In corso tre inchieste, una penale e due amministrative, in Procura e Autorità marittima
Il danno ambientale che sarebbe potuto seguire all’inabissamento del cargo turco al largo di Torre Vado è stato evitato. Tutto il carburante è stato estratto. Ora il mercantile giace sul fondo del mare. Ci si chiede se recuperarlo o meno
Svuotato da poppa a prua… Adagiato sul fondo del mare ad oltre 20 metri di profondità. Il relitto del cargo turco affondato la sera del 28 giugno scorso nelle acque tra Torre Vado e San Gregorio di Patù, è stato completamente svuotato dalle 19 tonnellate di gasolio e dai circa 600 chili di olio carbo-lubrificante che rappresentavano una potenziale minaccia per l’inquinamento marino. In queste ultime ore le operazioni di bonifica, coordinate dalla Capitaneria di Porto di Gallipoli, volgono al termine. Ma, scongiurato il pericolo ambientale, ora si guarda al futuro con le inchieste, una penale e due amministrative, aperte dalla Procura di Lecce e dall’Autorità marittima. E un’altra domanda si solleva relativamente all’imbarcazione ormai inabissata. Rimarrà sul fondo o sarà recuparata? “A questo non abbiamo ancora pensato – dichiara Giuseppe Picci – primo cittadino di Marciano – perchè siamo stati impegnati prevalentemente negli interventi per scongiurare l’inquinamento del sistema marino. Da adesso in avanti – continua – partirà una seconda fase di attenzione verso la nave. Tutto il materiale ferroso conservato nelle stive potrebbe costituire, a medio e lungo termine, un elemento inquinante. E poi è da tenere presente che la nave si trova a 20/25 metri di profondità, ma soprattutto a solo mezzo miglio dalla costa. Questo elemento potrebbe far prevalere la volontà di procedere con il recupero del mercantile”.