Numero 398

di Barbara Toma

Mi stanco di più a pulire casa e andare a fare spese, mi stanco di più a scrivere progetti, a improvvisarmi grafica, a fare promozione, a stare al computer. Tutto mi stanca più del praticare il mio mestiere, mi stanco addirittura di più a fare shopping (quelle due volte l’anno) o ad andare al mare, che non ad allenarmi e a provare chiusa in sala tutta la mattina!

 

Non è sempre facile, sopratutto col passare degli anni. A volte il corpo è pesante, tutto risulta difficile e ti viene voglia di urlare dalla frustrazione. Ma capita anche di sentirsi forti, imbattibili, e riuscire a scatenarsi danzando per ore…

 

L’importante è non mollare, costringersi a tornare sempre in sala.

 

Perché è avvilente non riuscire a fare ciò che si è immaginato, o non riuscire ad immaginare proprio nulla. Ma l’adrenalina e l’eccitazione che mi procura danzare o essere ispirata… no, non è mai tempo sprecato. Ogni volta esco dalla sala con una nuova consapevolezza, con nuova energia e con la voglia di tornarci al più presto. Perché, anche quando è difficile, non mi pesa, anzi, mi piace! In sala sento di essere la parte migliore di me, mi sento a mio agio, riesco ad esprimermi. E questo mi rende felice.

 

Siamo davvero degli strani animali. Continuamente intenti a complicarci la vita, e se non lo facciamo noi ci pensa qualcuno altro!

 

Eppure potrebbe essere tutto molto più facile. Basterebbe dire alla persona che amiamo che la amiamo, dire a chi ci ferisce che ci ferisce, chiamare chi ci manca, poter studiare e lavorare secondo i nostri interessi…

 

Non sarebbe tutto molto più semplice se potessimo guadagnarci da vivere con ciò che ci appassiona? Sarebbe un mondo diverso. Fatto di persone stimolanti e positive. Fatto di professionisti felici e rispettati. Un mondo abitato da esseri umani meno frustrati e più sereni.

 

Penso a questo mentre cerco, invano, di provare empatia con l’odiosa signora che mi dovrebbe aiutare allo sportello informazioni dell’ufficio in cui mi trovo. Mi tratta come se le avessi fatto un torto e mi allunga un numero con fare davvero scocciato. Torno a sedermi.

 

E’ una fatica diversa quella che si affronta se il nostro lavoro è anche la nostra vocazione. Magari anche più ostica, più pesante, ma se fai ciò che ti piace non lo percepisci.

Altro che odiare il lunedì e contare le ore che ti separano dall’aperitivo!

(A giudicare dalla quantità di battute su questo argomento direi che è una cosa molto diffusa)

 

La vita è una sola, dovremmo viverla a pieno, dedicandoci alle nostre passioni, inseguendo le nostre curiosità, lavorando per vivere e non viceversa.

 

Che bello sarebbe: niente più impiegati scontrosi agli sportelli, niente più cassiere maleducate nei supermercati, niente più pediatri che odiano i bimbi, maestre stanche che non hanno più voglia di insegnare, critici che non hanno voglia di andare a teatro, giudici pronti ad accettare mazzette, studenti universitari svogliati che studiano una materia a caso pur di diventare dei laureati…

 

Ma si dai, non è colpa di questa scorbutica e diffidente signora che ho davanti se viviamo in un mondo in cui dobbiamo per forza mettere da parte interessi, passioni e vocazioni e arrenderci ad accettare le cose come stanno: devi faticare, devi faticare tanto e non basterà mai. E non sarai mai rispettata, non sarai mai di ruolo, non avrai mai la pensione, e non sarai mai magra abbastanza, e non sarai mai una mamma abbastanza brava, non avrai mai abbastanza cose… Dovrai sempre sgobbare per averne di più e, se mai basteranno per vivere bene, non avrai tempo per vivere.

 

Certo, non sempre ciò che amiamo risulta poi effettivamente essere la nostra vocazione… Per alcuni mestieri bisogna avere un talento particolare. Ma se tutti potessero perseguire i propri sogni, allora sicuramente il loro percorso li porterebbe a trovare la loro strada. Non quella per sopravvivere, ma quella per vivere secondo le proprie attitudini e con serenità.

 

Per me scegliere di vivere in Olanda ha significato smettere di essere una ragazzina frustrata e poco promettente a scuola e studiare secondo i miei interessi, sentendomi rispettata nelle mie scelte. Nessuno mi ha regalato niente, ho dovuto fare sacrifici e lavorare sodo, ho dovuto fare gavetta, e ho anche dovuto accettare di avere meno talento di quanto avrei sperato. Ma è stato così che ho scoperto la mia vocazione e sviluppato i miei talenti. Vivendo in un posto dove tutte le scelte sono ugualmente rispettabili e possibili, e dove la meritocrazia esiste davvero.

 

Perché qui dev’essere sempre tutto così difficile? La scuola viene maltrattata, gli studenti costretti ad imparare cose che non servono. Sognare in grande è una vergogna e tutto ciò che ha che fare con la creatività poco rispettoso. Vieni trattato con poco rispetto fin dai banchi di scuola e poi il mondo del lavoro: stage gratuiti, umiliazioni, raccomandati, condizioni ingiuste, precariato, il continuo rimandare la nascita di un figlio, rinunciare al tempo con chi amiamo, agli hobby, ai viaggi, alla vita… n. 398 tocca a me!

Spero almeno che il signore allo sportello 4 sia gentile.

Io intanto lo immagino con un vestito molto elegante, circondato da migliaia di garofani rosa e illuminato da un occhio di bue.

 

Vado.

 

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