Di Barbara Toma
L’altro giorno ero al telefono con il pediatra e, distrattamente, mi sono congedata dicendo ‘ciao amore’.
Poi l’ennesima fermata a comprare le medicine; nonostante la lunga coda di gente in attesa dietro di me e gli anziani brontolanti, il farmacista mi ha chiesto: ‘Come stai? Non ti vedo bene, hai il volto provato, la pelle spenta, le labbra secche. Ho visto che ti toccavi la fronte, sai, io noto le cose, hai mal di testa? Sei stanca? Va tutto bene?’
In realtà stavo bene, cioè, come al solito. Eppure in quel momento avrei tanto voluto abbracciarlo.
Il farmacista era la prima persona a preoccuparsi di me in settimane.
Per un attimo ne sono stata lusingata, ma subito dopo ero in allarme: dio mio! ma, davvero? Alla gente basta uno sguardo per capire che sto male e io nemmeno me ne accorgo?!
Se mi chiedi come sto, ti rispondo che sto bene.
Perché è così.
Perché mi basta pensare alla mia ultima morte per sentirmi ok adesso.
Basta ricordare a me stessa che, anche questa volta, mi sono alzata per rinascere.
Io so bene come si fa: l’importante è continuare a migliorare sempre e, passo dopo passo, anche lentamente, progredire verso l’obiettivo finale: tornare a respirare.
Chissà in quanti siamo in queste condizioni.
Ripensandoci, chissà quante gliene capitano al giorno, al pediatra, di mamme con la testa tra le nuvole, la faccia spenta e le labbra secche, che sovrappensiero lo salutano con un ‘ciao amore’, chissà quante, dai.
Siamo in tanti a combattere, ad andare avanti nonostante tutto, a saper rinascere ogni volta.
D’altronde è facile: basta non avere altra scelta
L’ho detto altre volte, non riesco a vedere la resurrezione come qualcosa di speciale.
Lui è rinato una volta.
Io un milione.
E come me, tanti altri.
Fino a poco tempo fa vedevo la Pasqua un po’ come la mia festa, la mia e quella dei miei simili.
Auguravo a me stessa e agli altri di poter continuare a risorgere sempre.
Oggi invece sono stufa, francamente, rinascere mi ha stancato.
Non mi illudo più, ormai so bene di non avere nulla di speciale, nessun super potere, siamo tutti degli eroi quando non abbiamo altra scelta.
Ecco: questo vorrei.
Un’altra scelta.
Questo mi auguro io oggi: di poter scegliere, di poter smettere di vivere per le urgenze, smettere di essere forte.
E di iniziare semplicemente ad essere.
Librare, leggera, sentirmi libera.
In qualche modo siamo tutti degli dei.
Siamo diventati bravi ad affrontare un’emergenza dopo l’altra, una crisi dopo l’altra.
Siamo bravi a reinventarci, ad inventarci un lavoro, a sopravvivere al malgoverno, a sorridere nonostante tutto, a stringere i denti e andare avanti.
Noi, qui, siamo creativi, sopratutto le donne.
Sappiamo navigare contro corrente
e vivere in una costante corsa ad ostacoli.
Ed è proprio per questo che oggi io non mi auguro più di poter continuare a rinascere,
non ci auguro più di non temere la morte.
No, oggi io
ci auguro di cuore
di temerla, la morte
e di vivere,
una volta sola,
ma vivere
Ci auguro di poter scegliere e di poter amare.
Che a risorgere dalle proprie ceneri siamo capaci tutti, se costretti.
Invece vivere, non tirare avanti, non campare, non sopravvivere, ma vivere, sembra essere impossibile.
Vivere davvero,
condurre il gioco,
assaporare tutto,
abbuffarsi di poesia,
abbandonare quella che sembra l’unica alternativa, la più cauta, e scegliere quella che ci piace.
Abbandonare il circolo vizioso in cui ci hanno spinti
e inventare un altro modo di vedere le cose.
Fanculo la rinascita e fanculo la morte.
Basta essere forti!
Basta rinunciare alla vita per pagare le bollette,
rinunciare alla poesia per restare pragmatici,
rinunciare ai sogni per restare a galla.
Ho bisogno di credere che esiste una alternativa.
Basta votare per rabbia,
scegliere il meno peggio,
delegare a terzi il nostro destino.
Prendiamoci in mano le nostre vite, che voi abbiate fede o meno, che crediate in Dio o in Allah
o in niente, come me. Me ne frego del rischio di sprofondare nella retorica e nel buonismo.
E vi auguro di concentrarvi sull’Amore.
Solo l’amore,
solo la poesia,
solo la natura,
solo la cultura,
solo la fantasia,
solo la diversità
e la meraviglia dei bambini.
Ecco.
Ho bisogno di fare cose da bambini: bambini piccoli, molto piccoli.
Sentirmi felice perché c’è il sole,
seguire le formiche,
saltare nelle pozzanghere,
gettare fiori al vento,
correre nei prati,
sorridere alle mucche,
cantare le canzoncine,
mangiare i dolci di nascosto,
combattere i pirati,
attraversare la città in passeggino, mentre canticchio in una lingua sconosciuta e danzo con le mani,
gioire delle vacanze, esultare quando non c’è lavoro,
non conoscere il valore dei soldi,
meravigliarmi della vita,
addormentarmi felice,
lasciarmi alle spalle i problemi dei grandi; gli attacchi di panico, le preoccupazioni, e giocare.
E allora abbraccio con entusiasmo la mia nuova collaborazione con una compagnia che lavora alla messa in scena di Peter Pan, per ricordarmi come aprire la finestra e volare verso l’isola che non c’è. Intanto mi godo a pieno questi giorni di full immersion con prole.
Cose da bambini.
Solo questo mi serve e solo questo posso fare ora.
‘Di asse in asse ho mosso i miei piedi:
un percorso lento e circospetto,
le stelle sopra di me sentivo
e il mare intorno.
L’unica certezza, che i centimetri a venire
Sarebbero stati gli ultimi –
e questo mi dava quell’andatura vacillante
che alcuni chiamano – esperienza.’
Emily Dickinson – Di asse in asse
Oggi è la giornata giusta per ricordarsi dell’amore! Oggi ricorre la morte. Persino dio e’ morto. Anche i bimbi muoiono. E allora grazie morte, perché sei l’unica che ci ricorda di non sprecare tempo inutile ad altre occupazioni che non siano d’amore! Belle riflessioni le tue Barbara grazie!