi. Questo film è brutto. Qualunquista fin nel nome della protagonista, ci propina una filosofia di vita tutta felicità formato tisanina: non hai a, non sai a, la tua vita è una schifezza ma puoi essere felice lo stesso, perché per essere felici bisogna conosce se stessi e sapersi accettare. Alcuni incauti hanno accostato questo filmetto a Il favoloso mondo di Amélie. Ecco non dategli retta: innanzitutto Eric-Emmanuel Schmitt, il regista (qui alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa, in realtà drammaturgo e scrittore), non ha un'oncia del talento visivo e visionario di Jean-Pierre Jeunet e infatti questo film è girato maluccio e raccontato in maniera anonima. Come se non bastasse non mi pare c'entri a con Amèlie neanche da un punto di vista contenutistico, poiché la felicità Amèlie la raggiunge per davvero solo quando smette di vivere nel suo mondo di sogno apparentemente felice ma in realtà vuoto di affetti e affronta la realtà (e l'uomo che ama), senza fantasticherie e pippe mentali. Ovvero esattamente il contrario di Odetta Tuttiquanti. In breve, girate al largo!
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