Giovani donne vittime della tratta

È il tema a cui è dedicato il nuovo numero di Informa, il notiziario della fondazione Regina Pacis

Una piaga sociale, che riguarda soprattutto i Paesi dell’Est. Da sempre impegnata nel portare sostegno e speranza al prossimo, la casa d’accoglienza Regina Pacis fa sentire la sua voce

Il nuovo numero della rivista prende in considerazione il fenomeno della tratta, in tutta la sua drammaticità ed è soprattutto racchiuso in un silenzio di omertà politica che ancora oggi affronta il problema con distacco o in attesa della tragedia da “strumentalizzare” per acquisire consenso e visibilità . Un popolo in costante attesa delle tragedie, per poi muovere i passi della legalità, dell’ordine morale, dell’affermazione dei diritti, della tutela della persona umana, perché le “vittime della tratta e del traffico degli esseri umani sono persone”. Si parla costantemente di tragedie sul lavoro, che coinvolgono anche immigrati in condizione di irregolarità e sfruttamento. Si assiste, ormai quasi in diretta alla morte di immigrati lungo le coste della Sicilia meridionale, come se non fossero bastati i tanti naufragi e decessi lungo l’Adriatico negli anni compresi tra il 1997 ed il 2002. Ogni giorno le cronache riportano fatti di violenze alle donne, ma non solo nei confronti di vittime della tratta, ma anche di badanti, vittime di violenze domestiche, e di tante donne, soprattutto dell’est, sottomesse a matrimoni forzati. L’associazionismo, e soprattutto quello di matrice cattolica, è costantemente impegnato, anche nel periodo estivo, nei servizi alla persona, agli ultimi, ed in particolare nel contrasto al fenomeno della tratta, con fatiche quotidiane troppo spesso non apprezzate. Le organizzazioni criminali e clienti rappresentano i veri “padroni” della situazione, gli uni per lucrare e reinvestire in ulteriori attività criminali, gli altri per sfogare passioni represse e incoraggiare lo sfruttamento finalizzato alla prostituzione. L’applicazione dell’art. 18 del testo sull’immigrazione del 1998, relativo al recupero e reinserimento delle vittime della tratta, è in difficoltà per la mancanza di risorse, per la continua corsa al protagonismo della cronaca, che usa la vittima per andare in prima pagina e poi si dimentica del suo domani, per la disattenzione alla persona. È grave il ritardo nella concessione dei permessi di soggiorno alle vittime della tratta, per troppo tempo in attesa di un diritto, cosi chiaramente codificato dalla legge e dalle circolari ministeriali. Rimane ancora il problema della diffidenza nell’inserimento lavorativo, oltre ad una cultura che vuole, erroneamente, la ragazza dell’est o una ragazza di colore, disponibile per ben altro. Le vittime della tratta sono persone, giovani donne ed anche mamme, spesso minorenni e sottoposte a pressioni psicologiche di ogni genere, per cui la disattenzione nei loro confronti è un ulteriore danno al percorso di recupero e soprattutto una dimenticanza sociale estremamente grave. Tante, troppe vittime ogni giorno arrivano in Italia per accrescere il numero di coloro che già esistono, tante, troppe persone, criminali, incassano denaro sporco frutto di sfruttamento ed annientamento della persona. Grazie al modo di vivere e pensare, alla capacità di amare, donare, servire, essere per l’altro una possibilità e forse un’occasione per sperare, la risoluzione di questo problema non è più un sogno. “Aiutaci anche Tu a dare dignità alle persone”: la Fondazione Regina Pacis svolge la sua attività grazie alla disponibilità di persone che hanno scelto di dedicare parte del proprio tempo, delle proprie capacità e delle proprie risorse a favore del prossimo. Grande è la necessità di fondi perché le iniziative intraprese possano avere uno sviluppo significativo. Per sostenere la fondazione: conto corrente bancario Fondazione Regina Pacis conto n. 8131.81 CAB 01030 – ABI 11501 Monte Paschi Siena – Mantova conto corrente postale: Fondazione Regina Pacis; conto n. 12525754

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