Stefàno non rispetta il piano di rientro: Casarano sull’orlo del dissesto

Il comune spende, ma non incassa. La fallimentare gestione della Cerin

//FALLIMENTI//Casarano. Corte dei conti: Comune non mantiene gli impegni, non persegue gli evasori, non incassa la tasse. Fra sei mesi possibile Commissariamento

Il fondo di rotazione, oltre 5 milioni di euro, ricevuto dallo Stato come contributo per ripianare i debiti, è stato usato per le spese correnti. Questo la legge non lo consente. Il fondo è stato concesso al Comune in virtù di quasi 5 milioni di debiti certi ed esigibili immediatamente, che però il Comune non chiede e non incassa. Il tempo medio di pagamento è stato di 237 giorni, molto al di sopra di quando consenta la legge. Mancano gli accertamenti tributari relativi all’ICI, alla TARSU e agli altri tributi minori: nell’ultimo anno di conseguenza è aumentato il debito. Il disavanzo di amministrazione del Comune di Casarano da ripianare, alla data del 31 dicembre 2013, è pari ad euro 7.613.901,43, un “importo sensibilmente superiore al disavanzo di amministrazione da ripianare considerato nel piano di riequilibrio, cioè 2.744.047,45 euro. Inoltre c’è “il concreto rischio della esistenza di un disavanzo di amministrazione ancora più ampio di quello finora affiorato”. E’ aumentata la spesa corrente: solo per l’illuminazione pubblica nel 2013 il comune ha speso 500mila euro in più. Il quadro della gestione finanziaria dell’amministrazione Stefàno, stando a quanto scrive la Corte dei conti, è disastroso. E per alcuni aspetti, con gravi aspetti di illiceità. Se queste falle, ritenute “gravi” dalla Corte dei conti, saranno reiterate e accertate nel prossimo monitoraggio semestrale della Corte, il Comune sarà commissariato. A questo si aggiunge il fatto che si dovranno accertare le responsabilità personali se di dovesse configurare il reato di danno erariale, nell’eventualità che i crediti non incassati vadano prescritti. Inoltre non è stato ancora approvato il bilancio di previsione. La Corte dei conti scrive anche che l’attuale gestione fallimentare si somma ad “una passata gestione del bilancio per troppo tempo disinvolta”: la Corte ad esempio ricorda che nel 2011 (amministrazione De Masi fino al 6 aprile) si è violato il patto di stabilità (la responsabilità fu del Commissario), ma aggiunge anche che la sanzione prevista (oltre due milioni di euro) è stata finora ‘abbuonata’, cioè non è stata comminata al Comune. Dettaglio che porta la corte dei conti a definire il quadro finanziario di Casarano “fosco”. Lo scorso anno, nel 2013, il Comune aveva concordato un piano di rientro quinquennale, nonostante il massimo rateizzo, nel lasso di tempo intercorso tra la pianificazione e l’approvazione definitiva del piano di rientro, fosse passato da cinque e a dieci anni, quindi si sarebbe potuto rimodulare. Le misure previste per il rientro finanziario, come concordate con la Corte dei conti, riguardavano “tagli alle spese correnti (es. riduzione della spesa per il personale, per varie prestazioni di servizi, per fitti passivi), incremento delle entrate tributarie e alienazione di beni patrimoniali”. Invece il piano non si sta rispettando. Lo dice la Corte dei conti che, nel monitoraggio semestrale, rileva gravi inadempienze da parte dell’amministrazione di centrodestra guidata dal sindaco Gianni Stefàno. Si rileva, dicono i giudici, un “brusco peggioramento della situazione finanziaria dell’ente”. Come mai? Perché la situazione è bruscamente peggiorata? Intanto perché, tra le tante modalità di agire scellerato, è stato usato il fondo di rotazione, oltre 5 milioni di euro, per il pagamento delle spese correnti. Che cosa significa? Che l’amministrazione Stefàno ha concordato con lo Stato un piano di rientro di cinque anni e lo Stato, come aiuto, ha finanziato il Comune con oltre 5 milioni, che sarebbero serviti per ripianare i conti. Invece quei soldi sono stati usati per le spese correnti. E’ come se il buon padre di famiglia chiedesse un finanziamento per pagare il mutuo della casa e quei soldi se li spendesse per le sue spesucce, invece che per pagare i debiti della famiglia. //I CONTI DISASTROSI I giudici spiegano tutto nel dettaglio, citando la relazione del maggio scorso dei revisori dei conti: “L’importo dei residui attivi, al termine dell’esercizio 2013, risultava pari ad euro 34.008.971,53, con un incremento di euro 5.828.041,06 rispetto all’importo dei residui attivi al termine dell’esercizio 2012; l’importo dei residui passivi (euro 43.236.522,88), nell’esercizio 2013, è aumentato di euro 7.453.215,76; l’importo dei debiti fuori bilancio alla data del 30 aprile 2014 risultava superiore (euro 2.359.754,70) rispetto all’importo previsto nel piano di riequilibrio (euro 1.971.574,16) con, inoltre, somme pignorate presso la Tesoreria comunale (euro 471.790,94) e maggiori debiti della società partecipata in liquidazione (euro 2.049.424,74); il valore dei fondi vincolati non ricostituiti, alla data del 30 aprile 2014, ammontava ad euro 7.015.475,12; il disavanzo di amministrazione al termine dell’esercizio 2013 era pari ad euro 7.613.901,43, importo ancora maggiore (+ euro 11.524,78), sia pure lievemente, rispetto al disavanzo di amministrazione esistente al termine dell’esercizio 2012 (già, a sua volta, notevolmente superiore a quello previsto nel piano di riequilibrio); il fondo di rotazione (euro 5.052.476,84), peraltro da restituire, è stato utilizzato anche per il pagamento di spese correnti (non solo per ricostituire i fondi vincolati, per il pagamento dei debiti fuori bilancio e per l’estinzione dei residui passivi di parte corrente più remoti). Ha seguito di tale disastrosa situazione, la Corte dei conti ha chiesto al Comune ulteriore documentazione per rilevare dove si siano aperte le falle più grosse, in questa gestione finanziaria dell’ente e, dopo aver ricevuto vari documenti, il magistrato della Corte dei Conti, osservava che “il disavanzo di amministrazione previsto nel piano (euro 2.744.047,45 oltre a euro 3.012.837,98 per ulteriore disavanzo presunto derivante da riaccertamento dei residui) non solo non risultava ripianato, nell’esercizio 2013, nella misura prevista (peraltro irrisoria) dell’1% ma risultava incrementato (euro 7.613.901,43); nel piano era previsto che i debiti fuori bilancio diversi da quelli per la società partecipata (quantificati in euro 1.970.153,93) sarebbero stati ripianati nella misura di euro 247.392,71 nel 2013 e di euro 1.722.761,22 nel 2014, mentre alla data del 23 giugno 2014 risultavano, invece, ancora debiti fuori bilancio per euro 2.359.754,70; il piano di riequilibrio prevedeva il ripiano dei debiti relativi alla società partecipata (euro 1.798.046,92) per euro 880.405,12 nel 2014 e per euro 917.641,80 nel 2015, mentre alla data del 23 giugno 2014 il debito risultava considerevolmente superiore a quello previsto (euro 2.049.424,74); il piano di riequilibrio finanziario prevedeva proventi da alienazione di beni immobili per euro 2.920.000,00 (comunque negli anni 2015/2017) ma i tentativi di vendita inutilmente più volte espletati e la sopravvenuta liquidazione della società Casarano Città Contemporanea srl, interamente partecipata, che avrebbe dovuto provvedere a tale incombenza (e non è riuscita a provvedere) rende ragionevolmente poco probabile l’avveramento della previsione indicata; nel 2013 si è registrato un modesto avanzo di parte corrente di euro 51.176,73, mentre l’avanzo previsto nel piano di riequilibrio per l’esercizio 2013 era di euro 2.393.249,36; permanenza di una grave crisi di cassa, nonostante il considerevole fondo di rotazione, ricevuto, ai sensi dell’art.5 del D.L. 174/2012 e dell’art.243-ter del Tuel, con D.P.C.M. del 27 marzo 2013 (euro 5.052.476,84), peraltro da restituire, anche in considerazione dell’elevato importo di debiti certi, liquidi ed esigibili non pagati alla data del 23 giugno 2014 (euro 4.133.640,17). Nella medesima occasione, si evidenziava anche che il tempo medio di pagamento, nell’esercizio 2013 (dato tratto dal sito internet dell’ente), è stato di ben 237 giorni, molto superiore a quello previsto dalla legge.

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