Artigianato vs artistico. Per la legge pari sono

//L'INTERVISTA. La legge approvata e quella in attesa di discussione. Vadrucci (Confartigianato Lecce): “Non si possono risolvere tutti i problemi”

La legge approvata ad ottobre dalla Regione Puglia prevede “Norme i materia di formazione per il lavoro” suddividendo in tre tipologie di apprendimento: quello per la qualifica e per il diploma professionale; l’apprendimento professionalizzante o contratto di mestiere; e quello di alta formazione e di ricerca. Nella legge si dice che la Regione deve favorire l’integrazione tra i sistemi formativi e l’alternanza scuola-lavoro, nonché la formazione a distanza e in azienda con particolare riguardo alle imprese dei settore artistico, tradizionale e dell’abbigliamento su misura. Si introduce il concetto di “bottega-scuola”, gestita dal titolare in possesso della qualifica di “maestro artigiano”, coadiuvato anche da un “maestro artigiano pensionato”, al fine di non disperdere un patrimonio culturale e artistico. Ma poi si pongono delle condizioni che le piccole botteghe artigiane-artistiche non potranno mai rispettare perché non potranno permetterselo, come l’adeguamento “sotto il profilo tecnico, didattico, ambientale”. Inoltre perché una bottega diventi bottega-scuola è necessaria la figura del “maestro artigiano”. E per diventare maestro artigiano bisogna essere titolare socio o già socio lavoratore di impresa artigiana iscritta All'Albo delle Imprese Artigiane, avere anzianità professionale di almeno quindici anni, oltre ad “elevata attitudine all'insegnamento del mestiere, desumibile dall'aver avuto alle dipendenze apprendisti artigiani portati alla qualificazione di fine apprendistato” ed “adeguato grado di capacità professionale, desumibile dal conseguimento di premi, titoli di studio o diplomi o dall'esecuzione di saggi di lavoro o, anche, da specifica e notoria perizia ed attitudine all’insegnamento professionale”. Quindi: un artigiano-artista che non abbia mai avuto la possibilità economica di avere dipendenti sotto di sé, non può diventare “maestro artigiano”. Di conseguenza, la sua bottega non potrà diventare una “bottega-scuola” e, venendo meno la condizione principale, non potrà avere aiuti regionali. E siccome oggi si diventa maestro d’arte solo dopo anni di formazione presso una bottega-scuola e frequenza dell’Accademia d’arte (mente prima si era maestro d’arte già al termine dei cinque anni di studi “superiori” presso un Istituto artistico), il percorso si complica ulteriormente. E invece di diventare più semplice, diventa solo più lungo. In attesa di discussione da mesi è la proposta di legge presentata a marzo 2012 dai consiglieri regionali del Pdl Rocco Palese, Mario Vadrucci, Francesco Damone e Davide Bellomo, “Norme per lo sviluppo, la promozione e la tutela dell'artigianato pugliese”. La IV Commissione avrebbe dovuto discuterne il prossimo lunedì, 19 novembre, ma la seduta è stata rinviata. E si è persa una nuova occasione di tutela per l’artigianato artistico. La proposta di legge prevede che la Regione promuova azioni per l’introduzione di sistemi di qualità e di certificazione che garantiscano la qualificazione dei processi produttivi e dei prodotti nelle imprese artigiane, che incentivi l’innovazione e l’aggiornamento organizzativo e manageriale e che sostenga le imprese che investono in progetti di ricerca innovativa o di sviluppo competitivo, anche attraverso canali telematici. Inoltre, l’Ente regionale, in collaborazione con i ministeri competenti, con l’Istituto per il commercio estero (Ice) e le Camere di commercio pugliesi, deve adottare politiche di rete e supporto alla promozione, distribuzione e commercializzazione dei prodotti e promuovere investimenti esteri in Puglia. Le legge istituisce le Commissioni provinciali e regionali per l’artigianato ed un Albo di imprese artigiane suddiviso per province. Il grande assente? L’Albo di imprese artigiane artistiche. Artigianato ed artigianato artistico vengono nuovamente messi insieme e considerati la stessa cosa, pur nelle loro tante differenze. La legge poi prevede incentivi all’internazionalizzazione, ai progetti di ricerca in innovazione tecnologica e via dicendo. Ma come potrà la piccola bottega del cartapestaio competere con l’impresa artigiana per produzioni in serie su larga scala? Eppure, la stessa legge, nel capo su “artigianato artistico tradizionale e sartoria”, dice che sono “patrimonio culturale e storico della regione”, “quelle produzioni anche innovative che rispettano la tradizione o da questa ne prendono ispirazione, avvio e qualificazione”. Ma, quindi, si tutela la tradizione o l’innovazione tecnologica? L’abbiamo chiesto direttamente ad uno dei firmatari della proposta di legge, Mario Vadrucci, segretario generale di Confartigianato Lecce. Che sul tema si dimostra alquanto contraddittorio. Perché se da un lato sostiene (anche tramite la proposta di legge) la necessità di tutelare le piccole realtà delle botteghe dei “maestri”, dall’altro le esclude dal discorso quando immagina gli incentivi regionali (leggete l’intervista che segue). “Non tutti i problemi possono essere risolti con una sola legge”, ha dichiarato in una delle risposte. Ne prendiamo atto. Ma quindi converrà con noi che questa legge non risolve proprio il problema per cui è stata pensata. Segretario, come giudica il testo della legge approvata dalla Regione sulla formazione in artigianato? “Lo giudico in maniera positiva perché è necessaria una regolamentazione della formazione in artigianato. Tuttavia non dobbiamo credere che il lavoro sia finito qui; perché resta da discutere tutto il resto della nostra proposta di legge, quella relativa alle tutele ed allo sviluppo del settore. Non basta istituire le botteghe-scuole e le figure del maestro artigiano; bisogna prevedere una serie di incentivi al settore ed una serie di facilitazioni che rendano più snelle le procedure per l’iscrizione all’Albo delle imprese artigiane”. Quando è prevista la discussione della sua proposta di legge in Commissione regionale? “La discussione era prevista per il 19 novembre ma la seduta è stata rimandata; se ne discuterà prossimamente ed io credo che entro pochi mesi avremo finalmente una legge regionale in grado di colmare le lacune nel settore. Ed in grado di sostenere significativamente le imprese artigiane”. Alcuni artigiani-artisti si scagliano contro questa legge che, a loro dire, accomuna artigianato ed artigianato artistico, quando i due settori sarebbero molto differenti tra loro. L’obiezione è che l’artigianato artistico, quello dei piccoli numeri, della piccola bottega nel centro storico, venga dimenticato. E’ così? “La legge deve necessariamente imporre dei criteri di selezione delle imprese cui destinare i propri aiuti. La scelta è quella di privilegiare quelle realtà che hanno dipendenti o che possono averli se adeguatamente sostenuti; in tal modo si consente al settore di superare la crisi e di creare economia”. E come faranno i piccolissimi ad andare avanti? “Come hanno fatto fino ad oggi che non c’era alcuna proposta di legge”. Ma in tal modo non verranno messi nelle condizioni di estinguersi gradualmente? “Se vogliono usufruire delle agevolazioni previste dalla legge, possono adeguarsi, ad esempio, alle condizioni igieniche e di sicurezza considerate requisito necessario per diventare bottega-scuola. E gli artigiani possono diventare maestri artigiani, se avranno le caratteristiche di ‘anzianità’ ed ‘esperienza’ previste dalla legge. Non tutti i problemi possono essere risolti con una sola legge”. Qual è oggi la condizione dell’artigianato artistico salentino? “L’artigianato sta vivendo oggi un periodo di riscoperta; il brand Salento è diventato quasi una moda ed il settore artigianale ne ha risentito positivamente. Non si spiegherebbe, altrimenti, il proliferare di artigiani artisti negli ultimi anni. Basti pensare che 20 anni fa c’erano appena cinque o sei cartapestai; oggi ce ne sono decine e questo è il merito dell’attività di studio e della qualità della ‘scuola salentina’. Certo, la crisi è crisi per tutti e non possiamo chiedere al settore di ottenere performance impensabili in questo momento”. // Scuola edile, che successo i muretti a secco Sergio Tolomeo, direttore della Scuola edile della Provincia di Lecce è dalla parte degli artigiani-artisti. “Capisco il loro punto di vista – dice – perché è forte la necessità di salvaguardare certe professioni antiche che costituiscono la nostra storia e che, senza la giusta tutela, si perderanno per sempre”. Tuttavia, definisce troppo rigida la loro posizione nei confronti della legge approvata in Regione. “E’ fondamentale puntare sulla formazione per tramandare il sapere antico – aggiunge -. Tra l’altro basta fare un giro nei nostri paesi, per rendersi subito conto che molte figure artigiane di un tempo oggi non ci sono più. Formarle significa anche creare nuove possibilità di lavoro”. Presso al Scuola edile si è appena concluso il corso sulla lavorazione del ferro battuto. E’ in corso quello sulla realizzazione delle volte. La Scuola si è inoltre candidata per la realizzazione di un corso per scalpellini. “Ogni corso è un successo rinnovato”, commenta Tolomeo. Ecco perché oltre a quelli finanziati dalla Regione, ogni anni, la Scuola edile organizza i seminari sulla lavorazione della pietra leccese e sulla costruzione di muretti a secco. // I numeri, incompleti, dell’artigianato Quello dell’artigianato è un comparto che, solo in provincia di Lecce, rappresenta un valore aggiunto che supera i due miliardi di euro e dà lavoro ad oltre 40mila addetti, di cui 19mila subordinati e 21mila “familiari”. Sono i dati forniti dall’Osservatorio economico di Confartigianato Lecce che si basano sulle informazioni della Camera di commercio di Lecce, cui iscritte più di 19mila imprese artigiane. A livello regionale, le imprese artigiane ammontano a quasi 90mila. Questi numeri si riferiscono al settore “artigianato” in senso lato, che comprende, allo stato dei fatti, anche il “sotto-settore” dell’artigianato artistico. Tuttavia non si possono considerare dati esaustivi del comparto in quanto la stragrande maggioranza delle piccole botteghe non è iscritta all’Albo della Cciaa. Anche da questo si evince la necessità di un censimento delle realtà attive sul territorio.

Sostieni il Tacco d’Italia!

Abbiamo bisogno dei nostri lettori per continuare a pubblicare le inchieste.

Le inchieste giornalistiche costano.
Occorre molto tempo per indagare, per crearsi una rete di fonti autorevoli, per verificare documenti e testimonianze, per scrivere e riscrivere gli articoli.
E quando si pubblica, si perdono inserzionisti invece che acquistarne e, troppo spesso, ci si deve difendere da querele temerarie e intimidazioni di ogni genere.
Per questo, cara lettrice, caro lettore, mi rivolgo a te e ti chiedo di sostenere il Tacco d’Italia!
Vogliamo continuare a offrire un’informazione indipendente che, ora più che mai, è necessaria come l’ossigeno. In questo periodo di crisi globale abbiamo infatti deciso di non retrocedere e di non sospendere la nostra attività di indagine, continuando a svolgere un servizio pubblico sicuramente scomodo ma necessario per il bene comune.

Grazie
Marilù Mastrogiovanni

SOSTIENICI ADESSO CON PAYPAL

------

O TRAMITE L'IBAN

IT43I0526204000CC0021181120

------

Oppure aderisci al nostro crowdfunding

Leave a Comment