Nora… pop!

Metafore erotico-ludiche, tra Ibsen e Patty Pravo

Alla fine dell’800 Henrik Ibsen scrisse “Casa di bambola”, storia ormai celebre di una donna, Nora, che rifiuta la sua condizione di bambolina coccolata e sottomessa e se ne va senza sbattere la porta, ma chiudendosela alle spalle decisamente, lasciando marito e figli. Quasi cent’anni dopo, Patty Pravo accetta una canzone che, a quanto pare, nessuno voleva cantare, e diventa una sorta di Nora pop all’italiana. Al ritmo incalzante di chitarra acustica e tamburello, ”La bambola” gira intorno alla stessa metafora. Certo, Patty Pravo non ha mai avuto l’aria di una Nora al primo atto, madre e mogliettina servizievole, ingenua e golosa. Ma era il fatidico ’68: pochi anni prima era uscito “Io la conoscevo bene”, film in cui una Stefania Sandrelli, venuta dalla provincia a Roma in cerca di libertà, prima di rotolare giù dal balcone rotolava in vari letti di uomini che la trovavano “rilassante”. Da stasera la mia vita non la metterò più nelle mani di un ragazzo, le faceva eco questa canzone che non fece in tempo a entrare nella colonna sonora del film, vera e propria antologia pop di quegli anni. Forse anche per questo la protagonista del film si suicida. Patty invece vive e canta con noi.

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