// L’INCHIESTA// Salve. Realizzata in deroga a tutte le norme ambientali. La storia di una dolina diventata cloaca a beneficio di tutti. Ma soprattutto di chi s’è piene le tasche
Prendete una dolina, il Salento ne è pieno. Un inghiottitoio naturale nel terreno carsico, una fessura nel ventre della terra scavata nei millenni dal corso delle acque che vanno a sprofondare nel sottosuolo, confluendo nella grande falda acquifera che nutre tutto il territorio. Se è di vostra proprietà, recintatela e datela in comodato d’uso ad un Comune, che per un decennio ci butta dentro rifiuti solidi urbani, in deroga ad ogni norma e con la giustificazione dell’urgenza: si sa, mica i rifiuti possono stare per strada. E’ una questione di salute pubblica e di questa è responsabile il sindaco. Quando si tratta di rifiuti tutto diventa “urgente e contingibile”. Perché la salute pubblica è il primo pensiero di ogni primo cittadino. Passati dieci anni, quel vostro sacrificio (aver dato in comodato al Comune quella meraviglia ambientale e naturalistica che è una dolina carsica), avrà dato i suoi frutti, meglio di un conto in Svizzera. Il migliore investimento della vostra vita, su un piatto d’argento. Dopo una decina d’anni infatti, chiusa quella discarica, la brutta gatta da pelare rimarrà solo sul groppone del Comune, cioè della collettività, dei cittadini insomma. Avendola data in comodato, sarà il Comune a doverla bonificare, sistemare, ripristinare, magari cambiandone destinazione d’uso. Per esempio: se si bonifica e si riempie per bene, quel terreno può anche diventare edificabile. Come è successo a Milano, nel quartiere Bisceglie: una cava, diventata discarica, poi diventata terreno edificabile, un quartiere residenziale. Una bella idea, vero? E’ tutto già visto, già successo, tranne che per l’ultimo capitolo: quello che trasforma l’ex discarica in terreno edificabile. Ma è un’ipotesi verosimile, perché no? Siamo a Salve. Località Spiggiani. Ad appena 260 metri dalla zona abitata, si staglia una discarica del Comune di Salve di rifiuti solidi urbani (RSU), in una dolina. Recintata e protetta da cancello: 15mila metri quadrati che contengono 90mila metri cubi di rifiuti.


La discarica Spiggiani sulle cartine di Google maps Quella discarica denominata “Spiggiani”, è stata utilizzata dal Comune, almeno sulla carta, dal 1986 al 1996, cioè anche dopo l’entrata in servizio della discarica Burgesi, al servizio anche del Comune di Salve. Dico almeno sulla carta, perché dalle foto (che pubblichiamo), sono ben visibili rifiuti speciali che non dovrebbero star lì per due motivi: 1. non sono rifiuti solidi urbani; 2. dall’aspetto, sembrano essere stati gettati lì da meno di 18 anni, cioè da quando teoricamente la discarica è chiusa. Questa storia, lo diciamo subito, è piena di domande senza risposta e la prima è: se in quella discarica ben recintata sono stati smaltiti abusivamente rifiuti speciali, tossici e pericolosi, di chi è la responsabilità?

Il verde ricopre le pareti delle rocce e tutto lo scavo destinato ai rifiuti. Rifiuti solidi urbani non se ne vedono da tempo Il terreno infatti è di proprietà di Giuseppe e Vito Ponzo, che lo acquistarono nel 1986 per 8 milioni da una vecchia signora di Acquarica e da suo figlio, residenti a Salve. Quella dolina, che si trova nelle mani giuste al momento giusto, porta fortuna ai proprietari: esattamente dopo un anno con più ordinanze contingibili e urgenti e in deroga a tutte le norme ambientali, il Comune prende la dolina Spiggiani in comodato d’uso (sindaco Rocco Chirivì) e la usa come discarica fino al 1996. Quel terreno è in comodato d’uso allo stesso Comune ancora oggi. Non sappiamo se a titolo oneroso o gratuito, perché non siamo riusciti a reperire la vecchia convenzione che regolamenta il rapporto tra Comune e privati. Poi, l’anno dopo, nel 1989, il sindaco Rocco Chirivì stipula con l’impresa Giuseppe Ponzo, in soli tre mesi, da giugno a settembre, appalti di manutenzione strade per 111 milioni di lire. Negli anni la ditta Giuseppe Ponzo riceve vari appalti dai comuni di Salve, Castrignano, Botrugno, Gagliano, Presicce. Quindi, tornando ad oggi, se nell’ex discarica Spiggiani ancora vengono smaltiti abusivamente rifiuti tossici, dal momento che il terreno è oggi in comodato d’uso al Comune, è il Comune che dovrebbe essere additato come responsabile di smaltimento abusivo di rifiuti? Siccome poi nell’ordinamento giuridico italiano, non esiste la responsabilità penale dell’Ente, ma ogni responsabilità penale ricade sulle persone, dovranno essere individuati tecnici comunali, dirigenti e politici che si sono macchiati di tale abominio: chiudere entrambi gli occhi mentre di notte qualcuno smaltiva abusivamente veleni per poi bruciarli. Questo è stato accertato: rifiuti di tutti i tipi sono stati smaltiti lì e gli incendi sono sempre stati all’ordine del giorno.

Il lato della collina rocciosa è interamente rivestito di vegetazione. Ciò non impedisce di scorgere tra i cespugli, dei cumuli di inerti abbandonati senza autorizzazione Lo apprendiamo dal verbale dei vigili del fuoco che sono intervenuti il 5 settembre 2013 a spegnere un incendio (doloso? Non s’è accertato) divampato nella discarica: nero su bianco i Vigili del fuoco scrivono che “la discarica era una vecchia cava di terra poi utilizzata dal Comune di Salve come discarica diversi anni or sono. All’interno vi erano molti pneumatici, scarti di materiale tessile, materiale plastico, metallico e molti laterizi, tutto coperto da terra rossa. Il materiale in questione bruciava nella parte sottostante, il fumo maleodorante che usciva creava problemi alle abitazioni della zona. Per poterla spegnere si è dovuto ricorrere ad un escavatore fatto giungere sul posto dai vigili urbani”. Non solo: apprendiamo del livello di contaminazione da un progetto redatto dal tecnico comunale architetto Francesco Martella che ha scritto 31 pagine in cui analizza lo stato dei luoghi per quantificare i costi di “messa in sicurezza permanente e riqualificazione ambientale”. E’ in quelle 31 pagine che son riportati i dati della contaminazione ambientale: nel 2008, approvato e finanziato dalla Regione Puglia, e pagato con soldi pubblici (150mila euro), è stato portato a termine un progetto di caratterizzazione del terreno che ha accertato che il “buco” nel terreno è solo un “buco”, per l’appunto. Non c’è alcuno strato impermeabilizzante al di sotto, per impedire che le sostanze tossiche si infiltrino nella falda acquifera sottostante; non c’è alcun telo impermeabilizzante sopra, per impedire che le piogge scorrano nel sottosuolo portando con sé i veleni. Il progetto di caratterizzazione ha anche accertato anche che vi sono rifiuti di tutti i tipi, speciali e pericolosi, così come hanno fatto i vigili del Fuoco il 5 settembre 2013. Cioè sono stati spesi soldi pubblici perché il Comune sapesse che cosa, il Comune, ha gettato lì per almeno un decennio. E' bene precisare che la caratterizzazione delle vecchie discariche è prevista dal decreto legislativo 152/06. Le analisi sono state eseguite dalla Tetralab di Sammichele di Bari.

Pietre e materiale ferroso, probabili risultati di una ristrutturazione edile I carotaggi hanno evidenziato una contaminazione superiore ai livelli massimi previsti dalla legge di sostanze tossiche e cancerogene, tutte riconducibili agli IPA, idrocarburi policiclici aromatici: sostanze evidentemente smaltite lì abusivamente, perché non si tratta di RSU, rifiuti solidi urbani ma di rifiuti tossici. Inoltre, nella relazione, si legge che, anche se si dovesse bonificare la zona, il rischio per l’ambiente e la salute delle persone, raggiungerebbe comunque dei livelli “non accettabili”. Le analisi tuttavia non sono mai state ratificate dagli enti competenti: rimangono lettera morta, chiuse nei cassetti dei tecnici. Significa che, non essendo state ratificate “dagli enti competenti”, come scrive Martella, valgono zero. Quindi sono stati spesi soldi pubblici perché il Comune sappia che cosa, il Comune, ha gettato lì. E dopo averlo scoperto quelle analisi sono carta straccia. Quella dolina è una vecchia cava di terra (lo dicono i Vigili del Fuoco nel verbale del 5 settembre), cioè una cava da cui si estrae terra rossa che si può commercializzare. E’ in arrivo la quarta domanda senza risposta: s’è continuato a vendere la terra anche dopo la chiusura della discarica, cioè quando era ormai ricolma di rifiuti speciali, pericolosi e tossici? Non lo sappiamo, ma quella terra è altamente contaminata e bonificarla costerebbe alla collettività 1.902.960 euro. Di cui 502.960 è disposto a metterli il Comune di Salve.

Pezzi di lamiera d’auto ed ancora materiale metallico nella discarica progettata ad accogliere solidi urbani Dopo questo racconto di trent’anni di mala gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti urbani, ecco l’ultima domanda: secondo voi, nel bilancio del dare e dell’avere, chi ci ha guadagnato e chi ha perso? Un dato è certo: sono dei cittadini quei soldi, quasi due milioni di euro, che dovranno essere sborsati per bonificare la discarica. E anche se si dovessero rimuovere tutti i rifiuti, operazione impossibile, sia per gli alti costi sia perché non c’è una discarica che potrebbe accogliergli (lo leggiamo nel progetto di Martella), comunque i livelli di rischio per l’ambiente e la salute sarebbero “non accettabili” (è scritto sempre nel progetto Martella). Come dire: i cittadini dovranno spendere tutti quei soldi sapendo già che è completamente inutile, che bonificare quel sito è impossibile e che comunque vada, prima o poi un tumore se lo beccano. Allora, ecco l'ultima domanda: se sono i cittadini a pagare tutti i prezzi fino al prezzo più alto, la vita, e se su quel terreno devono essere “buttati”, dopo i rifiuti, quasi due milioni di euro pubblici, quel terreno varrà, dopo la bonifica, almeno due milioni, cioè tanto quanto i soldi spesi per bonificarlo. Dovrebbe rimanere di proprietà privata? Sarebbe un danno erariale inspiegabile: un regalo ai privati. Allora che il Comune lo acquisisca, lo espropri, lo faccia diventare parco, palazzetto dello sport, luogo ludico, d'incontro, di sport, di socializzazione. O almeno un parco, con fiori e aiuole, un percorso didattico dove si impari che cos'è una dolina. E ci metta una targa: qui ci abbiamo buttato soldi, salute, ma almeno non il cervello. Ricapitolando, ecco le domande che rivolgiamo al sindaco: 1) Se nella discarica Spiggiani, ben recintata, sono stati smaltiti abusivamente rifiuti speciali, tossici e pericolosi, di chi è la responsabilità? 2) Se in quella discarica ancora oggi vengono smaltiti abusivamente rifiuti tossici, dal momento che il terreno è oggi in comodato d’uso al Comune, è il Comune che dovrebbe essere additato come responsabile di smaltimento abusivo di rifiuti? 3) S’è continuato a vendere la terra anche dopo la chiusura della discarica, cioè quando era ormai ricolma di rifiuti speciali, pericolosi e tossici? 4) Il terreno sarà espropriato dal Comune per essere riqualificato e restituito ai cittadini? 5) Nel bilancio del dare e dell’avere, chi ci ha guadagnato e chi ha perso?
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