Petruzzelli – Robin Hood: la gioia non è totale senza la libertà

di Fernando Greco

(foto di Clarissa Lapolla)

Fernando Greco

L’ “Opera Ragazzi”, fra i momenti più attesi dal giovane pubblico, è pronta a conquistare gli spettatori del teatro Petruzzelli. Quest’anno sarà la volta di “Robin Hood”, titolo commissionato dalla fondazione barese al compositore Michele dall’Ongaro su libretto di Vincenzo De Vivo, in scena dal 19 al 26 maggio con matinée (già sold-out) dedicate alle scolaresche e recite pomeridiane aperte al pubblico.

Un eroe senza tempo

A centocinquant’anni dalla pubblicazione del celebre romanzo attribuito ad Alexandre Dumas padre, le avventure di Robin Hood non cessano di affascinare generazioni di lettori giovani e meno giovani. Le peripezie dell’irresistibile “principe dei ladri” continuano a trasmettere il valore della giustizia sociale, della difesa del popolo inerme nei confronti di chi, usurpando il potere politico, si illude di poter disporre della vita e della morte delle persone. L’astuto arciere medievale che, nascosto con la sua banda nella foresta di Sherwood, combatte contro il terribile Sceriffo di Nottingham, è così divenuto protagonista di film, fumetti e videogiochi. Tante le pellicole cinematografiche di successo, da “La leggenda di Robin Hood” con Errol Flynn (1938) a “Robin Hood, il principe dei ladri” con Kevin Costner (1991) fino allo statuario Russell Crowe protagonista nel “Robin Hood” del 2010, senza dimenticare il muso e la coda di volpe dell’indimenticabile Robin Hood creato da Walt Disney (1973).

Ricordi d’infanzia

Un contagioso entusiasmo traluce dai commenti di tutti i creatori di questo nuovo “Robin Hood” a cominciare dal compositore Michele dall’Ongaro, nato a Roma nel 1957, dal 2015 Presidente – Sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia: Credo che Robin Hood sia stato il primo libro che ho letto per mia scelta (dopo Pinocchio, testo obbligato, allora, in prima elementare). Ricordo benissimo: era estate ed eravamo al mare. Probabilmente influenzato dai film (anzi “il” film, quello con Errol Flynn e le pazzesche musiche di Erich Korngold) mi buttai su quel racconto di cui l’unica cosa che rammento è la spavalderia del protagonista e il desiderio di assaggiare la carne di cervo. Quando il sovrintendente Biscardi mi ha proposto (grazie!) di scrivere una breve opera “per le scuole” (ma adatta anche ai genitori) per la stesura del libretto ho subito proposto il nome di Vincenzo De Vivo, con il quale avevo avuto modo di collaborare a un altro titolo che ci era parso ben riuscito. Pensavo ai tre moschettieri (siamo lì, quasi) ma alla sua idea di puntare al “Principe dei ladri” mi sono subito tornati in mente i pomeriggi estivi e la mia ammirazione per l’aristocratico ribelle, che ruba ai ricchi per dare ai poveri.

E veniamo all’opera. La storia è quella che conosciamo: buoni e cattivi tutti al loro posto. Da un lato, innanzitutto, il popolo. In effetti il coro è particolarmente presente in questo lavoro, anche più di quanto non prevedesse il libretto. Mentre scrivevo mi dicevo: Eh! Ma qui sono ancora tutti in scena, perché lasciarli senza far niente? E così, pagina dopo pagina, è diventata quasi un’opera per coro, solisti e orchestra. La colpa è del Teatro, che ha un ottimo coro e un eccellente Maestro. Inoltre Vincenzo ha fatto cantare perfino la foresta e gli alberi e a questo punto non mi sono più trattenuto. C’è poi chi il popolo lo vessa, ovviamente lo Sceriffo di Nottingham, un personaggio vile, viscido e patetico al tempo stesso. C’è poi chi il popolo lo difende, innanzitutto: Lui. Robin appare quasi subito, travestito. È l’unico personaggio che ha un tema tutto suo (che ritorna verso la fine, durante un’altra apparizione in incognito), una roba un po’ western. Quando arriva potrebbe essere una sorta di Clint Eastwood medievale e dopo un po’ scopriamo di che pasta è fatto. Sentirete. Non sono da meno i suoi amici (Will The Red, Frate Tuck e gli altri) coraggiosi e intrepidi (e incoscienti: quando sembra che stiano per impiccarli non se ne rendono nemmeno conto). L’amata Marion e la sua Nutrice sembrano in apparenza personaggi un po’ defilati (ma hanno un intero quadro tutto per loro) e diventano cruciali quando si tratta di sciogliere i tanti nodi davanti al Re. E sì: c’è anche Re Riccardo Cuor di Leone. Arriva alla fine, ma in un battibaleno risolve tutto: punisce i malvagi, premia gli eroi, restituisce i beni al popolo. Per finale, gran saltarello di gioia collettiva, tutti cantano insieme ma la Gioia non è totale, ci ricordano, se non c’è anche la Libertà. In fondo questa mi sembra la morale della favola e non solo a Nottingham.

E la musica? Non saprei, giudicate voi, io ho creato qualcosa che mi riportasse a quei ricordi di gioventù, a quel clima di spensierata allegria, a quello scanzonato, ludico e irresponsabile disimpegno, a quella brama – perennemente insoddisfatta – di sfogare le energie che hanno i bambini, sempre caricati a molla e pronti a buttarsi nella mischia esattamente come Robin Hood e i suoi inseparabili amici. Vediamo se ci sono riuscito: buon ascolto e benvenuti nella foresta di Sherwood.

Ballate dal fascino malinconico

Robin è sempre attuale, anche tra i millennials. Perché non farlo cantare in un’opera? – ha dichiarato Vincenzo De Vivo, nato a Salerno nel 1957, autore di libretti d’opera nonchè responsabile di ruoli direttivi e consultivi in prestigiose istituzioni europee, tra cui il teatro San Carlo di Napoli, l’Opera di Roma, l’Orchestra RAI di Roma, l’Accademia della Scala di Milano e la Radiotelevisione di Stoccarda – Sono corso a documentarmi sulle fonti, ritrovare le ballate scozzesi che dal XVII secolo parlano di Robin, figlio illegittimo di una figlia di Re Riccardo, partorito nel cuore di una foresta. In particolare Broom of the Cowdenknowes, ballata nota anche come Bonny May, parla di un fiore dal colore giallo vibrante, lo scotch broom, comune in tutta la Scozia: da lì ho preso alcune espressioni per le strofe che Robin, nei panni di un cantore di strada, intona entrando nel villaggio. Quelle ballate dal fascino malinconico mi hanno suggerito di associare verdi betulle e biancospini fioriti alla tristezza di Lady Marian, lontana dal suo Robin e insidiata dallo Sceriffo di Nottingham. Una diversa suggestione mi è giunta da un’amica assai cara, che mi ha invitato a dar voce ad alberi e animali della foresta di Sherwood, nella magia della notte di San Giovanni, quando Robin e Marian celebrano il loro amore. Ho ricevuto anche un altro suggerimento, di tutt’altro genere, da mio figlio, esperto del mondo dello sport: sottolineare il legame che unisce Bari a Nottingham, il cui club calcistico si chiama “Nottingham Forest” e ha gli stessi colori – bianco e rosso – della città e del “Calcio Bari”. Per questa ragione ho deciso di chiamare Brian Clough il terzo compagno di Robin Hood, dandogli il nome di colui che per diciott’anni fu l’allenatore del “Notthingham Forest”, portandolo a vincere la Coppa dei Campioni, la Supercoppa Europea e più volte la League Cup.

La partitura è felicemente arrivata nelle mani del sovrintendente Biscardi e del regista Sjim nei tempi convenuti: un’opera per i nostri tempi, dal ritmo veloce e incalzante, che sembra giocare con la musica di ogni tempo, suscitando il ricordo di antiche ballate, arie d’opera, canzoni d’autore, inni nazionali, danze popolari, e rivela tutta la sensibilità e la sapienza di un compositore che conosce profondamente sia l’avanguardia sia la tradizione. Non vedo l’ora di sapere se il pubblico sarà d’accordo con me.

L’attualità di Robin

Secondo il regista olandese Marcel Sijm, già impegnato in altre prime mondiali come l’opera “Jimmy” di Edward Top e “Biancaneve” di Micha Hamel per la Reisopera Netherlands “… Robin Hood non è solo un eroe leggendario appartenuto ai tempi antichi, ma dovrebbe diventare un eroe contemporaneo. Con la distanza sempre più drammatica tra chi possiede tanto e chi non ha nulla per vivere, propria dei nostri tempi, avremmo bisogno di creare un nuovo Robin Hood. L’arte può fare molto in tal senso ed anche se non è in grado di cambiare materialmente il mondo, può tuttavia fornire spunti di riflessione e molte idee ai giovani che forse saranno in grado di farlo in futuro: dunque, l’obiettivo davvero importante da raggiungere è stato entrare nella loro fantasia. Nell’affrontare il lavoro abbiamo avuto un duplice compito, anzitutto fare ciò che richiede una produzione per il giovane pubblico: divertire il più possibile condividendo con loro il nostro grande amore per il teatro e la musica. In secondo luogo, aprire un po’ i loro occhi sulla società per certi aspetti feudale in cui purtroppo ancora oggi viviamo, dove le persone di potere con larghi mezzi decidono per tutti gli altri.

La deliziosa musica di Michele dall’Ongaro e il libretto giocoso di Vincenzo De Vivo ci hanno dato strumenti sufficienti a ripensare completamente il mondo di Robin, poiché per come lo abbiamo conosciuto attraverso i media, i libri e i meravigliosi film con Errol Flynn e Kevin Costner, non eravamo sicuri che avrebbe funzionato sul palcoscenico di un teatro d’opera. Così abbiamo preferito creare un nuovo mondo attorno a Robin usando la nostra fantasia. Sanne Danz ha costruito, in collaborazione con il balloon artist Timnotsimon, una meravigliosa foresta su cui Gé Wegman ha creato le sue magiche luci con l’aiuto di Leandro Summo: insieme hanno dato alla scenografia l’aspetto di un ambiente in continua trasformazione. Per le scene di festa nel villaggio il costumista Wojciech Dziedzic ha tratto ispirazione dal variegato e fantasioso mondo delle feste popolari. Uno sforzo creativo per migliorare più mondi: quello illusorio in cui ci immergiamo nel momento magico dello spettacolo e quello reale del nostro futuro, dove speriamo di trovare più giustizia.

Il cast

Sul podio dell’Orchestra del Petruzzelli il direttore Pietro Mianiti, mentre il Coro del Teatro sarà preparato da Fabrizio Cassi. Protagonisti in palcoscenico: Giuseppe Tommaso ed Enrico Maria Piazza (Robin Hood), Martina Tragni (Lady Marian), Alexandra Ionis (La nutrice di Lady Marian), Alberto Petricca (Lo Sceriffo di Nottingham), Matteo Torcaso (Frate Tuck), Lorenzo Mazzucchelli (Re Riccardo), Tigran Melkonyan (Little John), Guido Dazzini (Will The Red), Andrea Piazza (Brian Clough).

La trama

Primo quadro – Piazza di un villaggio vicino a Nottingham.

Frate Tuck invita il popolo alla preghiera, ma tutti sono presi dai festeggiamenti per l’arrivo della primavera. Arriva Robin Hood travestito da mendicante e si unisce all’allegria degli altri. Sopraggiunge lo Sceriffo che costringe tutti a bere con lui, ma poi annuncia che ci sarà bisogno di arruolare più uomini nell’esercito e perciò aumenteranno le tasse. Fra’ Tuck si oppone e viene arrestato. Robin arriva in soccorso del frate, insieme a tre dei suoi compagni che si erano nascosti tra la gente: in pochi istanti scacciano lo Sceriffo e le sue truppe. Robin avverte gli abitanti del villaggio che lo Sceriffo sicuramente tornerà a vendicare l’affronto e pertanto invita tutti a seguirlo nel bosco. Gli abitanti del villaggio partono con lui inneggiando alla libertà.

Secondo quadro – Stanze di Lady Marian nel castello di Nottingham.

Marian è malinconica: pensa a Robin, il suo amore lontano. La sua nutrice, pur se avvilita per l’umore della fanciulla, la conforta e la invita a sperare. Giunge lo Sceriffo: porta una lettera del Principe Giovanni che lo autorizza a sposare Marian. Le due donne gli rispondono che per farlo è necessario il permesso del fratello di Marian e del Re, entrambi impegnati in guerra in terre lontane. Ma lo Sceriffo afferma che il matrimonio dovrà aver luogo il giorno successivo per ordine del Principe e se ne va a preparare la cerimonia. Mentre Marian si dispera, una freccia si conficca in un’imposta della finestra: c’è un biglietto di Robin. Egli è al corrente dei piani dello Sceriffo e le suggerisce di fuggire con lui nella foresta. Marian e la Nutrice si preparano alla fuga.

Terzo quadro – Una radura nella foresta di Sherwood.

Nella foresta di Sherwood si celebra la notte di San Giovanni. Robin manda tutti al fiume per accendere i tradizionali fuochi e resta solo con Marian, mentre la natura intorno a loro canta l’amore universale. Il colloquio dei due innamorati è improvvisamente interrotto da Little John: al fiume i fuorilegge sono caduti in un’imboscata dei soldati di Nottingham. Robin e Little John corrono in soccorso dei compagni.

Quarto quadro – La corte del castello di Nottingham.

I tre compagni di Robin sono stati catturati e saranno impiccati. Mentre lo Sceriffo legge la loro condanna, appare un vecchio eremita che chiede di far confessare i condannati prima dell’esecuzione. L’eremita altri non è che Robin travestito: dopo aver fatto invitato tutti a chiudere gli occhi durante la preghiera, egli libera e arma i tre fuorilegge. La battaglia di Robin e dei suoi compagni contro i soldati di Nottingham è incoraggiata dal popolo, ma viene interrotta dal trombettiere che annuncia l’arrivo di Re Riccardo. Entrando nel cortile del castello, il Sovrano chiede a Nottingham di spiegare la ragione di quello scontro armato: lo Sceriffo accusa i fuorilegge e il popolo di essere ribelli. Robin accusa a sua volta lo Sceriffo di essere un tiranno dai modi disumani. Fra’ Tuck, Marian e la Nutrice arrivano in tempo per sostenere la causa di Robin. Il Re crede a Robin, fa arrestare lo Sceriffo e restituisce a tutti la libertà.

Ulteriori dettagli sul sito www.fondazionepetruzzelli.it.

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