Taranto, le nuove schiave dei call center. Cgil: “E’ caporalato”

La denuncia di Slc CGIL Taranto: stipendio orario di 33 centesimi per le dipendenti, decurtazioni anche per andare in bagno; le consigliere di parità: “Pronte a scendere in campo per difendere le lavoratrici”

 

“Ho calcolata l’effettiva paga oraria con la calcolatrice e quando ho visto il risultato di 33 centesimi di euro all’ora ho pensato di aver sbagliato. Ho rifatto il calcolo più e il risultato era sempre lo stesso. Non riuscivo a crederci”: queste le parole di una delle sette impiegate che, supportate da Slc CGIL Taranto, hanno deciso di denunciare le condizioni di lavoro in un call center a Taranto. Assunte a metà ottobre, dopo aver risposto ad un annuncio che prometteva 12mila euro annui, hanno ricevuto un primo bonifico, relativo ad un intero mese di lavoro, di 92 euro: 33 centesimi l’ora, appunto. La replica dell’azienda lascia senza parole: secondo la politica attuata nel call center, tre minuti di ritardo rispetto all’orario di lavoro o cinque minuti di pausa per andare in bagno comportano la perdita dell’intera retribuzione oraria. Così, oltre a rassegnare immediatamente le dimissioni, le lavoratrici hanno presentato una denuncia alla Procura della Repubblica e chiesto l’intervento delle istituzioni locali e nazionali: l’esposto è stato inviato anche al sindaco di Taranto, al presidente della Provincia e al prefetto.

Secondo la politica attuata nel call center, tre minuti di ritardo rispetto all’orario di lavoro o cinque minuti di pausa per andare in bagno comportano la perdita dell’intera retribuzione oraria.

“Quello del call center è un settore “malato” – ha dichiarato Andrea Lumino, segretario generale Slc CGIL Taranto – leggi sfavorevoli, aziende che andrebbero controllate addirittura dall’antimafia e dove i grandi committenti, come ad esempio Fastweb, pensano solo al massimo risparmio disinteressandosi dell’ovvio e conseguente sfruttamento di chi lavora che è l’anello più debole della catena. Noi continuiamo a stare al fianco di questi anelli deboli e se Fastweb non interverrà immediatamente  lo riterremo corresponsabile  di questa situazione: quello che hanno subito queste donne non deve essere considerato lavoro e questi call center vanno chiusi. Le istituzioni si schierino al nostro fianco e firmino il protocollo sulla legalità per i call center che abbiamo proposto lo scorso mese: non è più in ballo solo il rispetto di un contratto, ma la dignità di esseri umani e di una intera comunità. Queste donne sono state trattate allo stesso modo in cui sono state trattate le lavoratrici nei campi e quindi, come prima cosa, lotteremo perché la legge che punisce i caporali possa finalmente essere estesa anche al settore dei call center”.

 Teresa Bellanova: “Doveroso far luce, a tutela della dignità del lavoro”

Francesca Bagni Cipriani, Consigliera Nazionale di Parità

 // IL COMMENTO DELLE CONSIGLIERE DI PARITÀ Sul caso sono intervenute, attraverso un comunicato stampa, le Consigliere di Parità Nazionali e della Regione Puglia: “Le Consigliere di Parità Nazionali e della Regione Puglia – si legge nel comunicato – seguono con attenzione la situazione a Taranto, pronte a scendere in campo per difendere i diritti e la dignità delle lavoratrici.Insieme alla Vice Ministra Teresa Bellanova chiediamo la verifica dell’Ispettorato del lavoro al fine di verificare le condizioni di lavoro all’interno del call center di Taranto, già oggetto nei giorni scorsi di denunce da parte di numerose lavoratrici pervenute anche all’Ufficio della Consigliera Regionale di Parità della Puglia”.

Serenella Molendini, Consigliera nazionale di Parità supplente e Consigliera di Parità della Regione Puglia

 

 

//Il COMMENTO DELLA VICEMINISTRA TERESA BELLANOVA Così la Viceministra sul caso Taranto:

Teresa Bellanova, viceministra allo Sviluppo economico

“In questi anni, abbiamo seguito con grande attenzione ed enorme impegno la situazione dei call center sull’intero territorio nazionale anche con risultati importanti quale quello della clausola sociale che garantisce il mantenimento dei posti di lavoro anche in caso di cambio di appalto o proprietà. Recentemente mi sono giunte una serie di segnalazioni che evidenziano condizioni di lavoro molto critiche all’interno di alcuni call center a Taranto.

Segnalazioni gravi su cui è doveroso fare luce, a tutela della dignità del lavoro”.

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