Bambini. Tutti per pazzi per i media

LA STORIA DELLA DOMENICA. Il 40% dei bambini inizia prima dei 10 anni a navigare sul web. Un rapporto sano con le tecnologie si può. Ma dipende anche dai genitori

Diventare gli adulti di domani crescendo con i media di oggi. Una crescita “sana” è possibile; basta solo imparare a conoscere i mezzi con cui si ha a che fare per riuscire a definire le regole dell’utilizzo. Di questi temi, oggi di grande attualità, si è discusso nei primi due incontri (su tre) del Forum nazionale Difendiamo i bambini, “Bimbo 2.0, essere adulti domani crescendo con i media di oggi“, organizzato dall’associazione “L’inchiostro” di Biella. Focus delle giornate di riflessione – le prime due si sono tenute a Biella (10 novembre) e Bari (17 novembre); la terza è prevista per il 22 novembre a Roma -, il rapporto tra i bambini e il web, la relazione dei minori con internet e le sue articolazioni, in particolare i social network. Un dibattito aperto a genitori, ragazzi, addetti ai lavori e istituzioni, attraverso il quale sviscerare numerosi argomenti come: la salvaguardia della privacy nel virtuale, l'accesso dei minori senza controllo, la gestione dei rapporti virtuali, ma anche nuovi modi e metodi con cui il bambino può affacciarsi, in sicurezza, al mondo dei new media e sfruttarne le importanti opportunità. Il Forum nazionale “Difendiamo i bambini” è nato a Biella nel 2011 con I'intento di dar luogo a un processo di sensibilizzazione rispetto alle problematiche che riguardano il mondo dei bambini, con I'aspirazione di diventare un luogo, fisico e virtuale, di dibattito e confronto per il mondo associativo e professionale. II Forum dà così inizio ad una serie di eventi nazionali dediti alla diffusione e amplificazione delle informazioni verso le famiglie, le istituzioni e gli addetti ai lavori. Come i bambini vedono i new media? E quanto i genitori sono in grado di capire e regolare il rapporto dei loro figli con i media? Sfide, criticità e suggerimenti sono contenuti nella nuova ricerca svolta da “People”, società di ricerche di mercato di Milano, per “Terre des Hommes” con il contributo di Google, Vodafone Italia e Fondazione Ugo Bordoni. Secondo la ricerca, si inizia sempre più da piccoli ad utilizzare i nuovi media: il 40% dei bambini inizia a navigare su internet prima dei dieci anni; ci si iscrive ai social network molto prima dell'età minima (13 anni per Facebook), infatti il 16% dei bambini intervistati lo ha fatto prima dei dieci anni. Il 30% usa già il cellulare prima dei dieci anni. Quanto all’utilizzo che viene fatto delle nuove tecnologie, il 78% dei bambini usa internet per la scuola ed il 69% utilizza un computer in condivisione con il resto della famiglia. Quanto ai social network, facebook la fa da padrone: l’85% dei bambini lo usa; seguono Messenger e Twitter (utilizzato solo dall’1%). Il cellulare, è di proprietà del bambino nel 78% dei casi e il 26% dei ragazzi lo tiene acceso quasi tutto il giorno. Il 69% dei bambini della fascia otto-dieci anni spende fino a 5 euro al mese per il cellulare, percentuale che scende in media del 40% nella fascia 11-13, per la quale prevale una spesa mensile di 10 euro (35%). I videogiochi vengono utilizzati in prevalenza in solitudine (61%); i bambini preferiscono giochi d’azione e avventura, mentre le bambine prediligono giochi di accudimento (cuccioli e simili). Per ciò che riguarda la tv, il 42% dei bambini tende a decidere in autonomia quali programmi guardare, senza chiedere l’autorizzazione agli adulti, anche se solo il 7% possiede un televisore nella propria camera. Le preferenze in termini di programmi vanno largamente ai cartoni animati (70%) e ai telefilm per ragazzi (52%), seguiti da un 33% di preferenze per i documentari. In generale, dallo studio della “People” emerge che la relazione dei più piccoli con i media dipende dalla fascia di età. I bambini della fascia otto-dieci anni hanno come nucleo centrale d’interesse sé stessi e la propria famiglia, pertanto prediligono mezzi ‘individuali’ come videogiochi e tv. I ragazzi della fascia 11-13, invece, amano i mezzi che favoriscono la socializzazione, come cellulari e social network. In linea generale, si rileva una crescente ricerca di mezzi capaci di offrire stimolazioni multisensoriali e una sempre maggiore attitudine ad utilizzare più mezzi in contemporanea, fenomeno che sembra aumentare con l’avanzare dell’età. E i genitori? Anche i genitori sono passati sotto la lente di “People”. La ricerca ne ha tracciato quattro tipologie, rispetto al loro atteggiamento nei confronti del rapporto tra figli e new media. Ansiosi (pari al 35% degli intervistati): sono i genitori più preoccupati dall’avvento dei nuovi media perché non si sentono sufficientemente competenti, usano poco internet e nessun social network. Sono soprattutto mamme casalinghe e diplomate. I loro figli sono quelli che usano di più i vecchi media (tv, radio e giornali). Per tutelare i figli dai rischi dei new media impongono loro molti divieti e regole di utilizzo, senza però essere sempre in grado di argomentarli. Compiaciuti (26%): sono contenti che i propri figli sappiano destreggiarsi tra i nuovi media, lo vivono come un motivo di orgoglio in quanto è un segnale tangibile delle capacità dei ragazzi. Tale motivazione, unita alla mancanza di competenze utili a svolgere un’efficace azione di tutela, fa sì che questi genitori operino uno scarso controllo. Sono soprattutto papà con un profilo medio basso d'istruzione, vivono in piccoli centri urbani del sud e delle isole, leggono poco i giornali e usano poco Internet. I loro figli invece sono patiti di internet (spesso posseggono un computer personale) e social network. Permissivi (21%): sono indulgenti e considerano giusto che i loro ragazzi comincino ad approcciarsi ai media in modo autonomo. Da una parte vedono la tecnologia come una normale conseguenza dei tempi, dall’altra per loro è importante che i media riempiano il tempo libero dei ragazzi, senza richiedere impegno ai genitori (ai quali spesso mancano tempo, energia e voglia per stare con loro e per spiegare come evitare i pericoli e come cogliere al meglio le opportunità offerte dai mezzi di comunicazione). Non impongono limiti o divieti. Sono soprattutto papà delle città del nord, di istruzione media: impiegati e imprenditori, che usano molto internet e videogiochi. Esperti (18%): dei nuovi media conoscono potenzialità, rischi e modalità di utilizzo da parte dei figli; allo stesso tempo insegnano loro come gestirne la fruizione. Sono soprattutto mamme, laureati e genitori con professioni qualificate (liberi professionisti, dirigenti e insegnanti). Definiscono regole, ma utilizzano anche il dialogo per rendere i figli più consapevoli, svolgendo un ruolo di tutela costruttiva. Solo una minoranza dei bambini/ragazzi può essere considerato veramente tutelato (i figli degli esperti). Il “lavoro da fare” deve necessariamente partire dalla consapevolezza chew i genitori hanno dei rischi chei loro figli possono correre utilizzando i new media. Una loro presenza più matura accanto ai bambini può essere certamente una soluzione.

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