L’intervento integrale della Consigliera regionale uscente alla conferenza stampa di fine mandato, che si è svolta questa mattina a Bari
di Serenella Molendini
(Consigliera Nazionale di Parità supplente, già Consigliera di Parità della Regione Puglia)
Egregio Presidente e gentile Assessore Leo, cara Elena, care amiche ed amici, care Consigliere,
è con emozione che oggi lascio la Regione Puglia dopo averla “abitata” per 12 anni, certa che Anna Grazia e Stella potranno lavorare bene con continuità e innovazione.
Cercherò di ripercorrere con voi, alcune delle tappe più importanti di questo mio percorso, perché la memoria di ciò che si è fatto è importante.
Parlo di 12 anni e non di 10 perché già da Consigliera della Provincia di Lecce ho collaborato, fin dal 2006, con l’allora Assessora Elena Gentile, con le Dirigenti Antonella Bisceglia, Anna Maria Candela e poi Francesca Zampano alla stesura di importanti Leggi (penso alla legge 7 del 2007), ma anche alla diffusione delle stesse (penso alla Legge 19 del 2006) e del grande piano per l’infrastrutturazione sociale in Puglia sostenendo in quegli anni la progettualità di asili nido di Comuni e ASL.
Ma è stato interessante anche il lavoro svolto come componente del Comitato di Valutazione del POR Puglia nell’Assessorato alla Formazione Professionale guidato dal prof. Marco Barbieri (dal 2006 al 2008 a seguito di avviso pubblico).
Esperienze che mi hanno aiutata ad entrare più facilmente nei meccanismi regionali.
Poi, la mia nomina a Consigliera Regionale di Parità e l’inizio di un lavoro in primo luogo con gli Assessorati al Lavoro (Marco Barbieri, Angelo Losappio, Elena Gentile), al Welfare e Pari Opportunità (Elena Gentile), alle Politiche Giovanili (Guglielmo Minervini e le sue meravigliose idee: Bollenti spiriti, Principi attivi. Quante donne giovani ho supportato perché trovassero la loro strada grazie a questo progetti!), all’Agricoltura (Enzo Russo – le masserie didattiche – prima e poi con Dario Stefano), alla Cultura e al Mediterraneo (Silvia Godelli con progetti importanti, per esempio con lo scambio con le donne del Libano, insieme all’Associazione Sud Est Donne dell’amica Maria Ancona).
Perché compito di una Consigliera Regionale di Parità è collaborare con gli Assessori, senza però perdere mai la propria autonomia e terzietà, così come richiesto dalla nostra legge istitutiva.
Era il tempo della Giunta 50&50. Ed era il tempo in cui le Politiche di Genere erano frutto della partecipazione collettiva e dell’incontro tra politica e società civile.
Sono arrivata qui in un momento molto positivo per le Consigliere di Parità che, seppur sconosciute ai più, avevano a disposizione risorse economiche cospicue provenienti dal Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali.
Certo era tutto da costruire: ufficio, immagine, diffusione del ruolo della consigliera, azioni, progetti. Ma, nello stesso tempo, quasi tutti i fondi non erano stati spesi ed erano a disposizione di una progettualità a favore delle donne. Ed ancora oggi, se possiamo intervenire nelle azioni in giudizio o con azioni progettuali, lo possiamo fare grazie all’oculatezza con cui abbiamo operato in questi anni.
Parlo al plurale, naturalmente, perché voglio ricordarlo a tutte noi che, accanto a me, c’è sempre stata fino a due anni fa la Consigliera Supplente Teresa Zaccaria.
Come Consigliere siamo sempre partite da analisi e rilevazioni (vi invito a leggere i miei Rapporti annuali che troverete sul sito), per progettare azioni atte a sostenere il lavoro delle donne in piena crisi economica in tutti i settori, era il 2008 e iniziava la più grande crisi economica del nostro Paese e non solo.
In quei primi anni abbiamo potuto realizzare, grazie ad un Progetto Europeo, l’Osservatorio sul mercato del lavoro, un progetto importante che aveva la finalità di raccogliere dati, ma anche di pensare a possibili soluzioni. Da esso, nacque l’idea della Conferenza itinerante su Donne e Lavoro per raccogliere in tutta la Puglia i bisogni e i desideri delle donne e di quei territori (perché una Consigliera Regionale è Consigliera di tutta la Puglia. E posso dire con orgoglio di non aver mai privilegiato nessun territorio!).
E poi il Piano straordinario per il lavoro (era il 2010) con una linea d’intervento per le Donne: azioni a sostegno dell’imprenditoria femminile, interventi per l’inserimento lavorativo delle migranti, formazione e incentivi alle assunzioni, servizi di conciliazione vita lavoro e tanto altro ancora…
L’Osservatorio sul mercato del lavoro di genere fu poi superato qualche anno dopo dall’attivazione di un Osservatorio sul Mercato del Lavoro da parte dell’Assessorato al Lavoro, che aveva l’obiettivo di offrire dati statistici molto più complessi, purtroppo ancora blind gender. La mia battaglia in Commissione Politiche Sociali fu quella di avere statistiche distinte per genere e una sezione dedicata alle donne. Purtroppo dopo pochi anni, il Progetto dell’Osservatorio Regionale fu abbandonato.
In quegli anni abbiamo lavorato incessantemente con l’Assessorato al welfare ad alcuni strumenti molto innovativi: il tavolo di partenariato sulle politiche di genere, il Piano dei tempi e degli orari, i Patti sociali di genere e il Marchio di genere. Strumenti presenti nella Legge 7/2007, come l’obbligo di effettuare un Rapporto sulla Condizione delle donne in Puglia con l’apporto specialistico di IPRES a cui collaboravano la Consigliera di Parità e l’Assessorato alle Pari Opportunità e Welfare.
Tra gli strumenti voglio ricordare i Patti Sociali di Genere che sono stati, con le loro luci ed ombre, le prime sperimentazioni di contrattazione territoriale sull’organizzazione del lavoro e sulla riconciliazione tra vita e lavoro.
Dal 2010 sono partiti importanti progetti relativi anche alla violenza. Grazie ad un Progetto finanziato dal Programma Daphne sono stati attuati un attento monitoraggio dell’esistente e le prime linee guida sull’organizzazione dei servizi. Un lavoro, dunque che poneva le basi per il futuro. Un futuro che oggi è sotto gli occhi di tutti in Puglia (compresa la Legge 29/2014 sulla violenza di genere).
Il tema della prevenzione e contrasto alla Violenza è stato un tema che ha attraversato, a partire dal 2010 ad oggi, tutta la mia storia di Consigliera di Parità Regionale ed è stato un tema che non ha visto discontinuità tra le due Amministrazioni Vendola – Emiliano, grazie anche ad un team di dirigenti e funzionarie molto coeso.
Naturalmente tutto questo non ci ha impedito di avere una nostra progettualità come Ufficio delle Consigliere, nonostante i tagli prima e l’assenza poi di finanziamenti nazionali e regionali. Una progettualità spesso integrata da Progetti nazionali, regionali ed Europei. Ed anche questa è stata una buona intuizione, in un momento in cui il patto di stabilità rendeva estremamente difficile attingere alle nostre stesse risorse, abbiamo lavorato tanto e bene grazie proprio all’accoglimento di progetti europei, nazionali e regionali molto importanti.
Riporto qui alcune delle azioni svolte:
Innanzitutto essere visibili sul territorio: campagna promozionale e costruzione del Sito Internet (2008).
La firma di importanti Protocolli d’intesa, primo fra tutti (2008) con l’allora Direzione Regionale del Lavoro con Ester Tosches. Il Protocollo è ancora oggi valido, anche se a breve firmeremo a livello nazionale il nuovo Protocollo con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro e successivamente tutti gli Ispettorati interregionali e le Consigliere di parità saranno chiamate a fare altrettanto. Il protocollo è stato importantissimo per la mia attività di Consigliera, anche perché come Consigliere possiamo chiedere l’intervento dell’Ispettorato prima di adire in giudizio.
Il monitoraggio delle dimissioni dal lavoro a seguito di maternità: grazie al Protocollo regionale (alla Dott. Ester Tosches e alla dott. Frasca), inoltre, abbiamo potuto disporre di dati sulle dimissioni e dunque di successive analisi e ricerche. Voglio qui ricordare il lavoro di ricerca svolto su donne dimissionarie con l’Università del Salento e con la Direzione regionale del lavoro il cui esito è stata una pubblicazione (“La Valutazione delle Dimissioni delle Lavoratrici madri”) molto apprezzata sia a livello nazionale sia a livello internazionale, ma da questo lavoro abbiamo approntato alcune modifiche allo stesso questionario che viene firmato dalla donne che vogliono dimettersi.
Oggi i dati di monitoraggio vengono raccolti dall’IIL che li trasmette all’INL, che insieme alle Consigliere nazionali, analizza i dati. Successivamente tale elaborazione viene portata a conoscenza delle Consigliere territoriali.
Un’ altra importante attività condotta, fin dal 2008, da Consigliera Regionale di Parità è stata avere elaborato e pubblicato il Rapporto sul Personale femminile e maschile delle aziende con più di 100 dipendenti (il 1 biennio è stato il 2006-2007): è stato eliminato quasi del tutto il cartaceo, grazie alla creazione di una piattaforma telematica sul nostro sito per l’immissione dei dati del questionario ministeriale. Di straordinario valore è stata la collaborazione delle Consigliere con IPRES per questa attività (arricchita anche da una particolare progettualità regionale con l’individuazione di tematiche specifiche per ciascun biennio) che ha reso l’Ufficio della Consigliera
della Puglia un Ufficio virtuoso. Tra le pochissime regioni che possono vantare un’analisi completa dal 2008 ad oggi, c’è la Puglia. Tutti i Rapporti sono stati pubblicati (5 i rapporti ad oggi pubblicati) e disponibili sul sito.
Per questo motivo come Ufficio delle Consigliere Nazionali di Parità abbiamo lavorato affinché, a partire da quest’anno, il Rapporto biennale sul personale delle aziende con più di 100 dipendenti avvenisse direttamente sul portale del Ministero del Lavoro (con un nuovo e più snello questionario) con meno oneri per le Consigliere Regionali che comunque saranno dotate di password e potranno successivamente accedervi per acquisire informazioni. Ne approfitto per ricordare che la scadenza è il 30 giugno.
Un altro tema su cui si è lavorato molto è stato il tema della conciliazione vita lavoro avvenuta non solo attraverso la diffusione di tutti gli strumenti a disposizione delle donne, degli uomini e delle famiglie da parte della Regione Puglia e dell’INPS, ma anche con l’adesione a progetti Nazionali/Europei:
- La diffusione e sottoscrizione dalla Carta delle Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul lavoro, lanciata a Milano in Confindustria nel 2009 e sottoscritta in Puglia dopo azioni di formazione e sensibilizzazione nel giugno del 2012 da oltre 200 soggetti tra P.A. e aziende.
- Il Progetto Impresa Conciliante elaborato dall’Ufficio della Consigliera Regionale e l’integrazione di questo con il Progetto Nazionale La.Fem.Me, un percorso sperimentale di formazione e consulenza rivolto a tutti gli operatori del mercato del lavoro, elaborato dall’agenzia Italia Lavoro su affidamento del Ministero del lavoro e delle politiche sociali al fine di favorire l’occupazione femminile nelle Regioni ad Obiettivo convergenza. Per la prima volta si parlava in Puglia di Welfare aziendale per il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori e per la competitività delle imprese. Con un’attività di formazione e sperimentazione sul campo con le aziende si avviarono cantieri laboratoriali in 8 aziende per sperimentare il cambiamento organizzativo. Successivamente l’Ufficio ha aderito al Progetto Equipe 2020 che allargava e standardizzava le sperimentazioni nelle aziende. Da qui nacque il Progetto Welflex, formazione di 24 Consulenti innovatori per l’acquisizione di competenze specialistiche in materia di welfare aziendale, organizzazione dei servizi per la qualità della vita e la conciliazione.
Oggi si fa un gran parlare di Welfare aziendale e Benessere organizzativo, ma credo che ci vada riconosciuto il merito, dopo i primi inziali scetticismi da parte sia degli Enti datoriali sia da parte delle OO.SS. che puntare su quello che viene definito secondo welfare in un momento in cui le risorse per il primo welfare sono minori è stata una grande intuizione. Abbiamo portato grandi aziende e piccole aziende a confrontarsi con specialisti e iniziare percorsi virtuosi soprattutto in termini di conciliazione vita lavoro. D’altra parte solo investendo in azioni di benessere organizzativo e conciliazione vita lavoro potremo frenare le dimissioni dal lavoro a seguito di maternità.
Se oggi abbiamo la modifica al TUIR ed è entrata, nelle Leggi di stabilità di questi ultimi anni, la possibilità della detassazione dei premi di risultato che si trasformano in servizi e welfare aziendale, lo dobbiamo anche agli esiti di questo percorso sperimentale in Puglia.
Oggi il percorso continua con il marchio Puglia loves Family e con l’avviso di recente pubblicazione per certificatori e valutatori di imprese che adottano misure “family-oriented” verso i propri dipendenti.
Di rilievo anche l’istituzione, nel 2011, dell’Osservatorio sulla Comunicazione di Genere quale tavolo deputato ad analizzare e riflettere sul mondo della comunicazione, della formazione e dell’educazione, per agire sulla percezione comune dei generi, ancora fortemente intrisa di retaggi discriminatori e vecchi schemi di interpretazione. E la collaborazione con il CORECOM che finanziando due ricerche, la 1 alla Commissione Pari Opportunità e la 2 alla Consigliera Regionale di Parità, ci ha fornito la possibilità di indagare sulla diffusione degli stereotipi di genere all’interno dell’attività dei mass media locali e soprattutto di comprendere cosa volessero realmente le donne utenti dai programmi televisivi (Pubblicazione Emittenti Locali e Differenze di genere).
Molti i progetti innovativi attivati.
In particolare le due edizioni nazionali (2014 e 2015) de “La vie en rose: dalla parte delle donne e dei giovani per il lavoro”, un progetto dell’Ufficio della Consigliera Nazionale che, individuando tre sedi in Italia (tra cui la Puglia), ha visto coinvolti per attività di orientamento il 1^ anno a Bari Università degli Studi (con la partecipazione di oltre 250 studenti e studentesse) e il 2^ anno a Lecce Università del Salento (oltre 400 studenti e studentesse).
Ma anche l’Estate rosa. Un progetto faticoso, bello ed entusiasmante che ci consentiva di raggiungere tante città e piccolissimi centri, per fare informazione con il camper su tutte le azioni e gli strumenti per donne e famiglie, ma anche un’opportunità di dare spazio alla creatività femminile e nello stesso tempo focalizzare l’attenzione su particolari tematiche che sarebbero servite a implementare la progettualità regionale.
Progetti rivolti alle donne con maggiore disagio sociale: per esempio per le donne del Carcere di Lecce con il progetto Made in Carcere di Luciana delle Donne, o quelle del Carcere di Bari con il Centro di documentazione delle Donne, al quartiere Enziteto di Bari per attività, attraverso il lavoro di una cooperativa sociale, finalizzate alla formazione di competenze per 15 donne assistenti alla produzione, per le donne vittime di violenza, attraverso sei CAV, con il Progetto di rimotivazione al lavoro: “Ricomincio da me”.
E ancora l’intensa attività di Formazione svolta ogni anno insieme agli Ordini Professionali (Avvocati, Consulenti del Lavoro, Commercialisti), ai Sindacati, agli enti datoriali. La formazione è stata importantissima per determinare il cambiamento. Ed è stato un impegno costante, grazie anche alla collaborazione dell’Università di Bari – Dipartimento di Giurisprudenza, e all’Osservatorio sulle discriminazioni di Genere da me istituito e che mi auguro possa continuare la sua attività.
Infine l’attività antidiscriminatoria, la più rilevante per le Consigliere Regionali di Parità.
Un affresco inquietante emerge da questi 10 anni di azioni di contrasto alle discriminazioni di genere in ambito lavorativo, portate avanti come Consigliera Regionale di Parità della Puglia, dal 2008 al 2018.
Numerose le segnalazioni individuali e collettive che mi hanno vista impegnata nell’ascolto di tantissime donne, oltre 800. La pubblicazione “Pari Opportunità e Diritto antidiscriminatorio”, che fa riferimento agli anni 2008-2016, è scaricabile come e-book dal sito della Consigliera.
Naturalmente i casi di successo, le vittorie al Tar o presso il Giudice del Lavoro e, a volte, in tutti i gradi di giudizio fino alla Cassazione o al Consiglio di Stato hanno dato grande visibilità all’Ufficio. Valorizzare il ruolo della Consigliera, attrice su un palcoscenico inusuale per gli organismi di pari opportunità, come quello processuale, ci è sembrata perciò la vera sfida, il vero aspetto di novità che la distingue da altre, pur utili figure, e la dota di una incisività di intervento sul piano individuale e collettivo che non ha l’eguale in altri ordinamenti. Un potere enorme nelle sue implicazioni operative e nello stesso tempo una gravosa responsabilità.
Attraverso il lavoro di questi anni si è avuta la piena consapevolezza che le denunce pervenute rappresentino solo la punta dell’iceberg di un sommerso impalpabile e che siano molto più numerose di quelle effettivamente emerse.
E, in questo momento, in cui appaiono sempre più evidenti le contraddizioni di una società, di un’economia e di un lavoro in cui le diseguaglianze sono sempre più profonde, non si nota un cambio di passo che metta al centro dell’agenda politica il lavoro femminile come fattore di competitività.
Anzi, spesso di fronte a tutto ciò si rimane indifferenti e si tollera che le donne si vedano precludere alcune tipologie di lavori e mansioni, o che al momento dell’assunzione si sentano richiedere se si è sposate o fidanzate, o se pensino di avere un figlio. Non desta nessuna meraviglia se una donna laureata, con master e specializzazioni, fa carriera meno frequentemente e guadagna meno, o addirittura lavori in un call center.
Le lavoratrici conoscono bene le pressioni, più o meno sottili, di datori di lavoro e familiari per indurle a lasciare l’impiego, o perché ritengono che non ce la facciano a tenere il ritmo del doppio “carico”.
E allora con soddisfazione voglio ricordare anche il sostegno dato ultimamente ad adiuvandum alla UILCA per una lavoratrice illegittimamente trasferita da Bari a 300 KM di distanza, nonostante fosse mamma single di due bambini, uno dei quali con problemi di salute. Trasferimento annullato ed esteso ad altre due lavoratrici grazie ad una sentenza di pochi giorni fa del Tribunale di Milano.
La fattispecie della discriminazione a seguito di maternità per le donne che desiderano lavorare è comunque la più importante e grave motivazione di: licenziamenti, trasferimenti, demansionamenti, orari ridotti o flessibili negati, riduzione di indennità, e tanto altro ancora. Comportamenti che l’Ufficio ha dovuto affrontare richiamando, a volte anche attraverso azioni in giudizio, i responsabili delle violazioni con l’autorità del pubblico ufficiale assegnata dalla legge.
Abbiamo spesso risolto tanti casi in sede stragiudiziale presso l’Ufficio della Consigliera di parità anche con aziende del territorio che ricevono finanziamenti regionali. Forse la proposta fatta all’Assessora Loredana Capone, all’epoca assessora allo Sviluppo andrebbe recuperata: ovvero una clausola per chi riceve finanziamenti regionali di non aver messo in atto azioni discriminatorie.
Non sempre abbiamo chiuso le controversie in sede stragiudiziale, perché a volte abbiamo trovato datori di lavoro, anche pubblici, sordi alle prospettazioni da noi avanzate.
E siamo dovute ricorrere in giudizio e spesso abbiamo avuto successo fino all’ultimo grado di giudizio.
Penso al grande successo nei confronti di un’azienda ferrotranviaria e al caso della capotreno demansionata per motivi di altezza.
Ma anche ad azioni contro illegittimi abbassamenti delle note di qualifica per assenza dovuta a gravidanza. E mi piace ricordare anche l’azione stragiudiziale operata a favore di 62 dipendenti di P.A. concernente le procedure selettive per soli titoli per la progressione di carriera.
In questi giorni stiamo chiudendo un’azione collettiva importante, che dura da 10 anni, con una transazione che avrà valore su contratti collettivi, tant’è che, vista la rilevanza dell’azione, il tavolo si è tenuto a livello nazionale. E in questo caso ci siamo rese conto di quanto la prova statistica sia importante, ma non abbiamo figure specialistiche adatte allo scopo.
Non mi sono fermata davanti a ciò che la norma chiede alla Consigliera Regionale di Parità e, con un po’ di audacia, ho promosso fin dal 2008 azioni in giudizio davanti al TAR nei confronti delle giunte e delle società partecipate monogenere, ampliando in tal modo le competenze e la legittimazione giuridica della funzione. Azioni che hanno fatto giurisprudenza – la Puglia è stata la prima Regione ad intervenire in tal senso. Ricorderete la vittoria sul Sindaco di Molfetta fino al Consiglio di Stato – a cui sono, poi, seguite oltre 30 azioni in Puglia (e poi anche in altre Regioni) e una nuova normativa sulla rappresentanza di genere (Legge 56/2014 – Delrio). Ed anche per il rispetto di questa legge ho dovuto promuovere azioni in giudizio innanzi al Tar nel 2016 in due Comuni e in tre nel 2017, con un ruolo assolutamente super partes (in quanto sono coinvolti Comuni di ccentrodestra e comuni di centrosinistra).
Sono, dunque, intervenuta in un ambito che, da un certo punto di vista, si discosta dall’ambito lavoristico, ma, consapevolmente, ho fatto mia l’affermazione di Maas che scrive: “La concentrazione del potere politico in mano ad un unico genere comporta una serie di rischi, tra cui quello di ridurre artificialmente la variabilità sia dei problemi affrontati sia delle soluzioni proposte per risolverli”. La sottorappresentazione e la sottorappresentanza delle donne presenti in politica sono espressione di una politica neutra che, tentando di oscurare il genere, riafferma un primato maschile, di pensiero e di pratiche. E questo, credo, che porti con sé la poca attenzione della politica (maschile) al tema del lavoro delle donne.
E come non evidenziare, però, anche oggi il grande lavoro di rete di donne, uomini, associazionismo, consigliere per la raccolta di 30.000 firme per una legge elettorale regionale? E come non ricordare la cocente delusione per il voto segreto e poi la bocciatura di quella legge da parte del Consiglio Regionale che ci ha portato ad avere un Consiglio povero di presenze femminili e una Giunta senza donne, se non fosse per l’unica donna esterna?
E cosa dire se ancora oggi il Consiglio Regionale continua a non affrontare tutto questo, disattendendo l’art. 51 della Costituzione, ma anche leggi nazionali?
Non è stato facile, non sempre Avvocati/e e Magistrati conoscono bene il ruolo della Consigliera di parità e il diritto antidiscriminatorio. Per questo è stata importantissima la collaborazione sia con la rete dei Comitati Pari Opportunità degli Ordini forensi della Puglia sia con i Comitati di Pari opportunità dei Consigli Giudiziari delle Corti di Appello di Lecce e Bari.
Al di là degli eventi formativi quasi annuali, voglio sottolineare il più importante evento formativo messo in campo in questi anni.
400 Avvocate/i della Puglia sono stati formati con un Corso di Alta formazione accreditato al Consiglio Nazionale Forense e organizzato in qualità di Consigliera Regionale di Parità (e con una prima sperimentazione a Brindisi insieme alla Consigliera Provinciale di Parità Dina Nani) a seguito di Protocollo d’Intesa tra Consiglio Nazionale Forense e Consigliere Nazionali di Parità.
Avvocate/i che oggi sono a disposizione di tutte le Consigliere di Parità della regione Puglia. Un modello che, presto, verrà esteso anche in altre regione italiane e che darà luogo ad una short list nazionale.
Ma è stato anche previsto nella Programmazione 2018 un percorso formativo per i/le Magistrati/e che ha visto la collaborazione progettuale della Consigliera Regionale con il Comitato Pari Opportunità del Consiglio Giudiziario della Corte d’Appello di Lecce e (spero anche di Bari).
Ho ricevuto la delega dalla Consigliera Cipriani ad occuparmi di questo tipo di formazione in tutte le Regioni, visto il livello alto della formazione messa in campo.
Grazie a questa importante attività antidiscriminatoria, ho avvertito, con le avvocate che mi hanno accompagnato in questi anni, l’inadeguatezza del Codice delle Pari Opportunità che disciplina il diritto antidiscriminatorio. Partiremo a breve con Gruppi di Lavoro nazionali al fine di proporre proposte di modifica al testo normativo.
L’altro tema affrontato è stato quello delle Molestie Sessuali sul Lavoro. In qualità di Consigliera di parità ho affrontato diversi casi in sede stragiudiziale di molestie sessuali, in un caso mi sono costituita parte civile in un processo penale (ed anche questa è una iniziativa non scontata che ho fatto inserire nella Legge 29/2014). Quest’anno l’8 marzo ho costituito la Rete Time’s Up in Puglia di cui fanno parte circa 60 organizzazioni. Abbiamo bisogno, però, che i dirigenti della P.A. mettano in campo strumenti e risorse per i Comitati Unici di Garanzia. E’ necessario partire con la sensibilizzazione/formazione (già iniziata con l’Ordine dei Consulenti del Lavoro), ma anche con la
somministrazione di questionari anonimi per capire cosa accade realmente nei luoghi di lavoro. E qui sollecito la Regione a dare corso al questionario predisposto con il CUG della Regione Puglia sul benessere fermo da due anni.
Abbiamo approfondito, grazie ad un’inchiesta giornalistica sostenuta anche dal mio Ufficio, sul caporalato di genere il rapporto tra molestie sessuali e caporalato, porteremo anche in Puglia (come da programmazione 2018), una mostra itinerante e la presentazione di un libro “Oro rosso” di Stefania Prandi sullo sfruttamento delle donne che lavorano nei campi. Un progetto nazionale quello di “Oro Rosso” che ha ricevuto il patrocinio di tante istituzioni tra cui anche quello dell’Ufficio delle Consigliere Nazionali. Il Tour è partito da Bologna ad aprile scorso, perché l’allestimento della mostra è stato finanziato da Legacoop Bologna. E’ necessario confrontarsi su che cosa fare. Sono ormai improcrastinabili: trasporti sicuri, alloggi, servizi di cura per le donne che lavorano nei campi.
Infine rammento l’attività di controllo e monitoraggio sulle Commissioni giudicatrici di esame affinché rispettino la legge 215/2012. Le pubbliche amministrazioni, al fine di garantire pari opportunità tra uomini e donne per l’accesso al lavoro e il trattamento sul lavoro, riservano alle donne, salva motivata impossibilità, almeno un terzo dei posti di componente delle commissioni di concorso. L’atto di nomina della commissione di concorso è inviato, entro tre giorni, alla consigliera o al consigliere di parità nazionale o regionale in base all’ambito territoriale dell’amministrazione che ha bandito il concorso. La Consigliera o il consigliere, qualora ravvisi la violazione di tale disposizione diffida l’amministrazione a rimuoverla entro il termine massimo di trenta giorni. Posso dirvi che ad oggi la legge viene rispettata dalle P.A.
Potrei ancora raccontarvi tanto altro, ma i tempi non ci sono e dunque mi avvio alle conclusioni.
Il mio obiettivo in questi anni è stato quello di introdurre parole, concetti e culture nuove ed un linguaggio di genere, attraverso la formazione di Avvocati, Consulenti del lavoro, Rappresentanze sindacali, giornalisti, ma anche attraverso la partecipazione ad eventi formativi – organizzati dai CPO dei Consigli giudiziari delle Corti d’Appello di Bari e Lecce – rivolti agli stessi Giudici.
Spesso abbiamo trovato straordinarie alleanze, a volte inedite, come nel 2016 e nel 2017 la richiesta di formazione su “Benessere organizzativo nella pubblica Amministrazione” e su “Diversity management” all’interno del Comando Scuole/ 3^ Regione Aerea di Bari o la formazione ai CUG di alcune Aziende Sanitarie pugliesi, dove spesso si annidano diverse discriminazioni di genere.
Oppure la partecipazione al FORUM delle Giornaliste del Mediterraneo: incontri forti, intensi con le giornaliste che operano in luoghi di estremo conflitto (bellico o sociale).
Molte delle attività che vi ho raccontato non si sarebbero realizzate senza la mia cara collega Teresa Zaccaria, senza l’aiuto di Maria Murro, mia collaboratrice attenta e competente, e senza le dirigenti degli assessorati della Regione. La Puglia è lunga e complessa, la presenza in commissioni, tavoli, gruppi di lavoro è necessaria, ma spesso difficile da garantire anche quando si è in due. La Consigliera Regionale fa parte dei tavoli di partenariato e dei Comitati di Sorveglianza di FSE, FESR, PSR. In questi due anni in cui Teresa è venuta a mancare, non sempre ho potuto garantire la presenza dell’Ufficio. E quindi rivolgo un consiglio alle neo Consigliere di lavorare insieme e di garantire sempre la vostra presenza nei luoghi dove si decide.
Ho incontrato tantissime compagne/compagni di viaggio in questi 10 anni – le avvocate, i sindacati, le organizzazioni datoriali, i colleghi degli assessorati regionali, giornaliste bravissime, alcune/i politici dal grande spessore umano e culturale.
Ringrazio per i 7 anni precedenti Elena Gentile con la quale ho un rapporto di grande collaborazione ancora oggi e ringrazio per questi tre anno l’Assessore Sebastiano Leo che ha sempre cercato di agevolare il mio lavoro e sempre presente nei miei eventi, il prof. Domenico Laforgia e la Dirigente Elisa Anna Fiore.
Certo c’è il rimpianto che si sarebbe potuto fare di più.
In primo luogo per una legge elettorale per la quale ci siamo impegnate in tante/i, raccogliendo 30.000 firme e che è stata bocciata. E tuttavia, una legge elettorale regionale nuova è necessaria altrimenti continueremo a vedere ancora i luoghi delle decisioni occupati solo da uomini anche nella prossima tornata elettorale.
Per una riforma degli Organismi di Parità regionali che spesso sono ancorati a Leggi regionali ormai superati da leggi nazionali e che si sovrappongono per compiti e funzioni ad altri organismi. In molte Regioni italiane la revisione è già avvenuta.
Ma c’è anche il rimpianto che non sia stato fatto di più per l’occupazione delle donne.
Essere donna e abitare al Sud è un destino amaro… i dati elaborati da Eurostat e relativi al periodo tra il 2013 e il 2017 ci offrono un quadro ancora più desolante: un’Italia divisa in due, con un Sud che è ultimo in Europa.
Le regioni protagoniste del primato negativo? Sicilia, Campania, Calabria e Puglia dove lavorano rispettivamente il 29,2%, il 29,4% il 30,2% e il 32% delle donne tra i 15 e i 64 anni.
Per non parlare dei cosiddetti lavoretti saltuari (studio CGIA ) che in Italia occupano 592 mila persone e due su tre sono donne legate ai servizi, all’estetica o alla ristorazione. In termini assoluti è il Mezzogiorno la ripartizione geografica che presenta il numero più elevato: 171 mila.
E per non parlare delle donne che si dimettono dal lavoro a seguito di maternità: dal 2009 abbiamo perso per strada 8.732 lavoratrici.
Tra pochi giorni, nell’incontro che terremo a Roma il 23 maggio presso il Forum P.A., avremo i dati del 2017 e ci confronteremo su: dimissioni da lavoro a seguito di maternità/paternità, sicurezza nei luoghi di lavoro, congedi parentali e conciliazione vita lavoro, un evento organizzato come Ufficio della Consigliera Nazionale di Parità. Insomma si deve fare di più e meglio per l’occupazione e per quella femminile in particolare, spero, perciò, che le nuove Consigliere siano più ascoltate.
Io sarò sempre disponibile al confronto.
Certo è necessario, con pazienza, tessere e costruire relazioni e rapporti tra donne e donne e uomini, tra donne e Istituzioni. Il lavoro di una Consigliera Regionale di Parità è complesso per la mole di lavoro che deve affrontare quotidianamente, per le competenze necessarie sia in mercato del lavoro, sia in pari opportunità, sia in diritto antidiscriminatorio, ma anche per gli ostacoli posti da meccanismi burocratici sull’uso delle risorse. Questo nostro ruolo ha senso non solo però se si hanno competenze, ma soprattutto cuore, passione, generosità, capacità di ascolto e fare rete.
Ma soprattutto, è necessario rispettare il Codice deontologico che ci siamo date come rete delle Consigliere di Parità e la stessa norma, ovvero il Codice Pari Opportunità.
Dobbiamo essere super partes sempre.
Chiudo qui questo mio sintetico ripercorrere la mia storia che si è intrecciata con tante di voi, con la consapevolezza di lasciare un grande patrimonio di relazioni, di buone prassi, di esperienze.
Ringrazio tutte/i voi che mi avete accompagnato in questo cammino, l’Assessore Leo per questa opportunità e faccio gli auguri di cuore ad Anna Grazia e Stella che potranno trovare in me sempre n’interlocutrice ed un sostegno.
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