Ex Ilva. Sentenza Consiglio Stato, presidio a Roma 12-13 maggio

di Daniela Spera

È molto attesa l’udienza del Consiglio di Stato del 13 maggio che deciderà se confermare o meno la sentenza del Tar Lecce dello scorso febbraio che ha ordinato lo spegnimento entro 60 giorni degli impianti ex Ilva. Sul piede di guerra alcune associazioni di Taranto pronte a manifestare a Roma il 12 e 13 maggio

Alcune associazioni ambientaliste di Taranto e liberi cittadini hanno promosso per il 12 e 13 maggio a Roma due presidi di protesta, uno in piazza San Silvestro e l’altro in piazza Montecitorio. L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione Genitori Tarantini, in collaborazione con altre realtà associative per chiedere che il Consiglio di Stato ponga fine ‘all’assurda convinzione che l’acciaio sia una produzione strategica per l’Italia’. Il gruppo organizzatore dei due eventi ne spiega l’obiettivo: ‘Vogliamo essere trattati al pari dei genovesi, dei triestini e che ci sia riconosciuta giustizia’. La citazione a Genova e Trieste è motivata dal fatto che nelle due città è stata spenta l’area a caldo dell’acciaieria, la parte della fabbrica più inquinante. All’iniziativa parteciperanno anche alcune personalità del mondo dello spettacolo.

Secondo Peacelink, ‘i dati sono evidenti, gli impegni di messa a norma degli impianti sono stati prorogati anno dopo anno. Entro il 2015 era stata prevista la messa a norma dell’area, ora slittata nel 2023. E con nuovi accordi si parla di andare ancora oltre. Al di là di quello che potrà decidere il Consiglio di Stato, rimane questa enorme anomalia’.

In merito all’ordinanza del sindaco di Taranto, impugnata da ArcelorMittal, il Tar Lecce il 13 febbraio scorso aveva concluso che ‘il termine assegnato nella misura di giorni 60 (sessanta) per il completamento delle operazioni di spegnimento dell’area a caldo, nei termini e nei modi esattamente indicati nella stessa ordinanza sindacale impugnata, deve ritenersi decorrere ex novo dalla data di pubblicazione della presente sentenza, in quanto medio tempore sospeso per effetto della sospensione cautelare dell’efficacia del provvedimento contingibile e urgente’ aggiungendo che ‘alcun effetto cautelare invece ha inciso il provvedimento impugnato con riferimento alla prima parte, ovvero all’ordine di procedere a ulteriori accertamenti e verifiche al fine di individuare preliminarmente le anomalie di funzionamento, dovendosi conseguentemente ritenere tale termine ormai irrimediabilmente decorso’.

ArcelorMittal, contro la sentenza del Tar, aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato che il 12 marzo con un’ordinanza ha di nuovo sospeso gli effetti del provvedimento del Sindaco Melucci, rinviando la decisione sullo spegnimento degli impianti al prossimo 13 maggio. Sempre il 12 marzo, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, riunitosi dal 9 all’11 marzo, in merito allo stato di esecuzione della sentenza del 24 gennaio 2019, ha giudicato, ancora una volta, lo Stato italiano inadempiente. Il Comitato ha invitato le autorità italiane a fornire informazioni entro il 30 giugno 2021.

Anche Isde Medici dell’ambiente ha aderito ai presidi a Roma, auspicando che ‘il Consiglio di Stato tenga in massima considerazione l’urgenza di tutelare la salute dei tarantini, a cominciare dai bambini. Non possiamo rassegnarci che, ancora una volta, si anteponga la prosecuzione di una attività altamente inquinante e che nulla venga fatto a tutela della salute’.

I medici per l’ambiente ricordano anche la recente richiesta di rinvio a giudizio per 9 tra dirigenti ed ex dirigenti Ilva per la morte, avvenuta a soli 5 anni, di Lorenzo Zaratta, sottolineando che ‘per la prima volta la magistratura ha riconosciuto un ruolo causale degli inquinanti emessi dall’impianto nell’insorgenza di un tumore cerebrale, a soli 3 mesi dalla nascita in un bambino in seguito deceduto per tale patologia a 5 anni’.

In realtà, la strada verso il riconoscimento di un nesso di causalità tra il tumore insorto al piccolo Lorenzo e l’attività siderurgica è ancora lunga. Ora l’ultima parola spetta alla giudice Paola Incalza che nella prima udienza preliminare, prevista per il 22 luglio prossimo, deciderà se accogliere o meno la richiesta di rinvio a giudizio dei pm Remo Epifani e Mariano Buccoliero. I magistrati hanno chiesto un processo per nove soggetti accusati, a vario titolo, di omicidio colposo. Le prove prodotte dai consulenti incaricati dall’avvocato Leonardo La Porta che assiste la famiglia Zaratta, hanno accertato la presenza nel cervello del piccolo, analizzato post-mortem, di elementi riconducibili all’attività siderurgica. Grazie anche al lavoro svolto da Antonietta Gatti, l’esperta che ha analizzato diversi campioni di materiale biologico prelevato dal piccolo Lorenzo, è stato possibile dimostrare che, a generare la malattia, è stata l’esposizione ambientale della madre durante la gravidanza.

La speranza è che la famiglia Zaratta possa ottenere giustizia. È importante che sia massima l’attenzione sulla vicenda che seguiremo da vicino.

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