A Marilù Mastrogiovanni il premio giornalistico “Articolo 21”

Lo scorso 17 dicembre la giornalista pugliese Marilù Mastrogiovanni, direttora del quotidiano d’inchiesta www.iltaccoditalia.info e di www.xylellareport.it, ha ricevuto il Premio Articolo 21.

Gli altri due vincitori del edizione 2015 del più autorevole premio giornalistico italiano sono stati: Paolo Borrometi (corrispondente dell’agenzia Agi e direttore di www.laspia.it, coraggioso giornalista sotto scorta per aver svelato i segreti dei clan mafiosi nella terra di Montalbano) e Nello Trocchia (cronista del Fatto Quotidiano e autore di diversi libri d’inchiesta, minacciato da un boss della camorra).

Mastrogiovanni e Borrometi sono inoltre co-autori, assieme ad altri sei colleghi minacciati dalle mafie o dal potente di turno, del libro “Io non taccio. L’Italia dell’informazione che da fastidio” (CentoAutori Editore). Per “Io non Taccio”, Marilù Mastrogiovanni aveva già ricevuto il premio “Paolo Borsellino” nell’autunno 2015 assieme agli altri autori/autrici del libro: Paolo Borrometi (sotto scorta), Federica Angeli (sotto scorta), Ester Castano, David Oddone, Peppe Baldessarro, Arnaldo Capezzuto.

L’associazione Articolo 21 di cui è portavoce Beppe Giulietti ha motivato il Premio 2015 a Mastrogiovanni, Borrometi e Trocchia con la volontà di “premiare giovani giornalisti che in varie realtà d’Italia hanno sfidato con la penna e con l’amore per la verità la piccola e grande criminalità e i loro intrecci perversi”.

“Questo premio mi dà forza – ha dichiarato – ha detto Mastrogiovanni ricevento il premio a Roma – perché non mi fa sentire sola. È questa infatti la minaccia e l’intimidazione più pericolosa per una giornalista: l’isolamento da parte della categoria e l’isolamento da parte delle Istituzioni. Inviterei a riflettere su un dato: la maggior parte delle minacce e intimidazioni da parte non solo delle mafie ma anche di politici e rappresentanti delle Istituzioni, arrivano a giornalisti del Sud.  Questo non solo perché la presenza della criminalità organizzata è più forte al Sud, ma anche perché il giornalismo, al Sud, si deve fare carico di un peso ulteriore: rappresentare l’esercizio di un diritto/dovere Costituzionale laddove lo Stato è assente. Voglio dire che il giornalismo al Sud è tanto più importante quanto più lo Stato manca; è tanto più espressione dello Stato (nella sua accezione più alta) quanto più lo Stato lascia un vuoto, riempito poi dalle mafie”.

Intenso anche l’intervento di Paolo Borrometi che ha ricordato come “il sindacato dei giornalisti debba stare accanto ai colleghi delle periferie. Dobbiamo fare rete. La mafia riesce a fare rete, lo Stato spesso non riesce a fare rete. Facciamo squadra tra i giornalisti, cerchiamo di fare capire all’esterno che non ci possono comprare a fette”.

LINK: http://www.marilumastrogiovanni.it/articolo-21-e-il-ritorno-del-tacco-ditalia/

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