Martina Franca. Il 18 luglio il Cortile di Palazzo Ducale ospiterà la grande musica del Festival
di Fernando Greco Giunge quest’anno alla quarantesima edizione il Festival della Valle d’Itria, da sempre crogiolo di creatività e originalità artistica, appuntamento estivo imperdibile per ogni melomane. Inaugurazione il 18 luglio a Martina Franca, nella deliziosa cornice del Cortile di Palazzo Ducale. CHE LA FESTA COMINCI La speciale ricorrenza impronta tutto il cartellone a un’atmosfera di festa, anzi di tante “feste teatrali” che caratterizzano i titoli operistici scelti sapientemente secondo quelle linee programmatiche che hanno reso l'identità del Festival sempre più forte nel corso di quarant’anni di vita, garantendone l’indiscusso successo in ambito internazionale. Merito soprattutto dell’esperta Direzione Artistica che, a partire dal compianto Rodolfo Celletti per arrivare all’infaticabile Alberto Triola, ogni anno sa offrire al suo pubblico opere pressoché inedite o comunque di scarsa circolazione, nel rispetto di imprescindibili linee guida che consentono al Festival di cambiar pelle ogni anno, come una creatura fiabesca, pur conservando la propria inconfondibile identità. Questa metafora ci conduce direttamente al primo titolo in cartellone (18 luglio, repliche il 20 e il 26) ovvero “La donna serpente”, opera composta da Alfredo Casella (1883 – 1947) su libretto tratto da una fiaba di Carlo Gozzi (1720 – 1806) come le più famose “Turandot” e “L’amore delle tre melarance”.
L'ECLETTISMO DI CASELLA Il Festival continua così nell’approfondimento del Novecento italiano, dopo aver proposto vari titoli della Giovane Scuola e il fortunato “Napoli milionaria” di Nino Rota. Quest’anno è il turno di Alfredo Casella e del suo spiccato eclettismo musicale, qualità che lo avrebbe condotto, dopo lo stile tardo Romantico di partiture come “La giara” o le prime sinfonie, ad approdare, con “La donna serpente”, a un’originale sintesi stilistica che, abbandonati gli eccessi del Verismo, strizza l’occhio al barocco e alla coloratura rossiniana, prendendo spunto dalla complicata fiaba gozziana per creare una partitura geniale in cui la passionalità cede il passo alla fantasmagoria, al “divertissement”, alla “festa teatrale” appunto, come nell’opera barocca. Lo stesso autore, accingendosi a dirigere la prima de “La donna serpente” a Roma nel 1932, immaginava programmaticamente una teatralità “agile e dilettevole” contrapposta a quella fatta “di prediche, di pseudo-religione, di contemplazione”. In occasione della prima martinese, l’Orchestra Internazionale d’Italia sarà diretta dal celebre maestro Fabio Luisi. L’allestimento, prodotto in collaborazione con il Teatro Regio di Torino, sarà realizzato dal regista Arturo Cirillo insieme con Dario Gessati per le scene e Gianluca Falaschi per i costumi, team già rodato con successo nella “Napoli milionaria” del 2010. FESTA BAROCCA
Il 27 luglio (replica il 30) sarà la volta dell’”Armida” di Tommaso Traetta (1727 – 1779), vera “festa teatrale” tardo Barocca con cui il Festival ribadisce altri due importanti motivi conduttori che caratterizzano la programmazione ovvero l’interesse per il repertorio Barocco e l’approfondimento riguardante i musicisti della grande scuola pugliese-napoletana (Traetta nacque a Bitonto). Di fatto l’”Armide” di Lully nel rifacimento italiano operato da Traetta (1761) diventa una squisita festa barocca infarcita di cori e danze, ma già foriera di una nuova espressività condizionata dalla Riforma gluckiana. Elementi di novità sono costituiti ad esempio dalla riduzione della partitura a un atto unico di venti scene e dalla presenza di recitativi accompagnati, a garanzia di una credibilità drammaturgica del tutto nuova rispetto all’opera barocca tradizionale. Sul podio dell’allestimento martinese ci sarà il maestro Diego Fasolis, specialista del repertorio barocco, già applaudito in occasione della “Rodelinda” del 2010.
GLUCK E LA RIFORMA A proposito di Gluck (1714 – 1787) e della sua Riforma, nel cartellone del Festival non poteva mancare l’”Orfeo ed Euridice” (1 agosto), in occasione del trecentesimo anniversario della nascita di un compositore che ha cambiato il destino dell’opera lirica influenzando in maniera determinante tutta la produzione successiva, da Mozart a Bellini per arrivare al teatro del Novecento. Rinunciando definitivamente all’esteriorità barocca, la Riforma gluckiana avrebbe orientato l’estetica teatrale verso una nuova espressività con cui si sarebbe confrontata tutta la creatività musicale successiva. Dopo il fascinoso allestimento che ha concluso la Stagione Lirica leccese nello
scorso inverno, nel quale il ruolo del protagonista era interpretato da una voce femminile en travesti, a Martina si potrà ascoltare l’”Orfeo” nella prima versione (Vienna 1761) affidata alla voce del giovane controtenore Riccardo Angelo Strano.
Nel ruolo di Euridice il promettente soprano salentino Lucia Conte. L’allestimento di “Armida” e di “Orfeo” sarà affidato alla giovane e talentuosa regista francese Juliette Deschamps. Con l’”Orfeo ed Euridice” fu inaugurata nel 1975, quarant’anni or sono, la prima edizione del Festival: sul podio vi era il maestro Alberto Zedda, protagonista assoluto in ambito internazionale che tra l’altro ha legato il suo nome alla Rossini Renaissance. Quest’anno il Festival assegnerà al celebre musicista il Premio Celletti, durante un recital dedicato a Rossini e Bellini (19 luglio) che vedrà la partecipazione del basso barese Domenico Colaianni e dei solisti dell’Accademia di Belcanto “Rodolfo Celletti”.
UN INEDITO STEFFANI L’Accademia “Rodolfo Celletti” rappresenta un fiore all’occhiello per il Festival della Valle d’Itria, di cui garantisce la destagionalizzazione prendendosi cura per tutto l’anno di giovani talenti che hanno modo di approfondire vocalità e prassi interpretativa con l’aiuto di docenti
d’eccezione, tra i quali citiamo il famoso contralto Sonia Prina, il soprano Roberta Mameli (protagonista dell’”Armida”) e il direttore Antonio Greco, tutti e tre titolari del dipartimento di vocalità, stile e prassi barocca. Ai giovani dell’Accademia sarà affidata (25, 28 e 31 luglio) la realizzazione dell’opera “La lotta d’Ercole con Acheloo” di Agostino Steffani (1655 – 1728), titolo mai rappresentato in tempi moderni, come del resto quasi tutto il catalogo di Steffani, musicista che rappresenta un anello di congiunzione tra il “recitar cantando” di matrice monteverdiana e il virtuosismo barocco. TRA SACRO E PROFANO Il soprano Lucia Conte sarà ancora protagonista il 23 luglio insieme con il contralto Candida Guida nello “Stabat Mater” di Pergolesi, capolavoro di bellezza assoluta, che verrà eseguito nella Basilica di San Martino per il tradizionale “Concerto per lo spirito”. A capo dell'Orchestra della Magna Grecia di Taranto il maestro Ettore Papadia. La quarantesima edizione del Festival si concluderà il 3 agosto con la pirotecnica “Festa del Festival”, caleidoscopica performance multimediale
creata per l'occasione dal regista-coreografo Nikos Lagousakos (autore nel 2013 del suggestivo allestimento della “Maria di Venosa” composta dal maestro Francesco d'Avalos, recentemente scomparso): un tripudio di immagini, musica, coreografia e canto traccerà un ideale percorso musicale di omaggio ai primi quarant'anni del Festival, con il contributo del videoartist Matthias Schnabel e degli eclettici danzatori di “Fattoria Vittadini”. Come ogni anno, numerosissimi gli appuntamenti collaterali che si incastonano in un cartellone di ben diciassette serate consecutive: dai tre programmi del ciclo “Concerto d'Europa” ai pomeridiani “Concerti del Sorbetto”, dal ciclo notturno “Canta la notte” al Festival Junior, con l'esecuzione dell'opera per ragazzi “Il diluvio di Noé” di Benjamin Britten (programma dettagliato nel sito www.festivaldellavalleditria.it).
Nella foto, Alberto Zedda Nella foto, Diego Fasolis
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