Lettera al Comandante del Corpo Forestale dello Stato
Giovanni Pellegrino, Presidente della Provincia di Lecce, interviene in merito alle regole sulla caccia ai cinghiali
Questione di cinghiali. Che non essendo animali propriamente “made in Salento” rischiano di essere eliminati dal luogo in cui si sono riprodotti, vale a dire in località Ramanno e nei terreni limitrofi alla zona militare di Torre Veneri a Lecce. In questa zona, le colture orticole stanno subendo danneggiamenti ad opera di questi animali, la cui presenza è stata segnalata anche dalla Polizia provinciale. Non resta che eliminarli, dunque. O almeno questa sembra essere la “soluzione di tale problematica” che il comandante della stazione di Lecce del Corpo forestale dello Stato ha chiesto al Prefetto e al presidente della Provincia Giovanni Pellegrino. Che questa volta, ad imbracciare il fucile e fare fuoco, proprio non ci sta. Perché i cinghiali si cacciano, sì, ma secondo determinate regole. “Sono di parere negativo”, è infatti la risposta del numero uno di Palazzo dei Celestini, restando fermo “ovviamente, il diritto degli agricoltori ad essere risarciti dei danni subiti, secondo le procedure di indennizzo che la normativa prevede”, precisa. Ma i “diritti” dei cinghiali? Avvocato della difesa, assolutamente, il presidente Pellegrino. “Per la legislazione regionale e per il calendario venatorio regionale il cinghiale è specie cacciabile nella Regione Puglia, però in periodi limitati della stagione venatoria e secondo regole particolari. Potrebbe la Provincia, che presiede alla legalità dell’esercizio venatorio nel suo territorio, assumere iniziative in deroga alla disciplina, come da lei sembra volersi auspicare?”, scrive nella nota di risposta alla lettera del Comandante. (che non nasconde di aver accolto con “qualche sorpresa”), restando in attesa di conoscere anche il parere del Prefetto di Lecce. “E’ vero che si tratta di una specie da molti secoli non più facente parte della fauna selvatica salentina e che l’insediamento di alcuni esemplari nella zona deve collegarsi ad animali sfuggiti a situazioni di cattività e riprodottisi in loco”, continua il presidente, “ma il cinghiale non può ritenersi specie non autoctona in una logica che, a mio avviso deve necessariamente essere regionale. E tenendo presente che è una specie che, come molti ungulati, si va diffondendo sempre di più sul territorio nazionale, occupando posti dai quali era scomparsa da secoli”. Parola di presidente. Cacciatore e naturalista.
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