Mafia, tutte le confessioni dell’aspirante pentito Andrea Romano: in carcere comunicavano attraverso tubature dei lavandini

DOSSIER 1/L’ASPIRANTE PENTITO ANDREA ROMANO/La Dda di Lecce ha depositato copia del verbale illustrativo dei contenuti della collaborazione del brindisino, all’ergastolo per l’omicidio di Cosimo Tedesco, avvenuto il primo novembre 2014, e di recente condannato a 20 anni per mafia e droga, senza lo sconto di pena per chi passa dalla parte dello Stato. Le dichiarazioni sono state rese nel corso di 12 interrogatori dal 18 dicembre 2020 al 6 giugno scorso, nell’ambito dell’inchiesta “Old generation”: “Avevo la dote di crociata, superiore a padrino, facevo parte del gruppo di fuoco, conosco anche la struttura mafiosa a Lecce e in altre città pugliesi e gli accordi con i calabresi”. Descritto il ruolo delle donne, ricostruite alcune azioni di fuoco e le comunicazioni in carcere. Ancora molte le pagine bianche coperte da omissis

BRINDISI – “In carcere a Voghera eravamo ‘attaccati’ nel senso che le celle consentivano addirittura di colloquiare attraverso le tubature dei lavandini. In cella è stata fatta la comparanza con Francesco Campana e Giovanni Donatiello”.

IL VERBALE ILLUSTRATIVO DEI CONTENUTI DELLA COLLABORAZIONE DEL BRINDISINO ANDREA ROMANO

Andrea Romano, 35 anni di Brindisi, già condannato all’ergastolo, in 12 interrogatori ha confessato ai pm della Dda di Lecce di essere stato mafioso, consegnato nomi di chi fa(ceva) parte del gruppo tutto brindisino, ricostruito affiliazioni evidenziando anche il ruolo delle donne, raccontato il traffico di droga con canali di approvvigionamento all’estero, descritto i rapporti con la vicina Lecce e i gruppi calabresi e svelato i responsabili di alcune azioni di fuoco che avrebbero potuto scatenare una guerra.

Guerra mafiosa.

Tutto quello che ha detto in veste di aspirante pentito è (parzialmente) leggibile nel verbale illustrativo dei contenuti della sua collaborazione di cui Il Tacco d’Italia ha preso visione.

Sette pagine restano bianche, coperte da omissis.

Copia della raccolta delle dichiarazioni di Andrea Romano è stata depositata nel processo scaturito dall’inchiesta chiamata “Old generation” che ruota attorno ai cosiddetti “vecchi”, old appunto, della Sacra corona unita, l’associazione di stampo mafioso attiva tra Brindisi e Lecce, con ramificazioni nel tarantino e contatti con i calabresi della ‘Ndrangheta. Vecchie guardie sono ritenute Francesco Campana e Giovanni Donatiello alias Cinquelire.

Campana è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Antonio D’Amico sulla diga di Punta Riso, a Brindisi, il 9 settembre 2001, ed è il fratello di due collaboratori di giustizia, Sandro, morto suicida a marzo 2020, e Antonio, sul quale pesa un fine pena mai, per l’omicidio di Massimo Delle Grottaglie, avvenuto a dicembre 2001.

Donatiello è stato condannato come mandante dell’omicidio di Antonio Antonica, avvenuto nell’ospedale di Mesagne il 13 febbraio 1989, per il quale ha scontato in cella 30 anni. Sia Campana che Donatiello, dopo il blitz della Squadra Mobile del 25 settembre 2020 hanno scelto il processo ordinario.

LA CONFESSIONE DI ANDREA ROMANO, MA AL MOMENTO NESSUNO SCONTO DI PENA

Quello di Francesco Campana è il primo nome che Andrea Romano ha fatto dopo aver chiesto di parlare con i pubblici ministeri Giovanna Cannalire e Carmen Ruggiero della Direzione distrettuale antimafia di Lecce: primo interrogatorio il 18 dicembre 2020, ultimo il 6 giugno scorso. Il 9 luglio scorso Romano è stato condannato per associazione mafiosa e traffico di droga, a 20 anni di reclusione, senza il riconoscimento dell’attenuante della collaborazione. Lo sconto non c’è stato.

Il tribunale di Lecce, con sentenza della gup Alessandra Sermarini ha riconosciuto le attenuanti generiche e lo sconto per aver scelto il processo con rito abbreviato (un terzo della pena), quindi allo stato degli atti. Per capirne le motivazioni bisognerà aspettare 90 giorni.

La condanna è conseguente ai blitz del 13 febbraio 2020, uno sull’esistenza di gruppo mafioso con base nel rione Sant’Elia di Brindisi e l’altro sul traffico di droga, a partire dal novembre 2014, periodo a cui risale l’omicidio di Cosimo Tedesco, per il quale il brindisino sta scontando l’ergastolo.

Le indagini costituiscono un’appendice di quelle avviate dopo il fatto di sangue avvenuto la mattina del primo novembre 2014, all’indomani di una festa di compleanno tra bambini, la sera di Halloween.

AFFILIAZIONE FORMALE A FRANCESCO CAMPANA NEL SOTTOSCALA DI UN PALAZZO DI BRINDISI

Sono stato affiliato formalmente a Francesco Campana nel periodo in cui lo stesso era in libertà, all’incirca nel 2009, all’interno di un sottoscala dell’abitazione di Antonio Signorile, sita nel rione Cappuccini a Brindisi”, si legge nel verbale illustrativo della collaborazione. Signorile è stato condannato a otto anni e 4 mesi di reclusione nel processo in abbreviato relativo all’inchiesta “Old Generation”.

“In quel periodo io ero sottoposto alla sorveglianza speciale”, ha precisato Romano. “Nell’occasione era presente anche Francesco Campana. Si trattò di una vera e propria affiliazione e in quella occasione venni riconosciuto come facente parte di un gruppo di fuoco, operando per conto di Francesco Campana sul territorio di Brindisi e varie province a capo di un gruppo di miei ragazzi”.

“Ho ricevuto la massima carica di “crociata” da Francesco Campana e Giovanni Donatiello durante la comune detenzione a Voghera. Tale dote è superiore a quella di padrino”, ha sottolineato Romano. “Da quel momento in poi, noi tre ci accordammo affinché la gestione di tutti i traffici illeciti fosse affidata a me anche per loro conto”.

LE COMUNICAZIONI IN CARCERE ATTRAVERSO LE TUBATURE DEI LAVANDINI DELLE CELLE E LA COMPARANZA

L’incontro e l’accordo con Campana e Donatiello sono stati riferiti nel corso dell’interrogatorio reso il 31 marzo 2021: “Nell’anno 2017 – si legge – durante il periodo di detenzione presso la casa circondariale di Voghera, ho ricevuto la carica di “crociata” da Campana e Donatiello, detenuti nella sezione quarta, mentre io ero nella terza, sebbene molto vicino come ubicazioni, anzi posso dire che eravamo “attaccati”, nel senso che le ultime due celle delle rispettive sezioni consentivano addirittura colloquiare e attraverso le tubature dei lavandini si potevano tranquillamente scambiare comunicazioni tra di noi”.

Il racconto di Romano prosegue: “In quel periodo sono venuto a conoscenza che Giovanni Donatiello, Francesco Campana e Maurizio Briganti di Lecce avevano fatto una comparanza tra di loro, i primi due responsabili su Brindisi e provincia, mentre a Briganti fu riconosciuta la dote di ‘mamma santissima’ su Lecce. Ho appreso tutto ciò dai predetti con i quali avevo modo di incontrarmi durante gli spostamenti che avvenivano all’interno della casa circondariale, in particolare per recarmi all’infermeria o al magazzino dovevo passare dalla sezione quarta oppure Campana e Donatiello passavano nella mia sezione per recarsi alla biblioteca, al sopravitto e quindi ciò consentiva di vederci quotidianamente”.

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