Covid19, ex Ilva: “sospesa l’attività produttiva a fini commerciali”

Con una frase sibillina il prefetto di Taranto sospende “l’attività produttiva a fini commerciali” fino al 3 aprile. Ma continuano a lavorarvi 5500 operai

Di Daniela Spera

Come previsto l’ex Ilva non si ferma. Così ha deciso il Prefetto delle Provincia di Taranto Demetrio Martino. Con un decreto emanato ieri, 26 marzo 2020, dopo un incontro convocato il 25 marzo alle ore 11.30 presso la Prefettura, Martino ha attuato quanto previsto nel DPCM del 22 marzo 2020, provvedimento normativo recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.

Alla riunione hanno preso parte il Comandante provinciale VV.FF. di Taranto, il dirigente dello Spesal dell’Asl Taranto e in video/audio collegamento l’Amministratore Delegato di ArcelorMittal Italia spa, il Presidente di Confindustria Taranto, il Presidente della Camera di Commercio di Taranto e il Commissario straordinario ex Ilva.

Di seguito le motivazioni di Arcelor Mittal e del Comandante provinciale dei VV.FF. di Taranto.

Produzione già al minimo per Arcelor Mittal

Il decreto specifica che lo stabilimento siderurgico ha ridotto già da due settimane la produzione al minimo indispensabile. Per questo motivo, secondo Arcelor Mittal un numero inferiore a 5500 operai (3500 diretti divisi in 3 turni, più 2000 dell’indotto) è improponibile. La multinazionale dell’acciaio ha infatti precisato che ‘l’attuale assetto è identico a quello imposto dai Ministeri competenti, a novembre dello scorso anno, quale misura di salvaguardia per l’ipotesi di dismissione degli impianti da parte della stessa azienda’.

Il parere del Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Taranto

Per il Comandante è assolutamente necessario garantire la salvaguardia degli impianti e l’impiego di 1200 unità di personale specializzato (Comandata), per 12 ore continuative, non è adeguato in presenza di scenari di particolare criticità. Tale assetto, ha aggiunto, può essere mantenuto solo per pochi giorni prima che si producano danni irreparabili agli impianti.

Il decreto prefettizio, dopo aver tenuto conto delle osservazioni delle parti intervenute, ha così concluso: ‘…è sospesa, a partire dalla avvenuta notifica del presente provvedimento, fino al 3 aprile 2020, l’attività produttiva a fini commerciali dello stabilimento siderurgico di Taranto, gestito dalla società Arcelor Mittal Italia spa. Fino al 3 aprile 2020 è mantenuto l’assetto attuale dell’attività dello stabilimento necessario per garantire la salvaguardia degli impianti e la sicurezza degli stessi da più elevati livelli di rischio di incidenti, con l’impiego giornaliero massimo, suddiviso in turni, di n. 3500 dipendenti diretti e di n. 2000 dipendenti dell’impresa dell’indotto che operano all’interno dell’area ex Ilva’. Per un totale di 5500 operai a rischio contagio da Covid-19.

Ma perché usare la formula che prevede la sospensione dell’attività produttiva ‘a fini commerciali’? Cosa si cela dietro questa espressione sibillina?

L’opinione di Francesco Rizzo coordinatore provinciale USB Taranto

‘Non si capisce sulla base di quale ragionamento tecnico affermano che sono necessari 5500 persone per garantire la sicurezza di quella fabbrica. In realtà, quel numero rappresenta il quantitativo di dipendenti che serve per fare il massimo di produzione possibile in questo momento, cioè 9500 tonnellate di ghisa che trasformate in acciaio danno oltre 3 milioni di tonnellate di acciaio annue, che è il massimo che si può ottenere con due altiforni e una sola acciaieria in marcia. Per chiarire questi aspetti abbiamo richiesto un incontro con il Prefetto’.

E il sindacato di base non è solo in questa battaglia. Insieme a Usb anche Fim, Fiom e Uilm hanno sottoscritto compatti la richiesta d’incontro.

La dura critica dell’associazione Giustizia per Taranto

‘Il Prefetto di Taranto si è preso una enorme responsabilità: lo stabilimento ex Ilva potrà continuare a produrre, nonostante l’emergenza Covid-19. Utilizzando l’ambigua formula del “non poter produrre a fini commerciali”, si autorizza l’impiego di circa 5.500 dipendenti, tra interni ed indotto. Una vergogna! Come cittadini e attivisti di “Giustizia per Taranto”, siamo molto preoccupati e delusi dalla decisione del Prefetto. È evidente che il diritto alla salute dei cittadini di questo territorio è perennemente subordinato a quello economico: nemmeno il Coronavirus è riuscito a decretare le giuste priorità!’

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