Ultrà Lecce, la lezione ad un’intera città

di Barbara Toma

 

Io sono pigra.

Non ho mai amato lo sport.

Per me l’esercizio fisico è solo un mezzo per dare forza a ciò che mi interessa veramente: comunicare, esprimermi in modo più profondo, incontrare esseri umani, condividere, con il pubblico, con gli allievi, commentare la vita.

 

Non ho mai seguito molto lo sport e, anche se consapevole di quanto le persone che praticano sport di gruppo siano tendenzialmente più solidali e meno egocentriche dei danzatori, mi trovo spesso a giudicare con superficialità quel mondo e a tenermi ad una certa distanza.

 

Sicuramente non ho mai nutrito molto affetto per i tifosi.

Men che meno per gli Ultras. Ammetto di averli sempre bollati come pericolosi, tendenzialmente di destra, poco istruiti, fastidiosi e anche violenti.

Ahimè, forse perché sono cresciuta in uno dei Paesi con gli Ultras più violenti dopo l’Inghilterra.

(Ad Amsterdam, solo per tenere a bada i tifosi, ogni domenica la città viene occupata dai militari!)

 

Tutto avrei potuto immaginare in questa città di provincia, dove di solito non accade nulla e non ci sono manifestazioni spontanee di cittadini. Tutto, tranne che a fare ciò che avremmo dovuto fare noi cosiddetti ‘artisti della comunità leccese’ e ‘cittadini impegnati’, sarebbero stati solo loro, gli Ultras del Lecce!

Che incredibile ossimoro. Che paradosso. Che siano stati proprio loro a sorprendermi, e a illuminare la mia serata, facendomi trovare quella vita che spesso cerco invano in questo luogo.

Che un gruppo di tifosi mi abbia dato una lezione così preziosa…

 

Ecco cosa è accaduto.

Ieri a Lecce è iniziato uno degli eventi più interessanti che questa città propone, il festival Conversazioni sul futuro, e tra i primi, tantissimi appuntamenti, era in programma anche la proiezione del film ‘Sulla mia pelle’ che racconta la storia di Stefano Cucchi con, a seguire, l’incontro con la sorella, l’attivista Ilaria Cucchi e il suo avvocato, Fabio Anselmo.

Io, come spesso accade per gli impegni di lavoro o i miei doveri di mamma single, seguo ciò che accade da lontano e ho visto il film online. Ma ieri non ho resistito e, nel tornare a casa dopo il lavoro, ho cambiato strada, solo per passare da li, lì dove finalmente a Lecce accadeva qualcosa.

Ed è proprio grazie a questa mia implacabile e dannata voglia di inseguire ciò che accade che ho potuto assistere ad una scena bellissima e paradossale: la strada era gremita di gente, non si riusciva a passare, al suo arrivo al cinema Ilaria è stata accolta da un folto gruppo di Ultras del Lecce che cantavano : ‘Forza Ilaria non mollare, forza Ilaria non mollare! Siamo con te!’.

 

Non potevo credere ai miei occhi. All’inizio, chissà perché, credevo addirittura fossero dei cori contro di lei…

Che bello aver torto, ricredersi.

Mi hanno scaldato il cuore e fatto riflettere.

 

Ricapitolando: gli Ultras del Lecce hanno saputo dell’arrivo in città di Ilaria, si sono organizzati, hanno preparato degli striscioni, e si sono dati appuntamento davanti al cinema per accoglierla e farle sentire la loro solidarietà.

Nessun altro ha pensato di organizzare qualcosa. Solo loro, tra tutti, solo gli Ultras.

Nessuna banda, nessun musicista, nessuna scuola di danza, nessun artista (nemmeno io) ha pensato di fare nulla, se non presenziare all’evento come un vip.

Nessun cittadino, nessun collettivo studentesco, nessun gruppo organizzato.

Nulla. Come se qui in città passassero spesso personaggi come Ilaria.

 

Oggi nutro forti dubbi sulla mia coscienza politica e sul mio agire nella comunità e, sopratutto, su tutto l’immaginario che avevo riguardo a un mondo che non ho mai conosciuto.

Devo scusarmi con tutti i tifosi per aver creduto per così tanto tempo a dei pregiudizi sul loro conto e per averli immaginati tutti ugualmente fastidiosi e inutili.

E devo ringraziarli per avermi sorpreso e per avermi spinto a riflettere sul mio agire, o meglio, sul mio non agire.

Dovrebbero esserci più cori, più striscioni, più gruppi di persone che urlano la loro solidarietà in strada!

Avremmo dovuto essere in tanti lì ad accoglierla, danzando, suonando, cantando per lei, battendole le mani, avremmo dovuto tutti lasciare il divano e scomodarci per scendere in strada, anche solo per farle sentire la nostra presenza.

 

Oggi leggo online i ringraziamenti di Ilaria agli Ultras di Lecce, ma anche a tanti altri gruppi di Ultras italiani, scopro foto di stadi con curve di tutti i colori ma tutte con striscioni in nome di Stefano Cucchi.

(E ancora una volta ho la prova che le immagini che i media ci mandano, le informazioni che ci arrivano, sono sempre al negativo. Arriva la notizia di uno striscione razzista allo stadio. Ma non arriva la notizia di tanti striscioni di solidarietà nelle curve nord…)

 

Ancora una volta torno a pensare che dovremmo cercare il bello, informarci sul positivo, creare speranza.

Dovremmo prendere esempio dagli Ultras. Appendere degli striscioni alle nostre finestre, ai nostri balconi.

 

W lo sport! W la curva nord! W gli Ultras Lecce!

7 Thoughts to “Ultrà Lecce, la lezione ad un’intera città”

  1. Antonio Dimo

    Si però queste manifestazioni, si dovrebbero fare anche nelle migliaia di operazioni che l’arma dei carabinieri conduce a beneficio della comunità e, a rischi della vita, del resto sono uomini anche loro e si deve accettare se tra migliaia di persone buone, qualcuno sbaglia. Penso che in questo modo si può accendere gli animi contro i carabinieri e non mi sembra giusto. Questa è la mia personale opinione che, non vuole nuocere a nessuno grazie.

    1. Giorgio

      Le forze dell’ordine fanno solo il loro dovere. PUNTO!

  2. Il gruppo numeroso è facilmente eroico quanto criminale. Scomparsa della vita cerebrale e predominio della vita nervosa. Abbassamento dell’intelligenza e trasformazione completa dei sentimenti. I sentimenti trasformati possono essere migliori o peggiori di quelli degli individui che lo compongono. Negli Ultras c è sempre un leader, un leader molto forte che orienta i sentimenti e i pensieri dei componenti il gruppo nel senso da lui stesso determinato come un ipnotizzatore. Essendo nell’ipnotizzato paralizzata la vita del cervello egli diventa lo schiavo di tutte le attività incoscienti attuate dall’ipnotizzatore, un automa diventato impotente a guidare la propria volontà. Fidarsi degli Ultras è un grave errore, come apprezzare il pollice in alto dell’imperatore che grazia il gladiatore vinto. Lo stereotipo della bontà è l’arte dell’inganno e della perversione.

  3. Piero Congedi

    Il gruppo numeroso è facilmente eroico quanto criminale. C’è sempre un leader con un controllo sociale elevatissimo, l’ipnotizzatore nelle cui mani è il componente del gruppo, l’ipnotizzato che avendo ormai paralizzata la vita del suo cervello, diventa schiavo di tutte le attività incoscienti messe in atto dall’ipnotizzatore. La personalità cosciente è svanita, la volontà e il discernimento aboliti. Sentimenti e pensieri sono orientati nel senso voluto dall’ipnotizzatore. Fidarsi degli Ultras è come dare credere al pollice alzato dell’imperatore che grazia il gladiatore vinto. Lo stereotipo della bontà è l’arte del l’inganno e della perversione.

  4. Roberto Mariano - Lecce

    Congedi, ha mai frequentato una curva o degli Ultras? No.

  5. Stefano

    Piero Congedi………ma perché pretendi di spiegare cose di cui sei totalmente all’oscuro…….ti do un consiglio EVITA fai più bella figura……quello che non capite è che la vostra attenzione ancora una volta per voi piccoli intelligentoni è focalizzata sugli UL e non avete capito il senso di ciò che ha scritto la ragazza…..ma va bene così poco ce ne importa di gente come voi…..ne vogliamo la vostra fiducia…..non ci interessa.

  6. piero congedi

    Stefano, difendendo gli Ultras dimostri di aver capito benissimo che la mia critica non era rivolta alla sorella del martoriato ragazzo. Ma essendo tu stesso un componente di questi infausti gruppi…

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