Calcio. Intimidazioni tra Gallipoli e Potenza

Barba commenta gli episodi

Vincenzo Barba, candidato alla Camera per il Popolo delle Libertà e presidente della Gallipoli calcio commenta gli atti intimidatori verificatisi durante la partita Gallipoli – Potenza

Il comunicato stampa con cui il Potenza Sport Club ha minimizzato, con estrema superficialità e strumentalmente, i gravissimi episodi di intimidazione di cui sono stati oggetto i dirigenti e i tesserati del Gallipoli Calcio, in occasione della gara Potenza – Gallipoli del 6 aprile u.s., ci lascia esterrefatti. Ci risulta per davvero difficile comprendere come una società, che si dichiara, a loro dire, “corretta e attenta all’affermazione di principi etici e sociali” nello sport, possa consentire che vengano diffusi suoi comunicati stampa che, lungi dall’approfondire e analizzare responsabilmente i fatti accaduti, si avventurano in offese gratuite nei confronti di chi, nella vicenda, è e si ritiene parte lesa. A Potenza doveva andare in scena un vero e proprio evento sportivo; di più: un’autentica festa dello sport tra due realtà calcistiche e geografiche di provincia che ambiscono a raggiungere traguardi importanti. Si è, invece, giocata una corrida in un clima surreale. Un clima di minaccia e di intimidazione. Ciò è successo nel pre-partita, sul terreno verde di gioco e al termine delle ostilità. Chi si rifiuta di riconoscere questa gravissima anomalia dimostra di non voler contribuire a portare serenità nel mondo del calcio, preferendo indossare i panni dell’ultrà nell’espletamento del proprio ruolo. Sappiamo perfettamente che la responsabilità penale per gli atti che si commettono è personale. Tuttavia, dinanzi alla distruzione del pullman del Gallipoli Calcio, dinanzi alla incredibile difficoltà di reperire un mezzo alternativo che ci accompagnasse allo stadio per disputare la gara, dinanzi agli sputi e agli schiaffoni con cui i tesserati del Gallipoli Calcio sono stati accolti sul terreno di gioco del “Viviani” da personale evidentemente inquadrabile nel ruolo di addetto al campo della squadra ospitante, dinanzi ad una serie di comportamenti intimidatori e provocatori dei tesserati del Potenza S.C., risulta inqualificabilmente incomprensibile che si arrivi a diffondere note stampa in cui si riduca tutto alla trance agonistica degli atleti ed al quantitativo di biglietti con cui si è soliti omaggiare la dirigenza della squadra ospite. C’è da non credere ai propri occhi e alle proprie orecchie! Una società di calcio che voglia contribuire a migliorare il mondo dello sport non può dirsi estranea a certi episodi, non può sentirsi impermeabile all’offesa degli avversari, non può far finta di non aver sentito e di non aver visto, non può deresponsabilizzarsi in questo modo. Mi piace soltanto rammentare agli amici dirigenti del Potenza, che certamente non voglio ritenere responsabili di quel comunicato, che l’accoglienza che hanno ricevuto a Gallipoli da parte del sottoscritto, dei propri collaboratori e del pubblico è stata ben altra. L’importanza della posta in palio non può giustificare a. L’importanza della partita per i rispettivi calendari non è un’attenuante, bensì un’ aggravante dell’accaduto. Il nostro compito di dirigenti, se per davvero amiamo il calcio e vogliamo salvarlo dalla mala pianta della violenza, non è quello di giustificare bensì di condannare certi tristi avvenimenti. I risultati vanno e vengono, i campionati pure. Ma la cultura sportiva rimane, la cultura sportiva si sedimenta e lascia traccia, la cultura sportiva, nel tempo, si sedimenta e diventa fondamenta sulle quali costruire la casa dello sport. Questo rimane e a questo dovremmo prestare un’attenzione ben più importante. Se una società di calcio non si dimostra in prima linea su questo fronte non compie alcuna missione sociale e non fa mettere radici ai valori veri dello sport che siano d’esempio per tutti coloro che si avvicinano a questo mondo. Vincenzo Barba, candidato alla Camera per il Popolo delle Libertà

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