Macculi: ‘A Calimera un impianto per produrre biogas’

Calimera. Il commissario dell’Ato Le/2 ha annunciato che la Provincia ha approvato la trasformazione dell’impianto di compostaggio di Calimera in impianto di digestione anaerobica. Capacità 30mila tonnellate di rifiuti

(in foto, un impianto per la produzione di biogas) CALIMERA – L’impianto di compostaggio privato in costruzione a Calimera diventerà un impianto per la produzione di biogas tramite digestione anaerobica. Lo ha annunciato ieri il commissario dell’Ato Lecce/2 Silvano Macculi, durante un incontro sul tema dei rifiuti convocato a Cutrofiano. Macculi ha riferito che la Provincia ha autorizzato la variante “per trasformarlo in impianto di digestione anaerobica. Capacità di trattamento, 30mila tonnellate”. Che significa per la Provincia la capacità di 30mila tonnellate? “Che tutti i Comuni dell’Aro 6, dell’Aro 4 più altri Comuni che fanno raccolta differenziata – ha spiegato Macculi – potranno andare a portare l’umido. Se tutta la provincia di Lecce facesse perfettamente la raccolta dell’umido – ha aggiunto -, si arriverebbe a raccogliere 80/90mila tonnellate. Quindi a regime, quando tutti i Comuni faranno una raccolta oculata, cioè tra qualche anno, serviranno tre impianti da 30mila tonnellate”. Si tratta, ha precisato il commissario, di numeri e stime previsti dai Piani d’ambito, approvati dalle Ato ed armonizzati su base provinciale dalla Regione. “Tutto questo è frutto di tantissimi ragionamenti fatti a livello regionale, ma è la soluzione proposta dalle Ato e non dalla Regione, che su questo tema ha sempre avuto molte idee e poco chiare. Inizialmente infatti tecnici della Regione volevano realizzare tantissimi piccoli impianti di compostaggio per lavorare 3/5mila tonnellate l’uno. Ma poi, durante una riunione con il presidente nazionale del Cic (Comitato italiano composta tori), Newman, questi ha definito l’idea regionale ‘una follia’, addirittura suggerendo di realizzare un unico grosso impianto per l’intera provincia, ritenendo che un impianto grosso produce più economia. Noi abbiamo deciso di farne tre di media grandezza, uno per ogni Ato. Oggi che l’Ato può diventare unica, ne basterebbero due. A questo punto si è posto un altro problema: se gli impianti di biostabilizzazione devono durare 15 anni, e nel frattempo sorgono impianti di compostaggio, che sottraggono rifiuto, gli impianti di biostabilizzazione che cosa lavoreranno? La parte residuale. Con un innalzamento dei costi. Allora ho proposto al legale rappresentante Albanese – di trasformare un certo numero di biocelle in impianto di compostaggio. Ed è in fase di studio il metodo per farlo, perché la soluzione deve essere la graduale trasformazione degli impianti di selezione e biostabilizzazione in impianti di compostaggio. Questa è la soluzione più conveniente sia per non creare altri impianti, sia perché quegli impianti hanno una parte di finanziamento pubblico, sia per non incrementare un incremento di costi sull’indifferenziato”.

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