Alessandro Nocco. In due ruote, fino in Spagna

// L’INTERVISTA. Aragona. 16 anni, di Taviano, un amore irrefrenabile per la sua Kawasaki. Che l’ha portato agli Europei 600 Stock. Oggi il debutto

ph: Giovanni Evangelista ARAGONA – 16 anni sulle spalle e in testa una folta chioma nera riccioluta che ricorda altri campioni dei giorni nostri. Oltre all’amore per la velocità, per il giusto pizzico di rischio e per la sua moto. Oggi Alessandro Nocco, di Taviano, si trova ad Aragona, in Spagna. Pronto per il suo debutto in 600 Stock, sul circuito internazionale di Aragon ai Campionati europei 2013. La sua passione per le due ruote, irrefrenabile sin da quando aveva appena tre anni, l’ha portato fin lì. Lo accompagnano una grande voglia di affermazione nello sport che conta ed il continuo sprone del suo mito, Valentino Rossi, di cui vorrebbe ripetere le gloriose gesta. Alessandro è poco più che un bambino ma con le idee ben chiare in testa: restare saldo sulla sella della sua Kawasaki verde e, magari, fare qualcosa di buono, oggi, su quella pista che tanti ammirano, temono, seguono da lontano. I presupposti ci sono tutti: il nostro ha ottenuto ottimi risultati in prova, ad Almeria e ad Imola, nelle settimane scorse. Il Salento fa il tifo per lui. Ed anche noi, non lo nascondiamo. Perché il suo entusiasmo ma anche la sua grande determinazione ci hanno conquistati. Lo abbiamo incontrato, prima della sua partenza per la Spagna. Quando il suo stato d’animo era un mix frizzante di emozione e tanta concentrazione. Alessandro, sei ad un passo importantissimo della tua carriera. Eppure sei giovanissimo. Guardiamoci indietro. A quanti anni hai messo piede per la prima volta su una due ruote? “Guidavo la mia motoretta a tre anni e mezzo. Ho iniziato a gareggiare nel 2005, all’età otto anni. Sono partito con le minimoto, e poi ad undici anni ha fatto il ‘salto’ in minigp: ho gareggiato al Campionati italiani. Nel 2011 ho corso nella Coppa Italia 250 cc. Ed ora mi ritrovo in 600”. Chi è stato il tuo maestro? “Il mio maestro è stato il mio papà, anche lui ha avuto esperienza nelle gare motociclistiche. Ho ereditato da lui, in origine, la passione per le moto, che ora è diventata una ‘cosa tutta mia’”. Chi il tuo idolo? “Ho sempre ammirato Valentino Rossi”. Con quale stato d’animo ti appresti a gareggiare in un Campionato internazionale ed in 600? E’ più forte l’emozione, la paura, la determinazione? “Ho deciso io di provare la ‘600’ e non posso che essere più che determinato ad andare avanti per questa strada. Quando comunicai alla mia famiglia la decisione di passare ad una cilindrata così importante, la mia famiglia non era d'accordo. Poi li ho convinti e sono stato tanto felice. Questo mi rende ancora più convinto di ciò che sto facendo, ma nello stesso tempo emozionato al pensiero che i miei, il mio paese, la mia terra, faranno il tifo per me. Sarà come portarmeli in Spagna tutti, a sostenermi fino all’ultimo giro. Da parte via, garantisco che sono assolutamente intenzionato a fare bene”. Che cosa ti passa per la testa quando corri in moto? Non hai nemmeno un pizzico di paura? “Naturalmente non ho paura, altrimenti non correrei. La sensazione di correre in moto è difficile da descrivere. Assapori il senso della libertà, la velocità, la voglia di arrivare dove altri on riescono a fare e di superare i tuoi stessi limiti. Quando corro sui circuiti, in gara, penso solo a realizzare la migliore prestazione e sono molto concentrato. Sento di essere un ragazzo fortunato perché mi è stata data la possibilità di avvicinarmi a questo sport e per questo voglio ringraziare i miei genitori e i miei fratelli. Sono felice e spero di continuare a divertirmi. Quando smetterò di associare il motociclismo al divertimento, cambierò mestiere”.

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