Sin Taranto. Marcia e convegno per chiedere la bonifica

Statte. L’iniziativa promossa da Cosmopolis per analizzare la questione ambientale nel territorio tarantino e sensibilizzare ai rischi per la salute

Di Gabriele Caforio STATTE – Il problema è sempre lo stesso: un territorio inquinato che attende e pretende una bonifica e una nuova speranza per il futuro. Lo scorso anno i tarantini sono scesi in piazza diverse volte. Quest’anno si danno un nuovo appuntamento, oggi e domani: una due giorni di approfondimento e di marcia nel piccolo Comune di Statte, alle porte di Taranto. Una location insolita alle manifestazioni ma che non è stata scelta a caso. Infatti, le recenti marce contro l'inquinamento si erano tenute sempre nel centro del capoluogo jonico, pacificamente invaso da folle cittadine che rivendicavano il diritto alla salute e al futuro. Questa volta il ritrovo è a Statte perché le vicinanze con Taranto non sono solo geografiche. Statte, come Taranto, è un simbolo della storia e dell'antichità ma è anche un territorio che ha pagato e sta pagando il prezzo dell'industria e dell'inquinamento. Poi a Statte c'è anche un deposito di scorie nucleari, l'ex Cemerad, che da circa 20 anni è abbandonato a se stesso: attende di essere bonificato ma intanto il tempo passa e le scorie e le radiazioni sono lì. Alcuni fusti radioattivi hanno un decadimento naturale di 9.999 anni. Le date da segnare sul calendario sono due. Oggi si terrà un convegno scientifico, tre le direttrici: salute, ambiente e futuro. Domani invece ci sarà una marcia: si partirà dalla Bio piazza nel paese di Statte e si percorrerà la strada provinciale per 5 chilometri fino alla discarica di rifiuti speciali Italcave, dove un palco raccoglierà testimonianze e svariati ospiti che hanno già accettato di condividere la fatica della marcia. A promuovere l'iniziativa è stata la testata giornalistica online Cosmopolis che ha poi coinvolto tutte le realtà della zona, dai comitati pugliesi fino a quelli di regioni vicine. Fulvia Gravame di PeaceLink Taranto, che aderisce all'iniziativa, si dice “preoccupata perché non si è per a affrontato il problema sanitario ed ambientale ormai conclamato e perché si registra una campagna stampa fumosa che mira a rassicurare i cittadini che tutto va bene, quando ci sono certezze che, appunto, non si è operato a tutela della città”. Negli ultimi due anni sono stati approvati ben cinque decreti sull'Ilva e, aggiunge Gravame, “non sono ancora state spese le risorse destinate alle bonifiche di alcune aree tarantine, le prescrizioni dell'Aia sono state prorogate ad oltranza e si fa solo un gran parlare di Smart area, di bonifiche e di recupero”. Una nuova fase progettuale che restituisca un futuro a tutti. É questa la richiesta che accomuna Statte e Taranto. I due Comuni, inoltre, sono coinvolti nella cabina di regia istituita per la bonifica del Sin (Sito di interesse nazionale) di Taranto e Statte, di cui abbiamo parlato recentemente raccontandone i ritardi delle bonifiche e ricostruendone le vicende (Leggi qui). Con quattro mesi di ritardo rispetto al cronoprogramma previsto, intanto, è stata avviata la caratterizzazione della falda nella zona industriale di Statte (circa 9 ettari): un passaggio che fa sì parte della bonifica del Sin ma che è solo il passaggio preliminare di individuazione e classificazione delle sorgenti inquinanti, non è un'opera di bonifica né una messa in sicurezza. La strada della bonifica sembra ancora molto lunga. Resta il fatto, che l'intero Sin tarantino individuato dallo Stato nel 1998, come necessario di una bonifica “urgente”, ha una superficie di ben 125 km quadrati; è già dal 1990 che Taranto è stata inserita tra le aree nazionali ad elevato rischio ambientale. Nella zona che ormai da più di 20 anni attende una bonifica c'è di tutto: discariche, aree di pascolo, zone ricadenti nei recinti Ilva e zone abitate. Tuttavia, lo scorso 26 marzo una nota del Ministero dell'Ambiente ha comunicato che sono state “liberate” aree per 19 ettari all'interno del Sito di Interesse Nazionale che vengono restituite agli usi civili e produttivi. Una notizia che sorprende, visto che su alcune di queste aree c'era il divieto di pascolo, ma è il risultato della Conferenza dei Servizi svoltasi allo stesso Ministero alla quale hanno partecipato anche la Regione Puglia, il Comune di Statte, l'Arpa e l'Ispra. “Non si tratta – conclude la nota – di aree che sono state bonificate bensì di aree per le quali i dati di caratterizzazione hanno mostrato l'assenza di superamenti dei valori soglia indicati dalla normativa”. Ciò non toglie che, se anche qualche zona può essersi realmente salvata a decenni di inquinati, il restante lavoro di bonifica è ancora tutto da fare. La due giorni di Statte contribuirà a tenere alta l'attenzione sul Sin tarantino, affinché le bonifiche e le alternative diventino realtà. Leggi l'inchiesta del Tacco sui Sin pugliesi: I SIN pugliesi, troppi ritardi e poche bonifiche Bonifiche terreni contaminati: arriva il condono tombale

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