In questi giorni mi interrogo molto sulla questione dell’educazione sessuale.
Quando dovremmo iniziare a parlare di sesso ai nostri figli? Quando lo chiedono loro? Quando oramai sono grandi e arriva la loro prima relazione? O prima possibile?
Il mio primo approccio lo devo ai libri che mio padre lasciava, volutamente incustoditi, in giro per casa, in modo da farmi credere che io li sfogliassi di nascosto da lui. Ne ricordo uno in particolare, un edizione tedesca, in lingua originale, che illustrava con foto, a volte molto esplicite, tutto il ciclo della vita: una donna nuda, un uomo nudo, un rapporto sessuale, una donna incinta nuda, la foto di un parto naturale, un neonato, una bambina, un bambino, e alla fine tutta una famiglia, dal nonno al nipote neonato. Tutti nudi!
Ricordo che, ogni qualvolta i miei amici venivano a giocare a casa mia, lo rubavo e lo sfogliavamo tutti insieme in gran segreto. Era un libro misterioso, imbarazzante e al contempo molto attraente per noi bambini…
A mia figlia ho comprato il primo libro sull’anatomia del corpo quando aveva più o meno 4 anni.
Poi ne sono arrivati altri, sulla differenza tra maschi e femmine per esempio.
Ma non ho mai affrontato il tema con schiettezza.
In realtà, nonostante tutte le mie letture e le mie convinzioni, nonostante la mia natura femminista, non sono nemmeno riuscita a chiamare la vagina con il suo nome, e ho scelto di perpetuare la tradizione di insegnare alle mie figlie a chiamarla con un soprannome molto comune dalle mie parti: la cicicchia.
La mia primogenita oggi compie 9 anni e, se bene sappia che i bambini nascono grazie al seme dell’uomo che entra nell’ovulo della donna e grazie a un generale ‘atto d’amore’, non ha idea di come questo possa accadere nella pratica.
D’altronde perché dovrebbe?
Faccio di tutto perché lei possa godersi la magia dell’infanzia il più a lungo possibile, crede ancora nelle fate, a babbo natale, alla befana e alla fatina dei denti. (A dire il vero ho il presentimento che quest’anno sia arrivata al punto in cui inizia a nutrire dei serissimi dubbi in proposito… ma sceglie di crederci, perché le piace. E piace anche a me.)
In un contesto del genere è quasi naturale che lei pensi che “quella schifezza di baci con la lingua che ogni tanto gli adulti si danno“ sia il modo in cui si procrea!
Poi però scopro che la mia migliore amica, con una figlia della stessa età, ha già affrontato il discorso, ed è addirittura già stata messa nelle condizioni di dover spiegare, in qualche modo, cosa significhi abusare di una bambina.
La cosa mi ha sconvolto e, naturalmente, mi ha costretto a riflettere sulla situazione.
Non è che io cresca mia figlia in una bolla di vetro, anzi!
Le ho già ampiamente parlato della violenza delle guerre, delle fughe dei rifugiati, dei naufragi nel nostro mare, della fortuna che abbiamo ad essere nate qui…
Le ho parlato della morte e del suicidio.
Cerco sempre di metterla al corrente delle notizie, anche se filtrate da me (Frida non ha mai sentito o visto un TG), per farla crescere consapevole e critica, per aiutarla a capire cosa è giusto e sbagliato e cosa significa avere una coscienza civica.
Ma mai, mai, avevo ancora pensato di renderla partecipe dell’esistenza del sesso e, sopratutto, del sesso senza consenso.
Non voglio spaventarla, non voglio che cresca impaurita dalla vita.
Ma è anche vero che è ormai arrivata alle soglie dell’adolescenza e, purtroppo, il terrore che possa accaderle qualcosa cresce in me insieme alla sua età…
Poi leggo la notizia dell’esistenza di ‘The shoah party”.
Una chat creata da due tredicenni per la condivisione di video pedopornografici e scritte inneggianti ad Adolf Hitler, a Benito Mussolini e all’Isis e frasi choc contro migranti ed ebrei.
Scoperta solo grazie alla denuncia di una mamma , con contenuti che la polizia stessa ha definito di una violenza inaudita, ha portato a 25 indagati sparsi in tutta Italia (quasi tutti minorenni).
E allora arrivo a pensare che forse non è mai troppo presto per informare i figli…
Quanto mancherà mai all’arrivo del telefonino nella vita di mia figlia? Due, tre, quattro anni?
E come lo userà?
Sempre in questi giorni, l’agghiacciante notizia dei due immigrati arrestati per lo stupro di una ventitreenne e incastrati dalle riprese delle telecamere di ordinanza del locale in cui hanno agito.
Le riprese mostrano i due che portano via una ragazza, talmente ubriaca da non tenersi in piedi, ed entrano in uno stanzino.
Ma, sopratutto, li ritraggono anche quando escono dal locale ed esultano felici, si abbracciano, festeggiano, si danno addirittura il cinque, fieri dell’impresa compiuta.
Il Paese in cui è avvenuto il fatto è la Gran Bretagna e i due immigrati sono due ragazzi italiani di buona famiglia rispettivamente di 23 e di 24 anni.
Esco, incontro un’amica, mi dice che sua figlia, 16 anni, si è fidanzata. Per fortuna con un coetaneo, aggiunge rincuorata. E concordo.
Mi racconta di averle fatto ‘il discorso’. E della reazione imbarazzata della figlia.
Io la metto in guardia sul fatto che siano sopratutto ragazzini etero dell’età di sua figlia a contrarre il virus dell’AIDS oggi. Che non hanno idea di cosa sia.
Lei aggrotta le sopracciglia e mi liquida con un ‘no, dai, non dirlo neanche per scherzo!’
Ma non stavo scherzando.
Cosa stiamo facendo?
Siamo una generazione di genitori super attenti e iper presenti ma non educhiamo i nostri figli.
Non ne abbiamo il coraggio, oppure sottovalutiamo i pericoli?
Stiamo delegando l’educazione sessuale dei nostri figli a you porn e simili.
E i risultati si vedono.
Avete mai fatto un giro sui siti porno?
Non sono esattamente come i giornaletti degli anni ’80, in cui vedevi Cicciolina in azione, con un finto poliziotto, sulla moto d’ordinanza…
Internet fornisce ai ragazzi una quantità illimitata di materiale pornografico facilmente raggiungibile ed estremamente diseducativo e pericoloso.
Quei siti propongono tutti sempre e solo la stessa cosa: donne sottomesse e ridotte ad oggetti sessuali su cui sfogare le proprie voglie. ‘Buchi da sfondare’. Violenza , violenza e ancora violenza e sottomissione.
Le categorie sono tantissime, le più svariate, ma il succo è sempre lo stesso: la donna subisce e l’uomo ‘punisce’.
L’industria pornografica si difende dicendo che le donne sono attrici e che in realtà sono consenzienti. Ma la cosa resta ugualmente grave! La degradazione delle donne viene promossa ugualmente. Masturbarsi guardando il video di una donna che viene violentata, anche se recitato, altro non è che cultura dello stupro e istigazione alla violenza.
E’ vero, la violenza c’è sempre stata e così lo stupro come arma di punizione.
(vedi l’atroce morte della giovane attivista curda Hevrin Khalaf, paladina dei diritti delle donne e pacifista, stuprata e poi lapidata in questi giorni in Siria).
Ma ciò che spaventa oggi è la totale assenza di senso della realtà. Realtà e finzione si accavallano e i ragazzi arrivano a confonderne i confini, fino a pensare che il sesso proposto dal porno sia quello della vita reale. E che una donna stuprata goda.
Stiamo crescendo una generazione convinta che subire o perpetuare violenza sia sexy.
La nostra società è talmente pregna dell’idea di donna oggetto che si è arrivati a non capire che il sesso non consensuale è uno stupro.
E’ tempo di cambiare registro, tutti.
Prendiamo coraggio, apriamo gli occhi.
Iniziamo a ribellarci alla cultura patriarcale e maschilista imperante, alla comunicazione deviata dei media, al silenzio delle autorità, al potere dell’ industria pornografica e anche alla prostituzione (che è ben lontana dalla romantica immagine della donna che offre un servizio agli emarginati della società, ma altro non è che stupro a pagamento…)
Ma, sopratutto, ribelliamoci ai nostri freni inibitori, alle nostre paure ancestrali e a tutti quei retaggi misogini che ci portiamo dietro.
Parliamo ai bambini di sesso, di amore, di consenso, di bellezza, di sacralità del corpo, di rispetto.
Parliamo loro di tutto , in modo naturale e semplice.
Prima che sia troppo tardi, prima che imparino da soli.
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