Mafia in Puglia: in sei mesi confische per oltre nove milioni di euro

DOSSIER/12 Aziende agricole, zootecniche, ittiche, vigneti e conti correnti riconducibili a sodalizi operanti dal Gargano al Salento: la dimensione economica e finanziaria, i meccanismi lavatrice per il riciclaggio del denaro sporco e i numeri della lotta ai sodalizi mafiosi snocciolati nella relazione Dia relativa al periodo compreso tra luglio e dicembre 2019

 

Di Stefania De Cristofaro

 

BARI – Non solo blitz. Per fermare gli uomini e le donne della mafia, sono state eseguite una serie di confische che hanno permesso di sottrarre ossigeno ai sodalizi attivi in Puglia, dal Gargano sino al Brindisino: nel secondo semestre del 2019, sono passati allo Stato beni per un valore di oltre nove milioni di euro, fra terreni adibiti soprattutto a vigneti, imprese e società agricole, zootecniche, ittiche e conti correnti, oltre a una serie di auto di grossa cilindrata. Patrimoni che confermano la capacità economico-finanziaria che nel tempo hanno raggiunto alcuni gruppi riconosciuti, con sentenza, di stampo mafioso, attraverso meccanismi di lavaggio del denaro sporco.

LE LAVATRICI DEI GRUPPI MAFIOSI PER RIPULIRE IL DENARO DI PROVENIENZA ILLECITA

Le cosiddette lavatrici della mafia sono state oggetto di indagini e hanno portato all’aggressione ai patrimoni conseguiti in maniera illecita dai sodalizi di stampo mafioso in Puglia ha visto la Direzione investigativa antimafia protagonista, sia con operazioni d’iniziativa che su delega dell’autorità giudiziaria competente, arrivando a confiscare beni del valore di oltre nove milioni di euro, nel secondo semestre del 2019.

Stando ai dati raccolti e illustrati nella relazione sulle attività della Dia che il ministro dell’Interno ha consegnato al Parlamento, ammontano a otto milioni e 300mila euro le confische conseguenti a sequestri proposti all’esito di indagini svolte dalla Direzione investigativa antimafia. Le confische successive a sequestri proposti dal direttore della Dia hanno superato il tetto di un milione di euro: 1.092.400 euro.

Complessivamente, il valore dei patrimoni sottratti ai sodalizi e passati allo Stato è pari a 9.392.400 euro.

CONFISCHE IN PROVINCIA DI BARI E NELLA BAT

Tra i provvedimenti di rilievo, c’è stato quello eseguito nel Barese il 31 luglio 2019: la confisca ha riguardato due immobili, quattro veicoli, quattro compendi aziendali e sette rapporti finanziari, per un milione e 100mila euro. Tutto riferibile a un uomo già condannato con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di droga e armi.

A Minervino Murge, nella sesta provincia pugliese, la Bat (Barletta-Andria-Trani), il 3 ottobre successivo, è stato eseguito il sequestro di terreni seminativi, un’azienda agricola zootecnica e cerealicola, auto e conti correnti, per un valore di quasi due milioni di euro. Il patrimonio era riconducibile a un andriese accusato di furti e rapine, reati consumati anche nel Nord Italia, arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a giugno 2018, nell’ambito dell’inchiesta chiamata Odissea Bancomat. Le indagini hanno permesso di ricostruire i furti con la tecnica dell’esplosione agli sportelli bancomat.

LE CONFISCHE IN PROVINCIA DI TARANTO

In provincia di Taranto, il 24 ottobre 2019, è stato eseguito il sequestro di due villette, depositi, terreni seminativi, veicoli, disponibilità finanziarie e complessi aziendali nell’ambito del commercio di prodotti ittici e nel settore della pesca, per un valore complessivo di cinque milioni di euro, ai danni di un tarantino condannato per associazione mafiosa, con il ruolo di “organizzatore” del sodalizio, finalizzato in particolare al compimento di estorsioni.

Le indagini della Dia hanno permesso di bloccare nel Regno Unito, il 2 dicembre 2019, beni per sette milioni e ottocentomila euro, per lo più sotto forma di disponibilità finanziarie. Stando alle indagini, tutto era riferibile a un imprenditore barese operante nel settore dei tabacchi, già condannato per bancarotta fraudolenta e contrabbando. La confisca ha confermato quanto era finito sotto sigilli, per effetto del decreto di sequestro, il 15 aprile 2019.

Il 10 dicembre 2019, in alcuni comuni della provincia di Taranto, seguendo i risultati ottenuti dalla Procura di Lecce, è stata eseguita la confisca di una villa sul litorale salentino, un vigneto, un fuoristrada, un’azienda agricola, una cooperativa di servizi e un distributore di carburanti con annesso bar, per mezzo milione di euro, nella disponibilità di un uomo di San Giorgio Jonico, accusato di aver fatto parte di un gruppo mafioso e arrestato nel 2017 nell’operazione chiamata Impresa.

LE CONFISCHE IN PROVINCIA DI BRINDISI

La sezione operativa di Lecce, il 6 luglio 2019, ha eseguito provvedimenti di esecuzione pena a carico di sette brindisini, condannati a conclusione del processo scaturito dall’inchiesta Berat Dia del 2007, su un’associazione finalizzata al traffico internazionale di droga fra Brindisi e l’Albania, estorsione, porto e detenzione di armi. Due cittadini di nazionalità albanese, i fratelli Arben e Viktor Lekli ad oggi sono ancora latitanti: a Brindisi erano conosciuti come i “fratelli semaforo” perché per anni hanno diretto il traffico lungo il canale Patri, meritando persino l’attenzione dell’Amministrazione comunale e il riconoscimento di cittadini onorari.

Nei confronti di quattro imputati, condannati nel processo Berat, il 19 novembre 2020, è stato eseguito un decreto di confisca che ha portato a bloccare beni del valore di un milione di euro. Tutto passato nelle mani dello Stato.

 

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