“Rifiuti zero”, la difficile transizione dell’Italia

// DOSSIER // SECONDA PUNTATA// Sono ancora 68 le discariche fuori norma e da bonificare per le quali l’Italia continua a pagare più di 14 milioni ogni sei mesi. In Puglia 12 sono state già sanzionate e per altre 5 l’Italia è stata deferita alla Corte di Giustizia Ue. Entro il 2035 dovremo metterci in riga. Ce la faremo?

  

(2^ PUNTATA)

LEGGI QUI LA PRIMA PUNTATA DEL DOSSIER

Di Francesca Rizzo

Entro il 2035 l’Unione Europea dovrà portare al 10% del totale la quantità di rifiuti urbani conferiti in discarica, incrementando il riciclo: è l’obiettivo del Pacchetto sull’economia circolare, approvato nei mesi scorsi a Strasburgo e recentemente pubblicato in Gazzetta ufficiale (L 150 del 14 giugno 2018).

Adesso la media europea di rifiuti destinati a discarica è del 25%, con percentuali molto variabili nei singoli Paesi. In Italia la media è del 28%.

Centrare l’obiettivo del 10% di rifiuti conferiti in discarica entro il 2035 sarà impresa ardua, dal momento che ancora oggi ci sono in Italia 68 discariche fuori norma da bonificare, per le quali tutti paghiamo 14milioni e 200mila euro ogni sei mesi.

 

28% dei rifiuti urbani smaltito in discarica

7 milioni e mezzo di tonnellate nel solo 2016

 

//BONIFICHE A SUON DI MULTE

Smaltire in discarica è “il metodo più economico ma anche il peggiore per l’ambiente e la salute”: così lo definisce la Ue.

La Corte di giustizia europea ha già condannato l’Italia nel 2007 (Causa C-135/05 del 26 aprile): l’Italia è stata riconosciuta inadempiente ed invitata a mettere in sicurezza, o chiudere, tutte le discariche abusive, o comunque pericolose perché non a norma.

Poiché non lo ha fatto, cioè non ha dato esecuzione alla sentenza del 2007, nel 2014 (Causa C-196/13), l’Italia è stata condannata a pagare 40 milioni una tantum. A questa somma si aggiunge una penalità semestrale calcolata in base alle discariche fuori norma presenti in quel momento.

//CHE COSA E’ STATO FATTO

 Nel 2014 erano 200 le discariche irregolari per le quali l’Italia è stata multata dalla UE.

Oggi di quelle 200, ne rimangono ancora 68, ancora da bonificare.

Ne sono state bonificate 132 in 4 anni.

Facendo un calcolo approssimativo, in quattro anni le discariche fuori norma ci sono costate circa 235 milioni di multe: più o meno 160mila euro al giorno.

Per ogni discarica messa a norma, l’Italia ha ricevuto uno “sconto”: 400mila euro, se la discarica conteneva rifiuti pericolosi, o 200mila, se la discarica conteneva rifiuti non pericolosi.

 

200 discariche fuori norma nel 2014

In 4 anni l’Italia ha pagato 235 milioni di multe alla Ue per le discariche non bonificate

 

 //IL COMMISSARIO DELLE DISCARICHE

Per accelerare i processi di bonifica e messa in sicurezza permanente, lo scorso anno il governo Gentiloni ha nominato un Commissario straordinario per la bonifica delle discariche abusive (Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri del 24 marzo 2017).

Al Commissario straordinario, il Generale di Brigata dei Carabinieri Giuseppe Vadalà, e al suo staff, sostituti di fatto delle amministrazioni inadempienti, sono state affidate inizialmente 58 delle discariche ancora in infrazione, poi, a novembre scorso, altre 22.

Ed in effetti il lavoro condotto da ufficio del Commissario e Ministero dell’Ambiente, insieme a tutti gli enti coinvolti, ha dato i suoi frutti: il 12 marzo scorso la Direzione Generale Ambiente della Commissione UE ha “depennato” altri 9 siti dall’elenco delle discariche abusive.

Al momento, perciò, sono 68 le discariche da bonificare, 132 quelle sulle quali si è intervenuti. Il che significa che l’Italia, ora, paga una sanzione semestrale di 14 milioni 200mila euro.

Il 1^ giugno scorso alla Commissione Ambiente dell’Unione Europea sono stati presentati 13 nuovi dossier di altrettante discariche bonificate tra Veneto, Campania, Calabria, Abruzzo e Sicilia. Tra un paio di mesi si avrà il responso: se la Commissione promuoverà gli interventi, resteranno 55 siti da bonificare, e alla sanzione verranno scalati 2 milioni e 600mila euro.

 

//ALTRE 44 DISCARICHE A RISCHIO MULTA

Il 17 maggio dello scorso anno il nostro Paese è stato deferito alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, a causa di altre 44 discariche a forte rischio per l’ambiente e la salute.

In altre parole, si sta replicando quanto è già successo: la Commissione europea ha rilevato le irregolarità e lo ha comunicato alla Corte di Giustizia, la quale dovrebbe invitare il nostro governo a mettersi in regola, senza comminare sanzioni (vedi la sentenza del 2007). Se l’Italia non dovesse adeguarsi, arriverebbero nuove multe.

La maggioranza assoluta delle “nuove” discariche sotto accusa si trova al Sud: a parte 3 siti in Friuli, se ne contano 23 in Basilicata, 11 in Abruzzo, 2 in Campania e 5 in Puglia.

 

//CINQUE DISCARICHE DA BONIFICARE SONO IN PUGLIA

 Anche per cinque discariche pugliesi da bonificare l’Italia è stata deferita alla Corte di Giustizia Ue e rischia nuove multe milionarie.

Le discariche da bonificare sono:

Igea Srl di Trani, CO.GE.SER di Bisceglie, F.lli Acquaviva e D’Oria G. & C. S.n.c., entrambe di Andria, e CO.BE.MA, di Canosa di Puglia; in seguito al deferimento, la giunta regionale pugliese ha diffidato la Provincia competente, Barletta-Andria-Trani, ad intervenire.

//NEL FRATTEMPO, IN PUGLIA…

Intanto, le istituzioni regionali lavorano al nuovo Piano di gestione dei rifiuti urbani: il 14 giugno scorso è stato presentato il documento di proposta, che in questi giorni viene discusso con enti e associazioni interessate: associazioni ambientaliste, di volontariato e dei consumatori, operatori economici, parti sociali, ordini professionali, enti pubblici e locali (Legge regionale n. 28/2017 sulla Partecipazione).

Tra gli obiettivi, potenziare gli impianti pubblici di gestione dei rifiuti, ridurre la produzione pro capite di rifiuti urbani, incentivare la raccolta differenziata e ridurre il conferimento in discarica, con un traguardo ambizioso: raggiungere entro il 2025 il limite massimo del 10% di rifiuti urbani destinati a discarica.

L’approvazione definitiva del nuovo regolamento è prevista entro luglio.

 

Al Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani si aggiunge la proposta del Movimento 5 Stelle pugliese (al momento in discussione presso la V commissione regionale) di approvare una legge regionale che attui un sistema di economia circolare a livello locale.

Al di là delle singole proposte, la situazione è chiara: bisogna fare qualcosa, tutti insieme. Per la nostra salute, per la nostra economia, per contrastare chi, attraverso la gestione illecita dei rifiuti, ha creato un vero business internazionale.

La stessa attività del Commissario straordinario per la bonifica delle discariche abusive è la prova: dopo ogni bonifica, lo staff del Commissario informa il Prefetto e i Carabinieri locali perché i terreni risanati siano sorvegliati, in quanto “obiettivi sensibili per la tutela futura dell’integrità riconquistata”.

 

// PER SAPERNE DI PIU’

Perché tutte queste sanzioni? Perché le discariche contestate sono del tutto abusive, o perché non sono gestite nel rispetto della direttiva CE: non rispettano la distinzione tra rifiuti non pericolosi, rifiuti pericolosi e inerti, e ospitano materiali che andrebbero smaltiti a parte, come gomme usate, liquidi infiammabili, esplosivi e corrosivi, o provenienti da strutture sanitarie (direttiva 1999/31/CE).

Già nel 1999, quasi vent’anni prima che venisse fissato ufficialmente l’obiettivo “rifiuti zero”, si chiedeva ai governi dell’Unione Europea di “attuare strategie nazionali per ridurre progressivamente la quantità di rifiuti biodegradabili da conferire in discarica”.

Ma in seguito alla direttiva sulle discariche, gli Stati membri erano chiamati anche a bonificare, o in casi estremi chiudere, i siti non conformi ai nuovi requisiti tecnici di sicurezza.

A distanza di quasi due decenni, qualcosa è stato fatto, ma le mancanze accumulate nel tempo continuano a fare danni. Inerzia amministrativa? Impedimenti concreti?

Di certo la pressione costante delle istituzioni europee non è mancata.

 

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